Dogecoin, la valuta elettronica nata quasi per scherzo
Da parodia del Bitcoin a criptovaluta scambiata (e rubata) in Rete
Che un'immagine o un video diventino "virali" e prendano vita propria, cominciando a circolare su Internet in migliaia di esemplari e in altrettante variazioni sul tema, è cosa vista e rivista. Un fenomeno che esiste almeno da fine anni '90 e che viene definito "internet meme" . Ma un caso come quello di Dogecoin ancora non si era visto: un meme/tormentone della Rete che si fa parodia del Bitcoin e che finisce per diventare qualcosa di imprevedibile: una nuova valuta elettronica.
Tutto inizia con la storpiatura della parola "dog", cane, in "doge" (documentata almeno dal 2005) e la successiva circolazione dell'immagine di un cane di razza Shiba Inu (forse prelevata da un blog giapponese di qualche anno fa ) associata a questa parola: incerto il luogo e il momento in cui il meme compare per la prima volta in questa forma, ma certissimo il fatto che nella seconda metà del 2013 l'immagine, condita da vari slogan in un inglese tanto conciso quanto sgrammaticato (e spesso scritti con il font Comic Sans), impazza su Internet fino a diventare a fine anno il tormentone più diffuso di tutta la rete. Addirittura, poco prima di Natale, due politici americani (entrambi repubblicani e membri del Congresso) si sono lanciati messaggi a distanza usando frasi e font che richiamano apertamente il "doge" .
Nel frattempo, tra Stati Uniti e Australia, viene creata una criptovaluta simile al popolare Bitcoin (ma basata sul concorrente Litecoin) e anch'essa da "cercare" in rete utilizzando il computer come "minatori" del nuovo millennio. I suoi creatori sono Jackson Palmer e Billy Markus: sembra opera di Palmer l'idea di associare l'immaginario nonsense legato al meme "doge" alla nuova moneta. Viene registrato il domain Dogecoin.com .
Il resto è cronaca delle ultime settimane; Dogecoin si presenta come una parodia del Bitcoin: certe pagine web e gli slogan utilizzati ("very currency, much coin, wow") fanno pensare a uno scherzo bello e buono; ma di fatto siamo davanti a una criptovaluta che si genera e scambia in modo molto simile a Bitcoin e ai suoi - ormai numerosi - fratelli minori Litecoin, Namecoin, Freicoin e via dicendo.
Sull'onda della popolarità del tormentone web, diventa improvvisamente popolare anche la nuova moneta virtuale: che verrà prodotta in 100 miliardi di esemplari (contro i 21 milioni del Bitcoin) e che acquista un valore (attorno a 2500-3000 Doge per 1 dollaro), comincia ad essere scambiata, continua a diffondersi rapidamente e il giorno di Natale diventa persino oggetto di furto.
Proprio il 25 dicembre il sito Dogewallet, che fornisce un "portafoglio" per la nuova valuta, subisce un attacco informatico. Diverse transazioni vengono dirette su un determinato indirizzo: col risultato che 30 milioni di Doge (pari a circa 12.000 dollari) vengono trafugati ai legittimi proprietari. Qualcuno accusa gli stessi ideatori del sistema (ma non avrebbe alcun senso fare una truffa del genere per un importo tanto limitato). Semplicemente, è il segno del successo del Dogecoin, che ormai - nel bene e nel male - somiglia a Bitcoin (sul quale sono state peraltro commesse truffe ben più gravi, con la sparizione di interi siti dove si effettuavano transazioni e dei relativi e consistenti portafogli degli utenti).
Siamo pronti a scommettere che il 2014 vedrà il tormentone ancora vivo e vegeto e un Dogecoin che potrebbe riservare grosse sorprese per i suoi possessori: decisamente non male, per una moneta nata per scherzo.