Artigianato e made in Italy, tre esempi di successo
Giulia Andreoli nella sua imprese artigiana di Bijoux "I Balutì" di Milano
Economia

Artigianato e made in Italy, tre esempi di successo

Balutì, Nextmaterials e Ker.Co. Quando il piano B diventa (un piccolo) business

Nerogiardini finanzia nelle Marche la scuola per maestri calzaturieri . A Penne Brioni accoglie italiani e stranieri ai corsi interni che insegnano i segreti dell’alta sartoria, a Firenze si impara la concia e un po’ ovunque la tradizione artigiana italiana si riafferma come antidoto alla crisi e alla disoccupazione: le imprese artigiane continuano a creare nuovi imprenditori crescendo al ritmo di circa 385 piccole società al giorno. Risultato? Oggi l’artigianato copre il 23,4% delle aziende censite da Unioncamere (circa 1,14 milioni su un totale di poco più di 6 milioni) e occupa circa 3 milioni di persone tra lavoratori indipendenti e dipendenti . In particolare, nel secondo trimestre del 2013, erano ben 576.177 i giovani imprenditori italiani sotto i 40 anni, di cui il 21,2% donne.

Molti di loro si incontreranno a Milano dal 30 novembre all’8 dicembre in occasione della diciottesima edizione di Artigianato in fiera che raggruppa in tutto oltre 2.900 espositori provenienti da 113 Paesi suddivisi su tre aree geografiche: Italia, Europa e Paesi del Mondo. Al centro della loro attività, l'e-commerce come leva principale del business anche se di piccole dimensioni. Il portale in doppia lingua (italiano e inglese) MakeHandBuy.com (che verrà presentato contestualmente all'avvio della Fiera) offre proprio questo: una piattaforma per l'e-commerce riservata esclusivamente alle aziende artigiane espositrici della manifestazione, che durante tutto l’anno potranno vendere i propri articoli online, dall’arredamento all’abbigliamento, passando per accessori, enogastronomia e oggettistica. "Una grande opportunità” nelle intenzioni di Antonio Intiglietta, presidente della società di gestione della Fiera Ge.Fi Spa.

Ecco dunque tre storie esemplari di come l’artigianato possa diventare impresa.

Dall’Enel alle collane per arrivare in Giappone.
Giulia Andreoli ha 66 anni e dal suo laboratorio milanese di via Meucci sforna collane in materiali naturali, anallergici e creativi. In sette anni di attività ha inserito in catalogo ormai 150 crezioni richieste oggi non soltanto in Italia ma anche in Giappone, Portogallo e Belgio. Giulia è un’ ex pensionata amministrativa dell’Enel, che si è inventata una seconda vita professionale. “Tutto è cominciato per caso, quando si ruppe la collana regalatami da mia figlia per la pensione” racconta. “Cercai qualcuno che la riparasse, senza successo. Così reinfilai io stessa le perle seguendo un mio disegno più creativo e l’apprezzamento ricevuto da parenti e amiche mi ha poi spinto a continuare e ad avviare "Balutì", la mia piccola società”.
Prima sono arrivate le commesse delle amiche, poi dei conoscenti, poi gli amici degli amici e, dopo due Fiere, in business è decollato. “Non posso dire di essere in attivo da quando ho assunto due collaboratrici” conclude. “Ma cresciamo sempre, io non mi annoio più ed ho creato due nuovi posti di lavoro”.

Il politecnico “artigiano” che col design finanzia la ricerca.
L’azienda si chiama Nextmaterials ed è uno spin off del Politecnico di Milano nato da un’idea di alcuni docenti riuniti nel Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei materiali. Detto così, verrebbe da dire: cosa ci fanno gli ingegneri alla fiera artigiana? Ebbene, i ricercatori si sono inventati un materiale che depura gli ambienti e lo hanno inserito all’interno di oggetti di design in cartone ondulato, ad esempio dei cactus. Il prodotto funziona. E se lo contendono negozi cool come Cargo e HiTech all’interno di un circuito che già copre una ventina di punti vendita e insegne varie in Italia. “Abbiamo investito nel progetto circa 25 mila euro e nel primo anno di attività abbiamo già recuperato la spesa”, racconta Alberto Cigada, docente di tecnologia dei materiali al PoliMi. "Adesso contiamo di guadagnare, ma con un obiettivo insolito: quello di reinvestire tutti i proventi nella ricerca per lanciare nuovi progetti o brevetti". I depuratori CactusNext sono in grado di abbattere batteri e polveri sottili. Sono attualmente utilizzati come sperimentazione di strumenti di filtraggio all’interno di ospedali e uffici e hanno già fatto da apripista a una linea di nuovi prodotti: dai profumatori per ambiente agli oggetti di arredamento per arrivare. "Pur di finanziare la ricerca e offrire nuove possibilità ai nostri studenti, non lasciamo nulla di inesplorato", conclude Cigada.

La tazza da pensare del fotografo di moda.
L’attività di Claudio Cipriani, 47enne pugliese che Milano ha adottato come fotografo di moda, si identifica con una tazza bucata e sapientemente modellata. Non vi si può bere nulla, ma è un piacevole oggetto di design che ha lo scopo di far pensare. “Ragionavo da anni attorno all’idea di un oggetto che aiutasse le persone a pensare alle cose semplici che diamo per scontate e quindi perdiamo, senza vedere la felicità di ciò che spontaneamente ci portano” spiega Cipriani. “E così è nata la tazza, da cui l’acqua scivola via senza farsi suggere o afferrare. Il conceto è chiaro: nulla è più scontato dell’acqua, senza acqua non possiamo vivere, eppure spesso la lasciamo scivolare via senza apprezzarla”.La fotografia continua ad essere l'attività principale di Cipriani, ma il "design concettuale" potrebbe funzionare come "piano B lavorativo”. La società Ker.Co è infatti nata nel 2011 e anche se non ha ancora ripagato i 25mila euro di investimento “ha buon prospettive” continua il fondatore. “Certamente al momento questa non è e non può essere la mia attività principale, ma se la vendita funziona penso di assumere un collaboratore per aiutarmi nelle realizzazioni e nel commercio, mentre io continuerò a divertirmi con lo sviluppo dei prodotti”. Alla tazza si sono infatti già aggiunti numerosi altri manufatti, “ma la vendita resta diretta presso il mio show room di Milano o via internet, in modo da evitare troppo ricarico sul prezzo”. Anche questo è rilancio dell’economia.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

Scrivimi a: antbersani@alice.it

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