Voucher e appalti, cosa prevedono i referendum della Cgil
La Consulta ha considerato ammissibili solo i due quesiti e bocciato quello sull'articolo 18. Si vota (forse) in primavera
Oggi, 11 gennaio la Corte Costituzionale si è pronunciata sull'ammissibilità dei tre referendum proposti dalla Cgil che hanno l'obiettivo di modificare diverse leggi in materia di lavoro e in particolare alcune nome del Jobs Act, l'ultima riforma del welfare approvata dal governo Renzi.
La Consulta ha detto "NO" al referendum abrogativo sulle modifiche all'articolo 18 introdotte con il Jobs act. La Consulta ha infatti dichiarato inammissibile il quesito sui licenziamenti illegittimi, mentre ha dato il suo via libera a quelli sui voucher e sulla responsabilità solidale negli appalti. Tutti e tre i quesiti referendari erano stati presentati dalla Cgil con 3,3 milioni di firme
La consultazione referendaria, secondo quanto prevede la legge, dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Salvo, però, elezioni anticipate; in tal caso i quesiti vengono congelati fino all'anno successivo.
Ecco, di seguito, alcune cose da sapere per comprendere gli effettidei referendum e della vittoria del sì [CLICCA SU AVANTI]:
Voucher
Il primo dei due quesiti previsti dai referendum della Cgil e approvato dalla Corte Costituzionale riguarda i voucher, cioè i buoni cartacei (o elettronici nella loro versione smaterializzata) che servono per remunerare le prestazioni di lavoro occasionale o accessorio (per esempio quelle di un giovane cameriere che saltuariamente va a servire per qualche ora al ristorante).
Leggi qui: come funzionano i voucher
In caso di vittoria dei sì vi sarebbe l'abolizione dei voucher e un datore di lavoro che ha bisogno di prestazioni occasionali dovrebbe ricorrere ad altre forme di inquadramento (CLICCA SU AVANTI).
Il Jobs Act e i buoni lavoro
Va ricordato che i voucher sono stati introdotti nel 2003 con la cosiddetta Legge Biagi ma hanno avuto largo utilizzo solo dal 2012 in poi, quando la Riforma Fornero ne ha esteso l'applicabilità (prima abbastanza limitata). Il Jobs Act di Renzi ha invece introdotto meccanismi che rendono più difficile l'utilizzo abusivo dei voucher, rendendoli tracciabili elettronicamente. Tuttavia, la stessa riforma del governo Renzi ha anche alzato da 5mila a 7mila euro annui la soglia massima di reddito che un lavoratore può conseguire attraverso questi strumenti. Il referendum della Cgil, come già ricordato, mira invece ad abolire del tutto i buoni-lavoro, poiché li ritiene colpevoli di generare occupazione precaria e malpagata.
Appalti
Il secondo quesito referendario proposto dalla Cgil (un po' più tecnico degli altri due) e approvato dalla Consulta, mira ad abolire l'articolo 29 del decreto legislativo n. 275 del 10 settembre 2003 (che ha subito diverse modifiche nel 2012). Se vincessero i sì verrebbe reintrodotta la responsabilità solidale di un'azienda che concede delle opere o dei servizi in appalto per le violazioni ai danni dei lavoratori commesse dall'impresa appaltatrice. L'obiettivo è spingere l'azienda committente a vigilare con maggior severità sull'azienda vincitrice dell'appalto.
Articolo 18
Il quesito più importante di tutti ma bocciato dalla Consulta, era quello che mirava a ripristinare l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori che obbligava le aziende con più di 15 addetti a riassumere sempre un dipendente, quando il suo licenziamento risultava ingiusto secondo una sentenza del giudice. L'articolo 18 è stato in parte abrogato dalla legge Fornero del 2012, che ha eliminato l'obbligo di reintegro per i licenziamenti legati a ragioni economiche e ha lasciato ai giudici la facoltà di decidere se far rientrare il lavoratore al suo posto, nel caso dei licenziamenti legati a ragioni disciplinari. Poi è arrivato il Jobs Act, che ha cancellato del tutto l'obbligo di reintegro, ma soltanto per i nuovi contratti di lavoro stipulati dal marzo del 2015 in poi.
Ma la consulta lo ha bocciato e quindi tutto resta come allo stato attuale.
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