Il Pier Paolo Pasolini di Abel Ferrara
Il registra pronto a girare un film sulla vita e la morte del giornalista. Aprendo il set a colpi di scena
Il suo ultimo film, 4:44 Last Day on Earth, riguardava la fine del mondo, e lui lo cita per segnalare una linea di continuità con la sua nuova creatura: un film sulla fine di un altro mondo, quello letterario, poetico, cinematografico, politico, giornalistico, artistico, umano di Pier Paolo Pasolini. “La sua morte ha segnato una svolta nella storia mondiale”, racconta il regista Abel Ferrara, ospite a sorpresa del Festival del Film Locarno. E lo fa con il solito modo pittoresco, alternando un aneddoto sboccato a uno spazientito “fucking” - che a breve eleggerà suo aggettivo preferito - rispondendo ora annoiato, ora infastidito, al giornalista di turno. Si accende solo quando gli si domanda: “Ma perchè fare un film proprio su Pasolini?”. “Santo Dio, ma è stato uno dei più grandi intellettuali, poeti, pensatori, scrittori, registi, giornalisti, artisti di tutti i tempi!”.
Quale aspetto ha in mente di approfondire nel suo film?
Mi piacerebbe esplorare il lato umano, confrontarmi con l'uomo, prima che con l'artista. Raccontarne lo stile di vita rischioso, ai margini del pericolo, e i suoi lati diversi: era comunista, ma cattolico. Passava le giornate alla stazione Termini e poi tornava a casa dalla madre. Mi concentrerò però soprattutto sul suo ultimo giorno di vita.
Quindi metterà in scena l'omicidio?
La domanda sul chi l'abbia ucciso sarà centrale nel film. Un mio amico pittore mi raccontava una curiosa teoria secondo la quale Pasolini si sarebbe ucciso da solo architettando poi una messa in scena, quasi fosse la sua ultima prova cinematografica.
Adotterà questa versione per il film?
Io odio le teorie sulla cospirazione, le trovo buone giusto per i bambini. Insomma, se scoppia una bomba in una stazione qualcuno ce l'ha messa, lo stesso Pasolini diceva prima di morire che avrebbe fatto il nome dell'assassino di Mattei. Bene, allo stesso modo io farò il nome di chi ha ucciso Pasolini.
Perdoni la domanda: come?
Non sono un detective, ma un artista e come ogni artista sono a caccia della verità. Non ho intenzione di girare un documentario, ma di trovare una risposta. Chi lo sa, magari riproducendo la scena in quell'istante capiremo cosa è realmente successo. Se sei un artista devi prendere una posizione, inutile lasciare finali aperti a tante teorie: trovo assurdo far uscire dalla sala lo spettatore con mille domande che gli frullano nella testa. E la mia posizione in questo film sarà raccontare la “passione” per Pasolini e di Pasolini.
Protagonista sarà Willem Dafoe, che per altro ha già recitato in Passion?
Si', stavolta sale di grado: da Cristo a Pasolini!
Ma è stato la sua prima scelta o aveva in mente qualcun altro, magari un italiano?
No, è un progetto interamente legato a Dafoe, che per altro parla benissimo l'italiano e questo è fondamentale. Poi abbiamo girato diversi film insieme, trovo importante proseguire il percorso comune.
Ha già parlato con chi conosceva Pasolini da vicino? Parenti, amici, collaboratori?
No: finchè non ho i soldi per pagare non mi muovo. Credo solo ai racconti delle persone che pago.
Dove e quando inizierà a girare?
Gireremo a Roma, le riprese dovrebbero partire a dicembre e durare sei settimane. L'idea era girare nella stessa stagione in cui è morto. Certo, sarebbe il colmo se dovessimo ricostruire Roma in Belgio!
In che senso?
Tutti i soldi che al momento abbiamo provengono dal Belgio e dalla Francia, dall'Italia non ci è arrivato nemmeno un euro. E per un italo-americano come me è davvero imbarazzante. Ma non dispero: sono convinto che all'ultimo qualche italiano parteciperà a questo progetto. E un'altra cosa...
Dica pure.
Ricordiamoci che parliamo di un film non ancora girato, quindi è probabile che molte delle idee di cui ho parlato finora vengano prese e gettate dalla finestra. Tutto puo' succedere.