Thomas Kuhn, 50 anni dopo: ecco come ha cambiato la visione della scienza
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Thomas Kuhn, 50 anni dopo: ecco come ha cambiato la visione della scienza

La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche ha modificato radicalmente il modo con cui leggiamo il progresso intellettuale

La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche di Thomas Kuhn, il libro che ha cambiato la nostra immagine della scienza, compie quest’anno 50 anni. Fu pubblicato per la prima volta nel secondo volume dell’International Enciclopedia of Unified Science, un’opera che annoverava tra i suoi editor Bertrand Russell, John Dewey, Rudolf Carnap, Niels Bohr e Alfred Tarski, e vendette solo 919 copie tra il 1962 e il 1963 e 774 nel 1963-64. L’anno successivo, con l’edizione economica, le copie vendute furono 4825. Poi, fu l’apoteosi: nei cinque anni che seguirono le vendite furono 90mila e la seconda edizione con il suo proscritto fece salire le copie a 650mila nel 1987.

L'Italia si accorse di Kuhn sette anni dopo il mondo anglossassone con l’edizione del 1969 alla quale ne seguì una nel 1978 e una nel 1995 sempre con Einaudi nella traduzione di Adriano Carugo. L'ultima edizione Einaudi risale al 2009 ma nel 2008 Mondadori aveva incluso La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche in un volume dedicato a Kuhn nell'edizione I Classici del Pensiero, insieme a due altri suoi scritti: La Rivoluzione Copernicana e La tensione Essenziale e altri Saggi.

L'impatto de La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche è stato immenso: termini come puzzle solving, paradigm, anomaly, che nella lingua inglese suonavano un po' obsoleti, dopo Kuhn sono divenuti di uso comune; nel più ristretto ambito della filosofia della scienza La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche ha invece segnato un'epoca, dando di fatto avvio agli science studies, quel campo di ricerca che guarda alla scienza come un prodotto culturale all'interno di determinati contesti sociali, intellettuali e materiali. Kuhn, nell'introduzione della prima edizione del 1962, definiva così il paradigma:

"Una conquista scientifica universalmente riconosciuta, la quale per un certo periodo fornisce un modello di problemi e soluzioni a coloro che praticano un certo campo di ricerca".

L’idea di Kuhn era basata sulla distinzione tra scienza "normale" e scienza "rivoluzionaria". A un periodo in cui la ricerca in una certa disciplina è condotta senza coerenza e visione unitaria segue la conquista di un paradigma, una fase in cui si afferma un modello per come affrontare i problemi e trovare le soluzioni. Questa fase, detta anche della "scienza normale", può incontrare una fase di crisi in seguito all'accumularsi di una serie di anomalie, cioè problemi che resistono a una soluzione applicata secondo il paradigma. È il momento di una rivoluzione scientifica, quando un nuovo paradigma apparirà e diventerà il modello per affrontare una nuova serie di problemi, spesso totalmente diversi da quelli affrontati dal vecchio paradigma. Dopo una rivoluzione, le idee e le teorie che si affermano non sono commensurabili con quelle del vecchio paradigma. Per esempio, il termine massa nel paradigma della vecchia fisica classica ha un significato differente da quello nel nuovo della relatività ristretta. Così una delle implicazioni più importanti della tesi di Kuhn è che una teoria non ne rimpiazza un’altra perché quest’ultima è falsa ma semplicemente perché c’è stato un cambiamento totale della visione del mondo. In questo senso, un paradigma, come Kuhn precisò nella seconda edizione a La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche, è una costellazione di credenze, valori e tecniche condivise dai membri di una comunità. Cambiare paradigma significa riconcettualizzare il mondo, operare, come diceva Kuhn, una sorta di Gestalt switch, come quando la celebre immagine proposta dallo psicologo Joseph Jastrow (duck-rabbit illusion) può essere interpretata come la testa di un’anatra che guarda verso sinistra o un coniglio che guarda verso destra.

