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Ansa
Economia

Banche: chiuse altre 163 filiali, al sud la situazione è critica

La chiusura di questi sportelli nei primi sei mesi del 2024, ha lasciato oltre 4 milioni di cittadini e circa 266 mila imprese senza un punto di riferimento sul territorio nazionale

Altro che panda, qui serve un Wwf per salvare gli sportelli bancari ormai in via d'estinzione, come i simpatici orsi cinesi mangiatori di bambù. La chiusura di ulteriori 163 filiali, nei primi sei mesi del 2024, ha lasciato oltre 4 milioni di cittadini e circa 266 mila imprese senza un punto di riferimento sul territorio nazionale, aggravando la già preoccupante desertificazione bancaria che affligge un quarto del territorio nazionale (nel solo biennio 2022-2023, sono state chiuse 1.500 filiali in tutto il Paese).

A lanciare l'allarme è il recente rapporto dell'Osservatorio di First Cisl che evidenzia una situazione sempre più critica per il tessuto produttivo e sociale del nostro Paese, soprattutto al Sud. Province come Grosseto, Ravenna, Reggio Emilia e Pisa presentano, infatti, un minor grado di depauperamento, essendo riuscite a mantenere un numero significativo di sportelli sul territorio, garantendo così un migliore accesso ai servizi finanziari per la popolazione e le imprese locali. Al contrario, le province che si trovano agli ultimi posti della classifica, come Vibo Valentia e Isernia, sono le più colpite dal fenomeno. Questi territori hanno visto una drastica riduzione del numero di filiali, con gravi ripercussioni sul tessuto economico e sociale locale. La mancanza di accesso a servizi finanziari essenziali in tali aree rischia di esacerbare ulteriormente le disparità già esistenti, e di creare squilibri anche sul fronte industriale e occupazionale.

«È particolarmente preoccupante notare come questa situazione non sia frutto di un'evoluzione digitale, come si potrebbe supporre, ma di un processo di abbandono che esclude fasce significative della popolazione, soprattutto anziana, dalla possibilità di accedere ai servizi essenziali», ha commentato Antonio Visconti, presidente Ficei (Federazione italiana consorzi enti industrializzazione) e numero uno dell'Area di sviluppo industriale di Salerno.

«Infatti, solo il 51,5% degli italiani utilizza l'internet banking, una percentuale ben al di sotto della media europea. Per le imprese, questo scenario rappresenta una sfida particolarmente ardua. La chiusura degli sportelli non solo limita l'accesso ai servizi finanziari necessari per la gestione quotidiana, ma contribuisce anche a un progressivo isolamento economico delle aree più periferiche, riducendo ulteriormente le possibilità di crescita e sviluppo», aggiunge.

«Nel contesto attuale, è fondamentale che i grandi gruppi bancari, pur continuando a perseguire politiche di redditività, non perdano di vista il loro ruolo sociale. Il nostro invito è a considerare con maggiore attenzione le esigenze dei territori e delle comunità che vi risiedono, investendo in soluzioni che possano garantire un accesso equo ai servizi finanziari per tutti, indipendentemente dalla localizzazione geografica».

Nel 2024, la crescita del Pil italiano è prevista allo 0,9%, un tasso stabile rispetto al 2023 ma inferiore rispetto agli anni precedenti. Questo rallentamento è in parte attribuibile alla riduzione degli investimenti e alla stretta creditizia, che ha limitato l'accesso ai finanziamenti necessari per l'espansione delle attività economiche. In questo contesto, la presenza delle banche diventa cruciale per sostenere la crescita, specialmente in un momento in cui la domanda di credito rimane debole e le condizioni finanziarie sono più restrittive rispetto al passato.

«Questa dicotomia tra Nord e Sud richiede un intervento urgente e mirato per ridurre le disuguaglianze territoriali. È fondamentale che le politiche di sviluppo economico e sociale tengano conto di queste differenze, promuovendo misure che possano contrastare la desertificazione bancaria nelle regioni del Mezzogiorno, garantendo così – ha concluso Visconti – un accesso equo ai servizi finanziari essenziali per tutti i cittadini e le imprese del Paese».

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Simone Di Meo