Banche: sportelli, quanti ne resteranno in futuro
Nel 2017 sono stati chiusi oltre 1.600 filiali. A questo ritmo in 15 anni non ci sarebbe più alcuna presenza fisica degli istituti sul territorio
La rivoluzione web spazza via sempre più posti di lavoro anche nei servizi finanziari. In Italia negli ultimi sette anni, che comprendono la crisi bancaria del 2015 -2017, sono stati chiusi 6.289 sportelli, mentre il numero degli addetti è sceso di 26.249. Dalla fine del 2010, nel pieno della crisi del debito europeo, a oggi ben 383 comuni sono rimasti totalmente privi di filiali di banche dove andare a prelevare contanti o effettuare altre operazioni. La fotografia emerge dall'ultima ricerca dell'Ufficio Studi del sindacato First Cisl sull'andamento della presenza territoriale delle banche italiane.
Sempre meno comuni serviti
Stando alla ricerca, i comuni serviti da almeno una filiale bancaria sono scesi a 5.523 nel 2017: sette anni prima erano 5.906. A restare sguarnite sono le aree marginali, abitate da una popolazione più anziana, che sarebbe tornata a nascondere i soldi sotto il materasso ("si trova ora costretta a mantenere in casa maggiore disponibilità di contante" si legge nella ricerca). Altrettanto sottostimato, secondo il sindacato, è l'impatto sull'economia locale: sette anni fa c’erano poco più di 7 sportelli ogni 1.000 imprese. Ora sono solo 6.
In Italia, secondo le più recenti statistiche di Bankitalia, a fine 2017 si contavano 27.374 sportelli, il 43 per cento appartenenti alle banche più grandi. Stando alle stime diffuse a inizio anno dalla Fabi, entro il 2019 sono previste altre 3.000 chiusure, tanto che a inizio 2020 si stima un'ulteriore riduzione delle filiali operative, che dovrebbero scendere a circa 24 mila. A inizio 2010 erano 34 mila, 10 mila in più.
Il trionfo dell'home banking
I top manager giustificano l'abbandono del territorio con l'avanzata del digitale: la banca "elettronica" ormai ha preso piede, tanto che nel 2017 risultavano connesse online con la loro banca, tramite l'home banking, 68 famiglie su 100 (e 71 imprese su 100). Erano 46 nel 2010.
Numeri che fanno pensare, anche se la rivoluzione digitale, a detta dei sindacalisti, è un pretesto usato dai vertici aziendali soprattutto per giustificare il taglio dei costi: il ritmo delle chiusure dalla fine del 2010 è stata del 18,7% contro un calo di accessi alle agenzie solo del 7,5%. Gli italiani, infatti, nonostante possano utilizzare gli smartphone per accedere al proprio conto corrente, continuano ad entrare in filiale: First Cisl ha contato 26 milioni di italiani che continuano a rivolgersi a uno sportello bancario, oltre la metà della popolazione maggiorenne.
"La verità è che le banche si sono trasformate in distributori di prodotti finanziari di massa, come vendessero telefonini o abbigliamento, e dunque mirano soprattutto a tagliare i costi. Così è inutile sperare nella ripresa dell'economia, urge una riforma socialmente utile del sistema bancario e l'occasione per avviarla è il prossimo rinnovo dei contratti nazionali" spiega il segretario generale di First Cisl, Giulio Romani.
2017, anno nero per gli sportellisti
Ma guardiamo ad altri numeri della ricerca. Più di un quarto delle filiali perse negli ultimi sette anni è stato chiuso nel solo 2017: a fine 2010 si contavano 33.663 agenzie bancarie; il 31 dicembre scorso erano scese a 27.374 e ben 1.653 chiusure si sono concentrate in 12 mesi. Risultato? In un solo anno siamo scesi da 48 a 45 filiali ogni 100.000 abitanti. "Se si andasse avanti a questo ritmo in una quindicina d'anni non ci sarebbe più alcuna presenza fisica delle banche sul territorio" spiega Riccardo Colombani, responsabile dell'ufficio studi First Cisl.
"Il problema è che il crollo del numero dei dipendenti bancari ha come ricaduta un rallentamento del servizio, tant’è che il 15% dei clienti dichiara di dover fare una coda superiore ai 20 minuti contro il 14% del 2011: è come se si trattasse di una strategia delle banche per far entrare meno gente possibile in filiale e poter continuare così le chiusure indiscriminate e il taglio del personale" conclude Colombani.