Le tesi di Kuhn fecero apparire la visione della scienza di Karl Popper, un altro dei grandi filosofi del Ventesimo secolo, come troppo semplicistica. Quest’ultimo aveva sostenuto che le teorie non falsificabili non hanno diritto di essere chiamate scientifiche. Per esempio aveva criticato Freud e Marx per aver offerto a suo dire teorie non falsificabili e aveva accusato i loro seguaci perché scartavano dati che erano in contrasto con le loro teorie. Eppure la procedura di suggerire ipotesi ad hoc per permettere a una teoria di resistere ad evidenze contrarie è parte della pratica scientifica. Per esempio, nel 1821, l’astronomo francese Alexis Bouvard studiando le irregolarità del moto di Urano si accorse che la sua orbita differiva significativamente da quella predetta dalla teoria della gravitazione di Newton. Per circa 25 anni questa circostanza rimase un enigma finché due altri scienziati, l’inglese John Adams e il francese Urbain Leverrier, proposero che l’esistenza di un altro pianeta poteva spiegare le irregolarità dell’orbita di Urano. Una sorta di ipotesi ad hoc, ma di lì a poco fu scoperto il pianeta Nettuno e le irregolarità di Urano non apparvero più come una minaccia alla teoria di Newton. Quindi il criterio di demarcazione tra scienza e pseudo-scienza di Popper finirebbe per scartare come non scientifiche proprio teorie che lui stesso non sarebbe disposto a scartare. Invece, nel modello del progresso scientifico di Kuhn, gli scienziati si spingono a difendere il paradigma perfino aggiungendo ipotesi ad hoc, un fatto che rende le "rivoluzioni scientifiche" un fenomeno raro nella storia della scienza.

In un piccolo saggio del 1987 intitolato What are Scientific Revolutions? (e pubblicato in Italia da Il Mulino con il titolo Le Rivoluzioni Scientifiche), Kuhn stesso ha raccontato l’intuizione che sta alla base del suo libro La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche. Nell'estate del 1947, fresco di una laurea in fisica teorica, leggendo le teorie di Aristotele sul moto dei corpi non poteva fare a meno di leggerle con gli occhiali della teoria newtoniana. Come scrisse:

"Per quanto concerneva il movimento, gli scritti di Aristotele mi sembravano pieni di errori madornali sia di logica sia di osservazione empirica [...] Ma come poteva essere che Aristotele, le cui opere in logica e biologia erano state così importanti, aveva commesso errori tanto grossolani?  Forse le sue parole non avevano sempre avuto per lui e per i suoi contemporanei il significato che avevano per me e i miei contemporanei. Animato da questo sentimento, continuai a interrogarmi sui testi e alla fine i miei sospetti si dimostrarono fondati. Ero seduto alla scrivania con la fisica di Aristotele aperta davanti a me, e in mano una matita. Alzai gli occhi dal testo e guardai distrattamente fuori dalla finestra; ho ancora bene in mente quell'immagine. D’improvviso, nella mia testa i frammenti si ordinarono in un modo nuovo e si ricomposero insieme".

L’idea che in forma embrionale gli era venuta in mente era che il modo con cui Aristotele guardava il mondo, comprese le domande che si poneva e le risposte che potevano essere considerate accettabili, non aveva nulla in comune con quella di Newton. Il termine "movimento" dava un’illusione di continuità nella scienza che non sussisteva: il suo significato era diverso nei due paradigmi. Non c’era modo di "correggere" Aristotele senza riconcettualizzare il suo mondo.

Per queste idee fu accusato di relativismo da altri studiosi. Infatti, una delle implicazioni delle sue tesi è che non ci si può aspettare che seguaci di differenti paradigmi possono mettersi d’accordo su un insieme di dati e decidere quale paradigma è "corretto". Nuovi paradigmi mettono in gioco nuove serie di dati che non sono nemmeno comprensibili dai precedenti: non c’è uno standard di verità, neutrale, con cui esprimere un giudizio ed effettuare una scelta tra diverse visioni del mondo. Kuhn si oppose a tutte queste critiche e giunse perfino a ridefinire il concetto di paradigma sulla base di considerazioni linguistiche.

Come tutte le grandi opere di filosofia, La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche ci ha fatto compiere un balzo intellettuale in un territorio finora inesplorato, ci ha fatto pensare in una maniera differente come raramente in filosofia della scienza. A darci un’idea di questo salto è il filosofo della scienza Ian Hacking, che nel suo libro Representing and Intervening spiega che, prima di Kuhn, i filosofi della scienza, anche quando in disaccordo, davano per scontata la distinzione fra teoria e osservazione, la crescita cumulativa della conoscenza verso la "verità", la struttura deduttiva e l’unità della scienza. Kuhn ha scardinato tutte queste concezioni usando la storia non per illustrare i concetti ma mettendola al centro dell’indagine filosofica.

La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche
Prima edizione italiana - 1969, Einaudi, Torino
traduzione A. Carugo, pp. 208.

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Luca Sciortino