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Cesare Battisti, un secolo fa la morte di un “eroe-traditore”

Cesare Battisti, un secolo fa la morte di un “eroe-traditore”

Il 12 luglio 1916 veniva impiccato a Trento l’irredentista-socialista. Figura controversa, in un dibattito lungo 100 anni

Cesare Battisti, un secolo fa la morte di un “eroe-traditore”
Europeana

In una pubblicazione celebrativa, la fotocronaca delle ultime ore di Cesare Battisti

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Olycom

Cesare Battisti (dx) con Fabio Filzi poco prima dell’esecuzione di entrambi

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ONB

Battisti in catene è mostrato come un trofeo alla cittadinanza di Trento. Bambini compresi.

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Reparto Fotocinematografico dell’Esercito

Cesare Battisti nel momento dell’arresto sul Monte Corno di Vallarsa (Pasubio)

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ONB

Postazione austriaca nella zona del Montozzo, dove Battisti guadagnò un encomio solenne per le sue azioni con gli Alpini

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ONB

Trento nel 1916.

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Resoconto di un testimone dell’impiccagione di Battisti

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Ansa

1997. Per la prima volta una rappresentanza di ex militari austriaci rende omaggio a Battisti sul luogo della sua esecuzione

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Copertina celebrativa della figura di Cesare Battisti dopo la vittoria italiana del novembre 1918

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ONB

Appello delle istituzioni di Trento per i soldati al fronte inquadrati nell’esercito austro-ungarico già nel 1914

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Europeana

Illustrazione sulla morte di Battisti e Filzi

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Reparto Fotocinematografico dell’Esercito

Azione di Alpini del Battaglione “Edolo”, dove fu inizialmente arruolato il volontario Battisti

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Cartolina illustrata del Btg. Alpini “Vicenza”. Con loro il Ten. Cesare BAttisti fu arrestato sul Monte Corno di Vallarsa, Pasubio

Sapeva Cesare Battisti che non avrebbe avuto comunque scampo. Il suo boia, Josef Lang, era venuto da Vienna con la corda “buona” nella valigia.

Le ore precedenti l’esecuzione del “traditore” e deputato trentino al parlamento di Vienna non avevano certo fatto presagire una fine gloriosa per il prigioniero illustre al Castello del Buonconsiglio di Trento.

L’irredentista e socialista Battisti era stato trascinato su un carretto per le vie del centro cittadino, dove i soldati imperialregi lo avevano ingiuriato, malmentato, umiliato.

Durante il processo non ebbe difesa, la sua fine era già scritta in quanto occasione ghiotta per la propaganda asburgica proprio nei mesi della controffensiva austriaca nota come la “Strafexpedition“. Ed era noto che il nemico viennese, già suo compatriota, aveva la “corda facile“.

Quando fu catturato sul Monte Corno di Vallarsa (Pasubio) in una giornata disastrosa per gli italiani Battisti era tenente degli Alpini, ai quali si era unito come volontario all’ingresso dell’Italia nel conflitto.

Inizialmente nel Battaglione “Edolo“, il geografo e giornalista trentino si trovò a sparare verso quella terra che pochi anni prima lui stesso rappresentava come voce dei trentini a Vienna e che lo aveva visto studente a Graz prima della laurea in geografia a Firenze.

In Austria Battisti conobbe anche l’ideale socialista, a cui diede voce poi a Trento sulle pagine di “Tridentum” e de “Il Popolo“, per il quale scrisse anche Benito Mussolini. Come il futuro fondatore del fascismo,

Battisti fu ritenuto un traditore anche da molti suoi compagni per il suo fervore interventista in conflitto con la maggioranza neutralista del partito socialista. Durante i comizi che il deputato trentino tenne prima del 24 maggio 1915, la tensione salì altissima con due morti in Emilia

Qualche mese dopo, Battisti compie il gesto conseguente dell’arruolamento, dove comincia la sua guerra con gli Alpini per contribuire alla causa del Trentino italiano. Sul Montozzo, nei pressi del Tonale, si guadagna presto un encomio.

Poco dopo è promosso ufficiale sul campo e trasferito in una compagnia sciatori del Btg. “Vicenza“. Nella primavera del 1916 viene inviato nella zona del Pasubio, investita in pieno dalla controffensiva austriaca.

Quando lo catturano, con lui c’è l’irredentista istriano Fabio Filzi. I due sono portati a Trento e Battisti è riconosciuto da un Kaiserjager suo ex concittadino. Il suo ultimo calvario con i ceppi ai polsi era cominciato, come traditore in patria

Quando, due anni dopo l’esecuzione alla Fossa della Cervara, l’Italia vinse la guerra, il nemico giustiziato diventerà martire della causa italiana nelle terre che furono asburgiche e che avevano visto i loro stessi figli morire in Galizia sotto le insegne imperialregie.

E i compagni d’armi di Battisti morire come mosche all’ombra del Pasubio. A cento anni dalla sua morte, il dibattito tra gli autonomisti trentini e i difensori dell’italianità della Provincia riguardo il “traditore-martire” è oggi più vivo che mai. 

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