Allarme di Bankitalia su crescita e sistema previdenziale
(Ansa)
Economia

Allarme di Bankitalia su crescita e sistema previdenziale

Dalle audizioni in Parlamento arrivano dubbi in vista della Manovra. Crescita al di sotto delle aspettative, rischi per il sistema previdenziale e incertezze sulle risorse del Piano strutturale di bilancio.

Si complica il puzzle della prossima Manovra. Bankitalia, ma anche Istat e Ufficio parlamentare di bilancio, hanno lanciato un allarme durante le audizioni in Parlamento sul Piano strutturale di bilancio. Sono tre i campanelli d’allarme: la crescita sarà più bassa delle stime ottimistiche del governo, il sistema previdenziale rischia il disequilibrio con il taglio del cuneo fiscale reso strutturale e il piano strutturale di bilancio è poco chiaro.

Primo allert: la crescita economica è al di sotto delle aspettative. Il governo aveva fissato un obiettivo di crescita del Pil per il 2024 pari all’1%, un target che, alla luce delle ultime rilevazioni, appare sempre più lontano. Secondo le stime della Banca d’Italia, la crescita reale si fermerà allo 0,8%, mentre anche l'Ufficio parlamentare di bilancio ha sottolineato che il raggiungimento dell’1% è diventato più incerto. Perché? La spinta propulsiva post-Covid, che aveva caratterizzato una ripresa robusta nei mesi successivi alla pandemia, si è ormai esaurita. Inoltre, il rallentamento dell’economia globale e l'incertezza geopolitica pesano ulteriormente sulle prospettive. Giovanni Savio, direttore per la contabilità nazionale dell’Istat, ha dichiarato che l’Italia è entrata in una fase di "steady state", una condizione di crescita stagnante, con tassi di sviluppo molto contenuti. Questa debolezza economica è un segnale preoccupante non solo per la sostenibilità della manovra fiscale, ma anche per il rispetto dei vincoli europei, in particolare il ritorno del deficit sotto il 3% del Pil entro il 2026.

Un altro campanello d’allarme riguarda la decisione di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale. Una misura pensata per alleggerire il costo del lavoro e incentivare l’occupazione e l’economia, ma che potrebbe però destabilizzare il sistema previdenziale nel medio-lungo termine. Il capo del dipartimento economia e statistica di Bankitalia, Sergio Nicoletti Altimari, ha spiegato che rendere permanenti questi sgravi potrebbe compromettere l'equilibrio tra le entrate contributive e le uscite per le prestazioni pensionistiche, un equilibrio che rappresenta un punto di forza del sistema previdenziale italiano. Concorde la Corte dei Conti, che ha ribadito l'importanza di preservare la sostenibilità del sistema previdenziale, soprattutto dopo gli interventi temporanei degli ultimi anni che hanno creato una certa instabilità.

Un terzo elemento di criticità sollevato durante le audizioni riguarda la mancanza di chiarezza sulle coperture finanziarie del Piano strutturale di bilancio. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha sottolineato la carenza di dettagli concreti sulle riforme e sulle misure di contenimento della spesa, che dovrebbero essere la colonna portante del piano. Al momento, oltre ai 9 miliardi di euro previsti in deficit, non ci sono informazioni precise su come il governo intenda coprire le ulteriori spese, il che solleva dubbi sulla fattibilità complessiva della manovra. E poi ci sono Comuni e Regioni, preoccupati che eventuali tagli ai trasferimenti o la riduzione delle aliquote Irpef possano pesare sulle loro finanze, compromettendo la capacità di fornire servizi essenziali. La Conferenza delle Regioni ha calcolato che la riduzione delle aliquote da 4 a 3 avrebbe un impatto di circa 1,4 miliardi di euro sui bilanci regionali.

Dubbi e campanelli d’allarme per il governo alle prese con la Manovra. Stasera potrebbe rispondere o provare a rispondere, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, atteso in Commissione Bilancio, al termine delle audizioni.

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Cristina Colli