Un ufficiale delle Guardie Rivoluzionarie iraniane voleva rapire un giornalista negli Usa
Il fallito tentativo di uccidere Masih Alinejad, attivista per i diritti umani, aveva già portato all'accusa di membri di un'organizzazione criminale dell'Europa orientale collegata all'Iran, coinvolta in un complotto di omicidio su commissione.
Giovedì scorso i procuratori federali di New York hanno svelato la campagna letale dell'Iran per eliminare i dissidenti all'estero, incriminando il generale iraniano Ruhollah Bazghandi in relazione al fallito tentativo di assassinio della giornalista e attivista di New York Masih Alinejad. Secondo i procuratori, sei agenti hanno condotto un'ampia sorveglianza di Alinejad a partire da luglio 2022 sotto la direzione di BazghandI e Seyed Mohammad Forouzan, insieme ad altri cospiratori tra i quali c’erano Hossein Sedighi e un individuo noto solo come "Haj Taher".
Il 28 luglio 2022, un membro di un'organizzazione criminale dell'Europa orientale è stato arrestato con un fucile d'assalto AK-47 carico e 66 colpi di munizioni circa $ 1.100 in contanti e un passamontagna nero, vicino alla casa dell’importante dissidente iraniana a Brooklyn, New York. Bazghandi, Forouzan e gli altri due uomini avrebbero diretto il complotto di omicidio su commissione che ha portato all'arresto. Bazghandi è un generale di brigata del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC) ed ex capo di un'unità di controspionaggio denominata IRGC-IO. L'Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha designato Bazghandi due volte per il suo presunto ruolo in complotti di bersagli letali e assassini contro nemici dell'Iran. Da allora l'FBI ha emesso un avviso di ricerca per Bazghandi e i suoi complici con l'accusa di omicidio su commissione e cospirazione.
Le comunicazioni intercettate hanno rivelato i loro sforzi di tracciamento, con uno che affermava: « Sono vicino al posto ora, fratello, mi sto avvicinando ancora di più», e un altro che rispondeva: «OK, caro fratello, non perderla di vista. Non ritardiamo, caro fratello». Il piano del generale Bazghandi è stato sventato quando le autorità hanno arrestato uno degli agenti che si nascondeva vicino alla residenza di Alinejad a New York. «Grazie alle forze dell'ordine, sono viva e sono testimone dell'umiliazione della Repubblica islamica. Sono determinata a far eco alle voci di milioni di iraniani, in particolare donne, che stanno affrontando gli stessi assassini all'interno del paese. È un duro promemoria delle brutali misure a cui il regime islamico è disposto ad arrivare per mettere a tacere i dissidenti, anche quelli ben oltre i confini dell'Iran», ha scritto Alinejad sui social media.
Il direttore dell'FBI Christopher Wray ha affermato: «L'indagine dell'FBI ha portato all'interruzione di questo complotto poiché uno dei cospiratori era presumibilmente in viaggio per uccidere la vittima a New York. Come dimostrano queste accuse, l'FBI lavorerà con i nostri partner qui e all'estero per ritenere responsabili coloro che prendono di mira gli americani». Come scrive il New York Times l'atto d'accusa rappresenta l'ultima mossa del Dipartimento di Giustizia per contrastare l'influenza di governi stranieri negli Stati Uniti, mirata anche a frenare le operazioni di intimidazione sul territorio americano e a sventare complotti di assassinio. La scorsa settimana, i procuratori federali hanno incriminato un individuo, identificato come un agente dell'intelligence indiana, accusato di aver cercato di organizzare un piano per uccidere un attivista sikh residente a New York. Masih Alinejad da decenni è una vera spina del fianco del regime teocratico iraniano tanto che lanciato anche una campagna contro le leggi obbligatorie del paese sull'hijab.
Masih Alinejad (Ansa)
In un articolo del 2018 sul The New York Times, ha descritto in dettaglio le ragioni per cui è stata costretta a fuggire dalla sua patria nel 2009 e di come anche se è rimasta fuori dalla portata del regime, la sua famiglia in Iran ne paga ancora le conseguenze: «Il Ministero dell'Intelligence invia regolarmente ufficiali a far visita ai miei genitori anziani e un certo punto si sono offerti di organizzare una riunione di famiglia in Turchia. Posso solo immaginare cosa hanno in mente per me». Nel 2021, i procuratori federali hanno desecretato un atto di accusa che accusava quattro iraniani di aver cospirato per rapire Masih Alinejad, dopo averla attirata in un paese terzo. L'obiettivo, secondo gli inquirenti, era in definitiva quello di portarla in Iran. I procuratori hanno affermato che uno degli uomini, Alireza Shavaroghi Farahani, un funzionario dell'intelligence, tramite la sua rete aveva assunto investigatori privati per sorvegliare la Alinejad e i membri della sua famiglia. Secondo i procuratori gli uomini dell’intelligence iraniana « dopo averla rapita volevano trasportare la giornalista fuori dagli Stati Uniti per trasportarla da New York al Venezuela, un paese il cui governo de facto ha relazioni amichevoli con l'Iran».