D'Annunzio e le sue sirene secondo Sylos Labini
Gli episodi più ghiotti e sensuali della vita al Vittoriale in uno spettacolo che il 21 febbraio sarà a Roma, quindi a Milano
di Enrico Groppali
Era inevitabile che un attore eclettico come Edoardo Sylos Labini, infaticabile ricercatore fra le pieghe della storia delle personalità chiave del Ventesimo secolo, incontrasse, dopo aver dato vita a Marinetti, Mazzini e Balbo, il vate Gabriele D’Annunzio, di cui si celebra il 12 marzo prossimo il 150° anniversario della nascita. Lo fa, con l’attenzione critica che è sua prerogativa, nel più singolare show della stagione: D’Annunzio tra amori e battaglie. In scena a Chieti il 9 febbraio e poi in un lungo tour nella Penisola, con epicentro prima a Roma (il 21 febbraio) e il 20 marzo al Manzoni di Milano dove, per l’occasione, cimeli, abiti, gioielli e autografi del "Comandante" saranno esposti nel foyer del teatro.
Ma l’occasione, a detta del suo protagonista, laureatosi come una delle voci più accattivanti della nostra prosa d’autore, non è una semplice occasione commemorativa. Perché l’attore, di fronte a una scenografia monstre che riproduce in piccolo quel Vittoriale, gabbia dorata da cui in vecchiaia l’aedo della poesia italica mai si allontanò, presenta sia i fatti salienti sia gli episodi più ghiotti della "vita inimitabile" di D’Annunzio. Mentre dietro di lui, da quell’eremo fastoso, un dj simile come una goccia d’acqua al poeta ci farà udire le musiche di cui si deliziava il vate. Da Vucchella, la bellissima canzone da lui composta, fino ai deliri wagneriani e alla voce sensuale di Joséphine Baker. Inoltre, nel testo scritto a quattro mani da Sylos Labini e Francesco Sala (che curerà anche la regia), ispirato al volume L’amante guerriero di Giordano Bruno Guerri, saranno in scena quattro voluttuose sirene che l’autore del Piacere incoronò amanti ideali. Viola Pornaro nel ruolo di Eleonora Duse, Silvia Siravo nelle vesti della pianista Luisa Baccara (secondo alcuni spia dell’Ovra designata a sopprimere il poeta di cui Benito Mussolini temeva l’ascendente sui giovani), Alice Viglioglia come Maria Hardouin, sposa legittima dello sciupafemmine, e Giorgia Sinicorni, cui spetta l’ambiguo personaggio di Amélie Mazoyer, implacabile governante del Vittoriale alla quale era affidato l’ingrato compito di lavare e abbigliare le dame di piccola virtù prima che fossero debitamente collocate nell’antro delle meraviglie, ossia nel letto dell’infaticabile amatore. Che il Duce del fascismo aveva sprezzantemente definito "simile a un dente marcio che o lo si estirpa o lo si copre d’oro".