‘Lei non sa chi ero io’, la nascita della Casta in Italia
Mazzette, sesso, droga, appalti truccati: il saggio di Filippo Maria Battaglia mostra la genesi del malcostume politico italiano
Conoscere il passato per comprendere il presente ed evitare gli stessi errori è uno degli obiettivi della ricerca storica. Ma il concetto non sempre funziona, anzi. Come in politica, la nostra politica, che sembra non aver imparato nulla. Scandali, soldi sporchi, tangenti, appalti, stipendi d’oro, amanti, droga, truffe, amici di amici che conoscono altri amici: la Casta è solo il nome moderno di un fenomeno già ben presente agli albori della Repubblica.
Non è una notizia, certo, ma il saggio di Filippo Maria BattagliaLei non sa chi ero io! (Bollati Boringhieri) indaga con efficacia la storia del malcostume di palazzo nei primi vent’anni di vita dell’Italia repubblicana. In modo veloce (75 pagine) ma intenso, scopriamo (o troviamo conferma di) come gli sprechi e le malefatte dei nostri rappresentanti di oggi non siano poi tanto lontani da quelli di 50 o 60 anni fa. Così troviamo personaggi che intascano soldi “a propria insaputa”, allegri festini carichi di droga e sesso tra deputati, funzionari, assessori e attricette. Tante inchieste, grandi e piccole, per cui si è gridato allo scandalo sui giornali, ma andate in fumo grazie ad accordi fra partiti, votazioni parlamentari, favori di amici.
Lei non sa chi ero io è un veloce assaggio della genesi di buona parte dei comportamenti peggiori della nostra classe dirigente. Per raccontarlo Filippo Maria Battaglia ha spulciato numerose testate dell’epoca, scorrendo tra le cronache dei quotidiani e dei periodici di tutti gli schieramenti, ma anche di tanti atti parlamentari e diversi saggi.