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ANSA/EPA/TONI ALBIR
Economia

Automobili elettriche, perché puntare sulla Cina conviene

Quindici milioni di vetture "pulite" entro il 2030: una domanda che la produzione interna non può soddisfare

Quando si parla di Cina, tutto assume dimensioni colossali. Vale anche per il mercato automobilistico, cui il Wall Street Journaldedica un servizio concentrandosi sulle opportunità offerte per i veicoli a trazione elettrica.

Le potenzialità del mercato cinese

Sono già settecentomila le vetture di questo genere in circolazione lungo le strade cinesi, un numero che porta il Paese ad essere il primo al mondo nel settore. A sostenere le vendite di automobili elettriche sono le politiche che sono state adottate dal governo centrale per contrastare la piaga dell'inquinamento atmosferico e che hanno seguito un approccio fortemente innovativo: ai tradizionali sussidi finanziari all'acquisto (che in Cina abbattono di un terzo i prezzi al consumatore) si sono aggiunte strette misure regolamentari. Un esempio? Esistono diversi tipi di targa e solo alcuni consentono di circolare all'interno del centro di molte megalopoli cinesi. Con una vettura elettrica, è possibile procacciarsi un ambito permesso di circolazione anche in aree urbane come quelle di Pechino, Shanghai o Shenzhen, dove ormai gli uffici della motorizzazione assegnano le nuove targhe per veicoli a benzina estraendo a sorte i beneficiari: solo nella capitale, la domanda è tale che la possibilità di vincere questa singolare lotteria è una su cinquantamila. 

Le ambizioni delle aziende cinesi

L'obiettivo dichiarato da Pechino è di far vendere quindici milioni di auto elettriche entro il 2030. Un modo per combattere l'inquinamento dell'aria, ma, allo stesso tempo, anche per sostenere la crescita dell'industria automobilistica nazionale. Un programma che sta avendo successo, visto che la cinese BYD ha iniziato ad esportare le proprie berline persino negli Stati Uniti, scegliendo come testimonial per la sua nuova e massiccia campagna pubblicitaria addirittura Leonardo Di Caprio.

Perché investire in Cina conviene a tutti

Tuttavia, si stanno creando sempre più spazi anche per le compagnie straniere che esportano in Cina e che saranno ancor più favorite dalla progressiva riduzione dei sussidi all'acquisto, la cui fine è programmata per l'anno 2020. Ne stanno approfittando sia marchi di alta gamma, come Tesla, sia di livello medio. Volkswagen, ad esempio, è pronta a lanciare sul mercato circa trecento nuovi modelli di vetture elettriche, che avranno come mercato principale proprio quello cinese, la Toyota sta per avviare linee di produzione che sforneranno auto che rispondono alle specifiche tecniche richieste per circolare in Cina, mentre la Mercedes ha stretto un accordo con la Beijing Automotive Industry per un investimento di oltre settecento milioni di dollari nel settore. La corsa al mercato cinese è appena cominciata, ma vincerà chi saprà posizionarsi più in fretta.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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