Auto, crescono i contratti di leasing. Ma uno su cinque non paga
Si va da un semplice ritardato pagamento, ad una situazione di insolvenza che si protrae alcuni mesi, sino al totale stop dei pagamenti
La decisione di Ford di brevettare un software che blocca l’auto in caso di mancato pagamento delle rate riaccende i fari sui contratti di leasing ed affitto a lungo termine. Secondo i dati ufficiali Unrae nei primi nove mesi del 2022, gli ultimi finora ufficiali, in Italia sono stati stipulati 445.530 contratti, con una crescita del +11,1% rispetto al 2021, seppur con una durata media scesa leggermente da 23 a 20 mesi. Ma le prime proiezioni per l’intero anno parlano di un exploit che sfiora quota 600 per un business che dovrebbe superare i dodici miliardi di euro (+7%). Un trend favorevole che però, secondo gli operatori, non potrà non risentire del rialzo dei tassi d’interesse.
E qui veniamo a Ford perchè più contratti significa anche maggior morosità. Sono circa uno su cinque gli accordi in varia misura a rischio. Si va da un semplice ritardato pagamento, ad una situazione di insolvenza che si protrae alcuni mesi, sino al totale stop dei pagamenti. E ciò non riguarda soltanto aziende o privati (i contratti di questi ultimi sfiorano ormai il 20%) ma anche la pubblica amministrazione. Solo lo scorso anno Comuni, Asl e pubblica amministrazione centrale (che secondo i dati Formez possiedono circa 90.000 veicoli) hanno contratto un debito di oltre 50 milioni di euro in mancati pagamenti.
Perché scegliere questa formula
A giocare in favore di affitto a lungo termine e leasing gioca il fatto che non si sborsa subito l’intero costo dell’auto e in molti casi si possono detrarre le somme dalle imposte. Inoltre non ci si preoccupa più di bollo, assicurazione, tagliandi, manutenzione. A sfavore il recente aumento dei tassi d’interesse che, come sui mutui, rendono le rate più salate.
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