Da Alitalia a Ita, ovvero dal mondo protetto al mercato reale
Le proteste dei dipendenti di questi giorni servono per difendere i privilegi di cui hanno goduto per anni, a spese dello Stato
Una difesa a oltranza di diritti acquisiti per trasferirli dalla vecchia alla nuova compagnia, questo si sta cercando di fare nei confronti di Ita. Dimenticando un fatto importante: che la compagnia non è più Alitalia e quindi che tutti gli aspetti operativi, come quelli amministrativi, ripartono ex novo. Compresi appunto gli stipendi.
In realtà non è un tentativo di fare un margine più alto nei guadagni, ma di avere l'umiltà di ricominciare sperando che il modello di business stabilito abbia successo. Vero è che in Alitalia il costo del personale non era, in percentuale sul bilancio, superiore a quello di altri vettori, e che a causare le voragini di bilancio erano ben altri costi e "sistemi", ma tutti i vettori virtuosi presentano ben altri numeri in termini di volato e di guadagni. Sia chiaro, perdere il lavoro, specialmente dopo decenni, è un evento grave, tuttavia non si può ignorare che in una compagnia normale, di una nazione normale, o per meglio dire in un caso come quello di Alitalia, ciò sarebbe capitato da almeno quindici anni.
Ita intanto sta procedendo con le assunzioni del personale navigante, finalizzando gli accordi per nuovi aeromobili con Airbus e preparando le procedure operative che devono essere provate e validate prima del 15 ottobre, data dell'inizio ufficiale delle operazioni. Certamente rispetto a quelli di Alitalia gli stipendi caleranno, ma il confronto non dovrebbe essere fatto con grandi gruppi o vettori come Lufthansa e Air-France-Klm, in quanto Ita riparte da zero con un mercato che nel frattempo le si è stretto attorno e nel quale il posizionamento potrebbe variare già nei primi mesi di attività.
Lo stipendio di un pilota è composto da diverse variabili: cresce con l'esperienza, con l'attività di volo, con il tipo di rotta sulla quale viene impiegato (corto, medio e lungo raggio), cambia persino per tipologia di aeroplano e per benefit offerti. Ma certamente se un primo ufficiale con dieci anni d'esperienza in Alitalia poteva guadagnare, lordi, circa ottomila euro, ora in Ita il suo salario sarà più simile a quello che riceve un collega di Ryanair. E un comandante che arrivava a ricevere anche 12.000 euro lordi potrebbe ora vedere la sua busta paga ridotta a seimila. Si pensi comunque che dovendo rispettare un limite legale di 90 ore di volo al mese, molto dipenderà se i turni saranno come in Alitalia (5 giorni "on" e 4 "off"), quindi in un mese circa 60 ore di volo su due settimane, oppure se saranno come quelli di altri vettori basati su turnazioni più rapide (4 "on", 3 "off").
Ovviamente se il progetto industriale di Ita si rivelerà azzeccato, inevitabilmente i salari dovranno crescere per impedire che il personale lasci la compagnia per altre società di trasporto aereo.
Comunque a 30-35 anni portare a casa circa 3.500 euro netti non è affatto poco e compensa rapidamente il grande investimento fatto per conseguire le licenze. Da zero al titolo di pilota di linea con abilitazione al tipo d'aeromobile i costi variano da 45.000 a 90.000 euro con tempi che mediamente vanno da da 2 a 4 anni, con una ventina di esami da superare tra teorici e pratici e circa 200 ore di volo da totalizzare. Ma per iniziale, oltre a basta il diploma di scuola superiore, anche se è buona norma conseguire anche una laurea, in quanto le compagnie tendono a selezionare molto sulle caratteristiche umane e non soltanto sulle abilità tecniche. Molto più contenuti gli stipendi degli assistenti di volo, sul mercato mediamente da 1.600 a 2.800 euro netti secondo l'anzianità, l'esperienza, eccetera. Salari questi che in Ita saranno allineati con quelli dei vettori europei e ridotti del 30% circa rispetto a quelli della vecchia Alitalia.
Quanto a ferie e riposi, è evidente che chi ha turni di impiego di 15-18 giorni al mese maturi meno ferie di chi lavora tutti i giorni ed anche che essendo il trasporto aereo tra le modalità preferite dalle persone per andare in ferie, in una nazione come l'Italia la stagione estiva comporterà più collegamenti e quindi l'impiego di più equipaggi.
"Sono stato in Alitalia circa dieci anni" racconta Marco R, 42 anni, oggi comandante per un vettore cargo, "fui licenziato durante il salvataggio dei capitani coraggiosi e, forse provenendo in precedenza dal volo militare, sono riuscito ad affrontare il mercato meglio di altri. All'inizio ributtarsi nella mischia dall'ambiente protetto della compagnia di bandiera è stato traumatico, ma poi ho capito che la mia carriera poteva accelerare e così è stato. Oggi guadagno circa 14.000 euro lordi al mese, ma sono passato da un vettore cinese che mi ha addestrato al ruolo comando, valorizzandomi. Non si smette mai di fare sacrifici se c'è la passione."
Gli fa eco Alessandro D, 34 anni, oggi in Ryanair: "Quando ho finito l'addestramento non trovavo lavoro in linea, per anni ho fatto l'istruttore e il pilota dimostrare per un produttore di aeroplani. Poi la selezione Ryan e in sei anni da primo ufficiale a comandante. La passione e la competenza premiano sempre."
La professione del pilota civile, come tutte quelle moderne, è rapida in evoluzione, il carico di lavoro in cabina è molto cambiato negli anni e oggi l'equipaggio è più gestore di sistemi che manovratore. In termini di sicurezza gli investimenti sull'addestramento rimangono fondamentali, così come lo studio del fattore umano e dell'affaticamento. A nessun passeggero piace pensare che il volo sul quale siede sia condotto da persone stanche o non aggiornate. Infine, per completezza al lettore, è bene ricordare che l'aumento del commercio elettronico ha avuto come conseguenza un maggiore impiego di piloti per il cargo (spesso operazioni notturne per non intasare i cieli risparmiando sulla gestione dei voli) e che aumenta anche il traffico aerotaxi e ovviamente quello delle scuole di volo, che impiegano comunque professionisti, come quello dei centri di addestramento al simulatore. Un'evoluzione della professione che inevitabilmente si ripercuote su stipendi e retribuzioni. Ma questo oggi più che mai vale anche per i medici e per tanti altri professionisti.
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