Kandinskij, istruzioni per l’uso
L’intero percorso creativo dell’astrattista russo in mostra dal 17 dicembre a Milano.
Il pittore russo Vasilij Kandinskij (1866-1944) aveva poco più di 40 anni quando decise di tenere ancora più alto il livello della propria tensione spirituale e si scrollò di dosso il mondo, più alcune decine di migliaia d’anni durante i quali l’arte ne aveva rappresentato ogni forma e figura. Quindi spalancò i suoi occhi, e di lì in poi anche i nostri, su un universo coloratissimo, pieno di energie senza nome. Per arrivare a tanto, a un gesto in fondo pazzesco e che noi dobbiamo sforzarci di non considerare, per assuefazione ormai secolare, scontato, gli ci volle un intenso periodo di preparazione, la raccolta del carburante necessario (scoperte, letture, viaggi) a mandare in orbita un razzo, l’Astrattismo. Milano ne intercetta la spettacolare traiettoria con una mostra che si inaugura a Palazzo Reale (dal 17 dicembre al 27 aprile) intitolata semplicemente Vasilij Kandinskij.
A cura di Angela Lampe, 90 opere ripercorrono l’intero processo creativo del pittore. Per capire la pittura astratta, fasi e passaggi sono cruciali. Kandinskij vi arriva procedendo per salti, rivelazioni. È convinto che la bellezza sia un mistero che irrompe all’improvviso, rischiarando la vita come un’illuminazione. La musica gli svela come tutte le arti siano sintonizzate su una stessa onda di frequenza, per cui anche la pittura può essere pura, priva di oggetto, come un suono. Lo splendore della tavolozza gli fa pensare che i colori non sono mezzi ma esseri viventi. Poi un giorno, verso il crepuscolo, succede questo: rientrando a casa siaccorge che un quadro, lì appoggiato, è di una bellezza inaudita; lo riconosce solo dopo un po’, è uno dei suoi dipinti, accidenti, ma capovolto, per cui il soggetto dell’opera è scomparso, inghiottito da linee e colori indecifrabili. Una meraviglia.
Kandinskij ha fondato movimenti, scritto libri, vissuto, in lotta contro tutta un’epoca materialista, decenni tostissimi, ma a lui siamo grati soprattutto di un’invenzione, essenziale, quella del quadro come spazio psichico e spirituale, dove a decidere sono l’istinto, la forza dell’emozione, un gesto ardito, libero da tutto.