'Non volevo morire vergine' di Barbara Garlaschelli. La recensione
Il desiderio di essere come tutte le altre donne: amata, compresa, accettata. Anche e soprattutto quando si è una sirena
Se non sapete nulla di Barbara Garlaschelli e non avete ancora letto il suo Sirena, dopo averla amata in Non volevo morire vergine (Piemme) andate a ripescarla per conoscerla ancora meglio.
In questo libro Barbara si mette a nudo per spogliarsi della quotidianità e sorprenderci con una nuova sé.
Quella con cui ha dovuto imparare a convivere per crescere e rinascere. Una vita nuova dopo l'altra, una in successione all'altra, una che tende a scavalcare la precedente grazie alla sete del sapere: quella che l'ha portata a fare i conti da sdraiata in un letto d'ospedale prima e seduta su una sedia a rotelle poi, per imparare nuovamente i movimenti più semplici come lavarsi i denti e girare la testa.
Un tuffo in mare, una di quelle abitudini che ti trascini addosso sin dall'infanzia e che l'adolescenza ti ha aiutato a perfezionare con la sicurezza e l'incoscienza perché sempre lo hai fatto e sempre rifarai senza pensarci. Uno di quei secondi che cambia la vita, per sempre.
Il desiderio di vita si accompagna al bisogno di non morire vergine e di essere amata. Smettere i panni della vergine per essere "normale", accomunata in tutto e per tutto alle altre donne, quelle che si vestono da sole, che vivono da sole perché autosufficienti. L'infermità di Barbara la tiene legata alla sua ancora di salvezza, una madre e un padre che smettono i panni di genitori per essere complici.
Ecco allora gli incontri con uomini diversi che la traghetteranno lungo un percorso di baci e di passione. Dall'uomo tanto sbagliato da non riuscire a staccarsi fino all'amante confidente irrinunciabile perché sa ascoltarti e che sempre lo farà, passando per un colpo di fulmine che vuole tutto e subito ma a cui non riesce a concedersi, per arrivare a trovare l'uomo che ancora oggi resta l'amore della vita.
Un libro che è confidenza, la libera espressione dei turbamenti di una giovane donna per cui l'amore rappresenta la linfa vitale con cui avere la certezza di essere viva.
Non volevo morire vergine
di Barbara Garlaschelli
Piemme, 2017