David Bowie, Stage: un live bellissimo e sottovalutato da riscoprire in vinile
la cover dell'album Stage - RCA
Musica

David Bowie, Stage: un live bellissimo e sottovalutato da riscoprire in vinile

I suoni e le canzoni dell'era berlinese del Duca Bianco in un triplo 33 giri di musica straordinaria. Da riascoltare senza se e senza ma...

Pubblicato nel 1978 e registrato a Philadelphia, Boston e Providence, Stage è indubbiamente uno degli album più belli e sottovalutati di David Bowie. Se il primo leggendario David live, del 1974, era la fotografia di un artista geniale a metà strada tra glam rock e soul music, Stage racconta un'altra parte della storia, quella della leggendaria trilogia berlinese composta da dischi epici come Station to station, Low e Heroes

Dietro questi brani ci sono il producer Tony Visconti e Brian Eno, le sue visioni e i suoi sintetizzatori. Come nell'iniziale Warszawa, un capolavoro strumentale dark e plumbeo, che apre il concerto seguita da una versione intensa ed emozionante di Heroes. Strumentali ed in linea con le sonorità avantgarde-rock contaminate dall'elettronica di quel periodo sono Speed of life, Sense of Doubt e Art Decade. 

Il triplo vinile ha un sound eccellente ed esalta l'impatto live di una band composta da musicisti eccezionali: Carlos Alomar, George Murray, Dennis Davis, Adrian Belew, prima nei King Crimosn e poi nei Talking Heads, Simon House al violino, Sean Mayes, piano e backing vocals e Roger Powel ai synth. Tutti abilissimi nel riprodurre sul palco le atmosfere e i complessi effetti sonori presenti nelle versioni in studio. 

Tra le perle del disco, Fame (il capolavoro funky oriented scritto con John Lennon e Carlos Alomar), Station to Station, TVC 15 e Breaking Glass

Funzionano il remake di Alabama Song (interpretata anche dai Doors, ma messa in musica per la prima volta da Kurt Weill) e l'omaggio all'era di Ziggy Stardust con una cinquina spettacolare che, oltre alla title track, include Hang On to Yourself, Five Years, Soul Love e Star.

In definitiva, un album essenziale nella discografia del Duca Bianco, uno dei momenti più alti della sua parabola. Da riascoltare assolutamente, meglio se in vinile. Anche per gustarsi la splendida copertina e le note interne all'album.

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Gianni Poglio