Il 2024 non spaventa le aziende: "Si prospetta un anno di riscatto"
Secondo quanto stimato da un report pubblicato da Qonto, le imprese italiane non sono spaventate dall'inflazione e si dicono ottimisti sulle performance per il prossimo anno
Ottimismo. Questa la parola che caratterizza il sentiment delle aziende e degli investitori per il 2024. Dati positivi si sono registrati però anche nel 2023, nonostante una situazione geopolitica particolarmente complessa e le politiche da falco delle banche centrali che hanno continuato ad alzare i tassi di interesse per combattere l'inflazione, particolarmente resistente. Secondo l’ultimo report pubblicato da Qonto, fintech francese che offre soluzioni di business finance management in Europa, il 68% delle piccole e medie imprese italiane, cuore dell’imprenditoria nazionale, ha dichiarato che i risultati del 2023 sono stati "migliori" o "decisamente migliori" del previsto. Dati simili in Francia con il 63% delle aziende positive, in Germania (78%) e in Spagna (75%). Per quanto riguarda poi la protagonista indiscussa degli ultimi tre anni, l’inflazione, questa non ha rappresentato un ostacolo così insormontabile per le imprese. In Italia solo il 50% delle Pmi intervistate ha dichiarato che l’inflazione ha rappresentato un problema in termini di performance. Stesso trend in Francia e in Germania. Un dato che dunque ci si poteva aspettare essere nettamente più alto. Probabilmente però questo non è avvenuto perché diverse imprese hanno sfruttato l’inflazione a loro vantaggio. A giugno il presidente della Bce, Christine Lagarde, aveva infatti rimproverato le aziende dell’Ue perché era stato riscontrato come i margini unitari delle imprese fossero in forte crescita, negli ultimi trimestri. In pratica, a fronte dei rincari dei costi, molte società invece di assorbire in parte questi aumenti, sfruttando i margini, hanno reagito alzando i prezzi. E dunque, che solo solo la metà delle imprese intervistate abbia dichiarato che l’inflazione ha effettivamente intaccato i profitti aziendali è un dato in linea con quanto evidenziato nei mesi estivi dalla Banca Centrale Ue.
Il 2023 è stato un anno migliore, rispetto alle attese, anche per le famiglie italiane. L’indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani realizzata da Intesa Sanpaolo e il Centro Einaudi ha infatti evidenziato come il 95% delle famiglie dichiara di essere finanziariamente indipendente. Dato in aumento rispetto al 93% dell’indagine 2022, a conferma che, malgrado le difficoltà dello scenario, l’autonomia reddituale resiste. Ma non solo, perché la quota delle famiglie che riescono a risparmiare si porta sui valori massimi del pre-pandemia (54,7% vs. 53,5 % nel 2022). Sale anche la percentuale media di reddito risparmiata (12,6%, dall’11,5% del 2022). Tra le motivazioni del risparmio, risaltano la casa (30%) e i figli (16%). Dato interessante è che solo il 5% degli intervistati dichiara di aver accantonato risorse per far fronte all’aumento dei prezzi. Aspetto da non dimenticare è però la propensione al risparmio che caratterizza, per sua natura, le famiglie italiane. Per un terzo del campione, il risparmio è infatti “genericamente precauzionale, cioè senza un’intenzione precisa”, sottolinea il rapporto.
Il meglio deve ancora venire
Sulla scia di un 2023 che poi così male non è andato, il 2024 si prospetta essere un anno di riscatto. Secondo la ricerca di Qonto, l’85% delle piccole e medie imprese italiane, cuore dell’imprenditoria nazionale, ha dichiarato di sentirsi “ottimista” o “molto ottimista” riguardo alle performance per il prossimo anno. L’ottimismo non caratterizza solo il mercato italiano ma tutti i mercati analizzati dalla ricerca (Francia, Spagna e Germania): “la maggior parte dei business leader mostra una forte fiducia per il 2024”. Alla domanda sulla crescita dei ricavi per il prossimo anno l’86% degli intervistati spagnoli e l’84 dei tedeschi ha dichiarato di sentirsi "ottimista" o "molto ottimista". Un po’ meno positivi i francesi con il 74%. Positività anche per le famiglie italiane e i loro redditi. Secondo la ricerca di Intesa Sanpaolo nel 2024 si dovrebbe realizzare quel recupero dei salari che al momento sembrano essere fermi. Un crescita che se effettivamente dovesse avvenire consentirebbe nel breve termine una ripresa del reddito disponibile reale delle famiglie. Recentemente, il rapporto dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche ha sottolineato come l’Italia abbia perso 13 posizioni nella graduatoria dei salari reali tra i paesi Ocse. Dal 1992 al 2022, l'aumento salariale in Italia è stato pari ad appena l’1% a fronte del +32,5% della media dei paesi Ocse. Nel periodo 2019- 2022 i salari reali hanno continuato a scendere nonostante l'aumento di produttività del lavoro. “Vi sono le condizioni per un aumento dei salari, che costituirebbe un volano importante per sostenere i consumi delle famiglie, il cui potere d’acquisto è compromesso dalla crescita dei prezzi, e per trattenere in Italia le risorse più qualificate”, conclude la ricerca.