Banca Etruria e le altre: le presunte truffe
Le ipotesi di reato su cui stanno indagando i magistrati riguardo all'istituto aretino, Banca delle Marche e Carife
Arezzo, Ancora e Ferrara. Sono le città in cui le procure della repubblica stanno indagando sul crack delle banche regionali oggi al centro del dibattito politico: Banca delle Marche, Banca Etruria e Carife. A questi tre nomi, bisogna aggiungere quello di Cassa di Risparmio di Chieti, altra banca regionale in dissesto su cui, al momento, non risultano però aperti dei fascicoli di indagine nella procura della cittadina abruzzese. Ecco, di seguito, una panoramica sulle ipotesi di reato a cui stanno lavorando i magistrati.
Truffa ai danni dei clienti
Per tutte le anche finite nel crack, le associazioni dei consumatori hanno presentato diversi esposti alla magistratura e alla Guardia di Finanza per presunte truffe ai danni della clientela. Molti azionisti e obbligazionisti lamentano il fatto che i prodotti finanziari acquistati (in particolare i bond subordinati che oggi non valgono più niente) erano stati presentati allo sportello come strumenti d'investimento sicuri, che non esponevano ad alcun rischio di perdite.
Ostacolo alla vigilanza
E' l'ipotesi di reato su cui indagano da più tempo i pm, sulla base della documentazione inviata alla magistratura dai commissari di Bankitalia. Secondo l'agenzia Adnkronos, dovrebbero essere rinviati a giudizio, proprio con l'accusa di aver ostacolato la vigilanza, alcuni dirigenti di Banca Etruria come l'ex presidente Giuseppe Fornasari, l'ex direttore generale Luca Bronchi e il dirigente David Canestri. La stessa fattispecie di reato è stata ipotizzata anche per diversi manager di Banca delle Marche.
False fatturazioni
E' un'altra delle ipotesi di reato su cui stanno indagando i magistrati, in particolare quelli di Arezzo. L'ipotesi è che i vertici di Banca Etruria abbiano emesso alcune presuntefatture false per consulenze, in realtà mai effettuate. Nei giorni scorsi, c'è stata però la smentita da di una delle società indicate dai giornali come bersaglio delle indagini nella vicenda di Banca Etruria. Si tratta del gruppo di consulenza finanziaria Methorios Capital, i cui vertici sostengono di non aver ricevuto avvisi di garanzia e di aver svolto operazioni assolutamente regolari, peraltro dichiarate anche al fisco.
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Conflitto di interesse negli affidamenti
I prestiti facili agli amici degli amici hanno messo nei guai tutte e quattro le banche regionali salvate in extremis dal governo. Assieme agli affidamenti di manica larga, però, i magistrati ipotizzano che ci siano stati anche dei veri e propri conflitti di interesse. E' il caso di Banca Etruria dove pare che gli ispettori di Bankitalia abbiano fatto emergere ben 185 milioni di euro affidamenti concessi ai consiglieri dell'istituto, di cui 18 milioni sono finiti in sofferenza.