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Kafka: la lunga storia dei suoi manoscritti

Lo scrittore voleva venissero distrutti dopo la sua morte. Invece, dopo 8 anni di battaglie giudiziarie, finiranno alla Biblioteca Nazionale di Gerusalemme

Con una sentenza che mette fine ad otto anni di duelli giudiziari, la Corte Suprema israeliana ha stabilito adesso che andranno alla Biblioteca Nazionale di Gerusalemme manoscritti, diari, disegni e lettere private di Franz Kafka e del suo amico Max Brod.

I giudici hanno così respinto in forma definitiva il ricorso di due sorelle israeliane, che sostenevano di essere le legittime proprietarie del tesoro letterario giunto a loro da Ilse Esther Hoffe, la segretaria e poi confidente di Brod che nel 1939 si era trasferito a Tel Aviv dopo essere fuggito dalla Cecoslovacchia.    "Questa è una giornata di festa per la cultura mondiale", ha detto oggi David Blumberg, il direttore della Biblioteca Nazionale israeliana che si impegna a catalogare la copiosa documentazione, a preservarla in condizioni adeguate e a metterla poi gratuitamente a disposizione di chiunque su internet.

La sentenza della Corte Suprema, ha aggiunto, preclude il rischio che parte dei testi - custoditi in casseforti in Svizzera, in Israele e in un appartamento privato in Israele - fossero messi in vendita sul mercato internazionale.

Blumberg ancora non dispone di un catalogo completo del contenuto: dovrebbe includere scambi epistolari di Kafka e Brod con intellettuali di primo piano, fra cui Stefan Zweig. Ci sono inoltre "diari parigini" di Kafka, disegni di suo pugno raccolti per decenni da Brod; quaderni in cui faceva esercizi elementari di ebraico e racconti: "Il medico del villaggio" e "Preparativi di un matrimonio nel villaggio".

Ma Kafka aveva un'altra volontà
Nel 1924, nel letto di morte, Kafka aveva chiesto a Brod di distruggere il proprio prodotto letterario, ma questi non se l'era sentita di adempiere alla volontà dell'amico. Costretto a fuggire con i nazisti ormai alle porte di Praga, Brod portò con sè i preziosi manoscritti, consentendo così la pubblicazione di diversi capolavori di Kafka. Quando 40 anni dopo, in un piccolo appartamento di Tel Aviv, sentì di essere a sua volta in punto di morte, scrisse in un testamento che i manoscritti suoi e di Kafka avrebbero dovuto essere consegnati ad un archivio pubblico.

"Ma la segretaria Hoffe - afferma la Biblioteca Nazionale - vendette diverse lettere ad un archivio tedesco e altre le passò alle figlie, Ruth e Hawa. Dopo la sua morte le figlie cercarono di vendere parte del materiale e così prese le mosse il processo".

Così intricata e paradossale, la vicenda sarebbe forse piaciuta allo stesso Kafka. Perchè i suoi manoscritti che dovevano essere inceneriti a Praga nel 1924, alcuni decenni dopo - scrisse Haaretz alcuni anni fa - rischiarono davvero di marcire fra la sporcizia e l'umidità di Tel Aviv, in un appartamento popolato da cani e gatti. Adesso sono destinati a finire nelle mani dei migliori esperti di Israele. Sempre che le nipoti di Esther Hoffe, che ritengono ancora di essere le proprietarie, non progettino nuove sorprese. "Minacciano di fare atti inconsulti - ha detto Blumberg - se qualcuno tenterà di andarli a prendere".

Three Lions/Getty Images
Max Bord, scrittore e biografo di Franz Kafka nel 1937

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Redazione