In nome dell'ambiente l'Europa svaluta le case degli italiani
Il Consiglio Europeo conferma la linea dura verso l'impatto zero delle case entro il 2030. Restare in regola per gli immobili italiani sarà un salasso
E’ in arrivo una direttiva dell’Ue sull’efficientamento energetico nell’edilizia che potrebbe azzerare il valore degli immobili in Italia. Oggi è stato fatto un primo passo in questa direzione con l’approvazione da parte del Consiglio dell'Ue di un accordo su una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia. Gli obiettivi principali prevedono che tutti i nuovi edifici siano ad emissioni zero entro il 2030 e che quelli esistenti siano trasformati in edifici green entro il 2050. Gli Stati membri hanno anche ragionato sulle attestazioni energetiche aggiungendone due: la categoria 'A0' che potrà essere data a tutti quegli edifici che avranno emissioni zero e quella 'A+' che sarà assegnata agli immobili, che oltre ad essere green, apportano anche energia rinnovabile alla rete locale. Obiettivo generale della direttiva è dunque quello di innescare ristrutturazioni su tutto il patrimonio edilizio nazionale e portare ad una graduale eliminazione degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori.
L’accordo raggiunto oggi è importante perché si sono varate delle modifiche, rispetto al documento originale del 15 dicembre scorso, molto più ambiziose e stringenti sia in termini di requisiti energetici che di tempistiche. Se si dovesse proseguire su questa strada, il mercato immobiliare italiano subirà però dei pesanti contraccolpi con edifici che perderanno definitivamente il loro valore e proprietari che si ritroveranno costretti a dover mettere in ordine energetico la loro casa (o immobile ereditato) rispettando le scadenze dettate dall’Ue. Ma non solo, secondo Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia l’obiettivo di zero emissioni per “molti immobili italiani sarà impossibile da raggiungere", visto il nostro patrimonio edilizio anche in termini storico- culturali, a differenza di molti paesi del Nord Europa.
Parlamento Ue diviso e iter legislativo
Sulla proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia il Parlamento europeo è nettamente diviso. Da una parte troviamo i verdi e la sinistra che spingono per una visione meno realista e più radicale del testo e dall’altra il partito popolare europeo, i conservatori e il gruppo identità e democrazia che cercano di trovare una mediazione essendo maggiormente ancorati alla realtà. Forte divergenze ci sono anche a livello di stati membri. I paesi del blocco del nord, spiega Confedilizia, stanno infatti spingendo per adottare una direttiva il più green possibile, al contrario dell’Italia e di tutti quegli stati che hanno una forte componente storico-artistica sul territorio da tutelare.
Le divergenze tra i vari membri dell’Ue, che poi si ripercuotono anche sulle decisioni in merito alla direttiva green, sono però anche fortemente legate a fattori squisitamente culturali. Paesi come la Germania, l’Olanda e la Svezia hanno per esempio, una mentalità completamente diversa rispetto a quella italiana sulla proprietà: il comprarsi una casa non rappresenta un obiettivo personale ambito in questi Stati, tanto quanto lo è nel nostro Paese. La maggior parte dei cittadini degli stati del Nord vive infatti in affitto e la proprietà è molto concentrata nelle mani di pochi. Queste differenze rendono dunque la creazione di una direttiva per la sostenibilità edilizia all’interno dell’Ue di difficile sintesi e mediazione.
Come spiegato dagli esperti di Confedilizia il dossier dell'edilizia green prima di diventare operativo dovrà passare il vaglio di diverse commissioni. La prima sarà quella “Tran” (trasporti e turismo) di domani dove si voterà il documento con le aggiunte inserite; il tutto poi passerà alla Commissione energia e infine alla seduta plenaria dove si dovrà procedere con il voto finale. Nel caso in cui non si dovesse trovare un punto di incontro, in queste riunioni alla luce del giorno, i rappresentanti dei diversi paesi membri si riuniranno “in privato” per arrivare ad una sintesi. Qualunque sia l’Italia dovrà successivamente recepire la direttiva che prevede, per sua natura, l’obbligo per gli stati membri di raggiungere gli obiettivi prefissati, senza possibilità di dribblare le norme decise in sede europea, anche se a svantaggio del proprio mercato immobiliare.
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