Alfio Bardolla: "I miei segreti per diventare ricco. Ho iniziato sbagliando"
Da oltre 20 anni Alfio Bardolla ci spiega il segreto per diventare ricchi. In centinaia riempiono le sale dei suoi corsi
Immancabile quel maglioncino arancione, diventato il suo vero tratto distintivo. Da oltre 20 anni Alfio Bardolla ci spiega il segreto per diventare ricchi. In centinaia riempiono le sale dei suoi corsi di formazione e l’evento di punta, Wake Up Call, una via di mezzo tra la seduta motivazionale di un guru ed un concentrato di nozioni finanziarie, è diventato una tappa fissa anche in Spagna. I suoi libri, che hanno titoli ammiccanti come Il denaro logora chi non ce l’ha e Milionari in 2 anni e 7 mesi, per alcuni, sono diventati una specie di mantra.
Dal 2017 la sua società, la Alfio Bardolla Training Group (Abtg in breve), è anche quotata alla Borsa di Milano. Ha chiuso il 2022 con 15,8 milioni di ricavi. Ma registrano un’accelerata nei primi sei mesi di quest’anno, grazie alle buone prospettive, che si potrebbero aprire negli Usa, dal recente accordo stretto con il leader della formazione Mindvalley.
“La nostra idea è diventare numeri uno al mondo nella formazione finanziaria, che è un mercato non particolarmente gigantesco, di cui noi siamo già i player più grossi, ma che presenta ancora importanti spazi – spiega Bardolla -. Continuiamo ad investire per crescere. L’accordo con Midvalley ci permetterà di sviluppare i mercati english speaking, dove i nostri corsi hanno il vantaggio di essere più completi e con un approccio diverso da quelli che venivano tradizionalmente venduti là”.
Non le sembra un po’ troppo che un italiano vada a spiegare agli americani come si fanno i soldi?
“In realtà, gli americani per qualche motivo, si sono un po’ persi, negli ultimi anni. La formazione finanziaria là è in grandissimo declino per come viene fatta. Genera la frustrazione del cliente. Tutto diverso da come la facciamo noi, invece, che dà risultati. E questo è il nostro angolo d’attacco per il mercato”.
Ma alla fine quante persone, che hanno seguito i suoi corsi, sono riuscite davvero a diventare ricche?
“Il 100 per cento di quelle che hanno fatto tutto quello che insegniamo. Ma occorre tempo. Sono sempre preoccupato quando qualcuno ha successo molto velocemente. Insegniamo alle persone a rimanere con i piedi per terra. Perché la ricchezza è un percorso e va sudata”.
Secondo lei, quanto tempo ci vuole per diventare ricchi?
“Ho scritto un libro che s’intitola Ricco prima delle 8. Adesso, senza dover per forza guardare l’orologio, assicuro che dai 24 ai 70 mesi si possono generare tranquillamente entrate automatiche superiori al proprio stile di vita. Ovvero, dove i miei guadagni mi permettano di coprire non solo le spese mensili necessarie per mantenere il mio stile di vita, ma di avere un’entrata ulteriore, che mi permetta di essere libero finanziariamente. A quel punto sono diventato ricco? Forse no, per il concetto comune di ricchezza, ma per la mia finanza personale e per la mia vita lo sono certamente”.
Ma lei è ricco?
“Dipende sempre da cosa intendiamo. Ho un patrimonio di 60 milioni e la mia cassa cresce di un milione all’anno. Questa è la mia ricchezza”.
E le è sempre andato tutto bene nella vita?
“No, arrivo a fare questo mestiere, perché ho fatto un sacco di errori. Ho imparato ad investire in immobili, perché ho rischiato che la casa di mia madre andasse all’asta, ad esempio. Ma fare l’imprenditore vuol dire saltare da un problema all’altro, senza perdere l’entusiasmo. Fare delle scelte. Se sono bravo, ne faccio una giusta e una sbagliata”.
Con le caffetterie Arnold, nelle quali aveva investito, non aveva fatto un grande affare…
“Sulla storia delle caffetterie, che avevo aperto sul modello americano, c’è stata un po’ di confusione. Avevo creato la catena, ma poi l’ho venduta, rimettendoci dei soldi. Con il senno di poi, l’idea si è dimostrata buona, tanto è vero che poi è arrivata in Italia Starbucks e me ne hanno aperta una pure di fianco a casa. Il tema non è fare errori, ma essere consapevoli degli errori fatti e che lo sbaglio divenga parte dell’apprendimento”.
Mi dà un consiglio per diventare ricco?
“Studiare. La ricchezza si può imparare. Bisogna iniziare a pensare a come sganciare il tempo dal denaro. La ricchezza sta dall’altra parte del quadrante del tempo. Bisogna usare la capacità di produrre denaro con qualcosa di passivo”.
Quindi, mi consiglia di comprare un’obbligazione, tipo un Btp?
“Si, se vuole essere pigro. Ma risparmiare di per sé non è una cosa buona, bisogna imparare ad investire. Il Btp non fa parte della nostra formazione. Non aggiunge valore. Il denaro si fa con la conoscenza. Non c’è una scorciatoia. La ricchezza va studiata e si alimenta in base alle proprie predisposizioni personali”.Uno dei suo grandi insegnamenti è sempre stato quello di investire in immobili. È ancora il momento giusto per farlo?“È sempre il momento per investire negli immobili. Però, ci sono delle accortezze da seguire. Non per forza vanno comprati tramite agenzia. Ci sono gli stralci e le aste da seguire, ad esempio. E bisogna sempre stare attenti al prezzo d’acquisto”. Ma con la recessione economica, che sembra ormai alle porte, come si fa? “L’unico modo per navigare una situazione d’incertezza è dominarla. Come? Con l’educazione finanziaria. Dai mercati si può guadagnare sia quando salgono, che quando scendono. L’economia è ciclica e il fatto che tanti italiani avessero il muto variabile e non avessero capito che andasse rinegoziato con il rialzo dei tassi denota una cattiva educazione finanziaria”. Che differenza c’è tra lei e i tanti videocorsi online, che promettono di diventare ricchi? “La differenza che c’è tra andare all’Università e uno che insegna nello scantinato di casa sua senza preparazione. Se io dico cose non vere, dopo 30 secondi mi saltano addosso i miei investitori, i membri del Cda, il collegio sindacale. La scelta di quotarci in Borsa è stata la massima ammissione di correttezza e trasparenza verso tutti”. Anni fa raccontava di non riuscire a trovare collaboratori validi. È ancora così? “Sì, ma più che la preparazione, quello che mi preoccupa è la poca serietà. Nelle selezioni la metà delle persone non si presenta neanche al colloquio, nonostante la remunerazione che offriamo sia molto alta. Attualmente abbiamo più di 40 posizioni aperte e spesso dobbiamo guardare anche all’estero per soddisfarle”. Qual è la caratteristica che cerca nei suoi collaboratori? “Il sorriso e che siano in grado di trasmettere energia. Le abilità le puoi insegnare, ma se uno non sa sorridere non c’è niente da fare”.