Airbnb, Blablacar: ecco come pagheranno le tasse
A maggio sarà discussa alla Camera la proposta di legge per regolarizzare la sharing economy
Le entrate derivanti da piattaforme di sharing economy dovranno essere indicate nella dichiarazione dei redditi: la lunga mano del Fisco arriverà insomma anche sui 20 euro ricevuti per un passaggio offerto su BlaBlaCar o sui 1.000 euro incassati affittando casa su Airbnb.
La nuova voce si chiamerà "reddito da attività di economia della condivisione non professionale" ed è l'escamotage per far uscire l'economia della condivisione dalla zona grigia: detto altrimenti, chi utilizza queste piattaforme web per fini economici dovrà pagare le tasse.
Lo prevede una proposta di legge bipartisan che inizierà a maggio l'iter in Parlamento e che si propone di regolamentare e fare chiarezza dal punto di vista fiscale nel Far West di community che da alcuni anni sono entrate in concorrenza con operatori autorizzati già presenti sul mercato.
Airbnb: ecco quanto si può guadagnare
Quanto potrebbe incassare lo Stato
Nell'Italia che fatica a riprendere la strada della crescita economica, la sharing economy si è affermata come un sistema per condividere beni e servizi e in alcuni casi permette anche di "arrotondare" lo stipendio utilizzando i propri beni privati.
Un aspetto positivo, che ne nasconde un altro di diverso segno: è diventata anche la principale avversaria di alcuni settori (trasporto ferroviario) e di alcune categorie, tant'è che per tassisti (vedi il caso Uber) e albergatori la cosiddetta economia della condivisione è spesso sinonimo di concorrenza sleale e abusiva.
Le perdite di gettito per l'erario, inoltre, sono diventate tutt’altro che irrisorie: non meno di 150 milioni di euro nel 2015, secondo quanto scrivono i 10 onorevoli firmatari della proposta di legge, mentre le entrate in futuro potrebbero salire a 3 miliardi di euro tassando questo settore.
Del resto, che non sia più una realtà di nicchia questa nuova frontiera dell'economia, lo dicono i numeri: 200 mila gli annunci pubblicati su Airbnb in Italia lo scorso anno (terzo mercato dopo Stati Uniti d'America e Francia), pari al 20% delle camere d’albergo disponibili nel nostro Paese, mentre i viaggiatori con Blablacar sono 10 milioni ogni trimestre in Europa (il sito non ha comunicato quanti in Italia).
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Le aliquote e il tetto di 10 mila euro
Per assicurare al Fisco le entrate, la proposta di legge, sottoposta a consultazione pubblica ancora per un mese (c'è tempo fino al 31 maggio) su un'apposita piattaforma di Open Evidence, prevede una tassazione agevolata al 10% fino a un guadagno annuale di 10 mila euro, sommabili anche da diversi servizi.
Al di sopra di questa soglia i ricavi saranno cumulati ai redditi di lavoro dipendente o autonomo, con relative aliquote.
A pagare le tasse, però, sotto i 10 mila euro non saranno direttamente i privati, ma le piattaforme di sharing economy, che saranno chiamate a fare da sostituto d’imposta, trattenendo il 10% alla fonte.
La nuova legge, insomma, costringerà i vari Airbnb, Blablacar, Uber - che operano solo con uffici commerciali di rappresentanza e i cui ricavi finiscono direttamente fuori confine - ad aprire una sede nel nostro paese: partita Iva e codice fiscale sono necessari per compiere l’operazione di sostituto d’imposta.
Non solo. Tutti gli iscritti alle piattaforme di sharing economy finiranno sotto la lente del Fisco: i gestori comunicheranno all’Agenzia delle entrate i dati relativi a eventuali transazioni economiche che avvengono tramite le piattaforme digitali, "anche qualora gli utenti operatori non percepiscano alcun reddito dall’attività svolta mediante le piattaforme medesime".