Baravalle: «Meloni, sistemato il Superbonus, salvi l’edilizia»
Gli italiani devono tornare ad avere fiducia di chi li governa; è la richiesta dell'ad di Dario's
Non c’è dubbio, il Superbonus, da grande promessa di rigenerazione del territorio e volano d’innesco per diversi settori economici, è diventato un vero e proprio incubo per committenti, tecnici, aziende e famiglie. Come noto, questa misura metteva totalmente a carico dello Stato gli oneri di ristrutturazione degli edifici, per il miglioramento e l’ottimizzazione delle prestazioni energetiche. Ma le cose, come denunciato nel corso del 2022 da tecnici e imprese, si sono fatte sempre più complesse e nebulose. Ne parliamo con Luca Baravalle, amministratore delegato di Dario's.
Luca Baravalle, ad Dario's
Cosa ne pensa?
«I continui “correttivi”, dieci in dodici mesi, hanno avuto come principale effetto la riduzione della capienza fiscale di tutto il sistema. Ma non solo. Abbiamo assistito gradualmente alla perdita di fiducia degli italiani verso un’iniziativa nata da sani e nobili principi, ma che negli ultimi 20 mesi si è trasformata, man mano, in una trappola mortale per l'economia, ed in particolare tutti gli operatori del comparto edile, soprattutto i più piccoli e gli artigiani».
Cosa non ha funzionato?
«La gestione confusionaria delle norme, con cambiamenti del sistema della cessione del credito, passato da un sostanziale “assegno circolare” a un sistema che prevede una cessione sempre più burocratizzata col passare dei mesi, fino ad arrivare al solo tramite degli operatori finanziari accreditati, e per un’unica volta. La cessione multipla è poi ritornata, ma con l’introduzione della responsabilità delle banche in eventuali truffe: in un momento in cui le banche non vogliono più assumersi la responsabilità neppure sul loro mestiere lei crede che si mettano a farlo per il mestiere di altri? La norma è poi stata modificata con l’introduzione nella legge di conversione del Decreto Aiuti bis, con la quale vengono, di fatto, eliminate le responsabilità degli istituti di credito sia per il Superbonus che per le altre agevolazioni edilizie, ma solo in prima analisi, e le banche non hanno quindi modificato il loro atteggiamento di diffidenza alla riapertura potenziale del mercato della compravendita dei crediti d’imposta. Il blocco della cessione ha mostrato la portata di questo meccanismo soprattutto negli interventi di superbonus 110%, spesso portati avanti da soggetti privi di capienza fiscale e di capitali che contavano esclusivamente sullo sconto in fattura da parte delle imprese. Dalle prime modifiche all'originario meccanismo delle opzioni alternative, definito all'art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio), è risultato evidente a tutti che il sistema sarebbe collassato».
Il governo ha però avviato una revisione complessiva del sistema di detrazioni fiscali nel settore dell'edilizia. Cosa si auspica?
«Era urgente e necessaria una revisione complessiva del sistema delle detrazioni fiscali nel settore dell’edilizia, soprattutto visti i problemi economici in cui sta letteralmente affogando il Paese in questo momento. Anche con il passaggio al Superbonus 90% la revisione andrà fatta dando indicazioni certe e regole chiare in grado, da una parte di non prestare il fianco a comportamenti scorretti e mere speculazioni, e dall’altra a fornire ai committenti ed agli operatori linee di condotta non passibili di modifiche in corsa, tentennamenti ed incertezze. Chi deve investire cifre cospicue non ha bisogno di dubbi e timori, ma certezze in grado di dare la serenità ad operazioni che rivestono grande importanza per il comparto edilizio, che a seguito dei vari bonus ha inizialmente vissuto momenti di grande euforia, come non se ne vedevano da molti, troppi anni. Vista l’importanza che il settore riveste sul sistema economico globale, ricordiamo che si parla di oltre il 10% del PIL, sarebbe miope riservare a un aspetto così fondante per l’economia della Nazione una attenzione residuale, facendo proclami, annunci di riduzione delle aliquote, introduzione di correttivi che più che altro suonano punitivi, fattori di incertezza che possono avere il solo effetto di allontanare gli stakeholders da un comparto giudicato a rischio. Si è sentito tutto e il contrario di tutto: “Il governo Meloni si appresta a cambiare il Superbonus 110%”. “Con una «manutenzione straordinaria» che farà scendere la quota di rimborso al 90% per i condomini” o “Riaprendo però le porte alle abitazioni unifamiliari con la stessa percentuale. A patto però che siano utilizzate come prima casa” oppure “i proprietari devono rientrare in una soglia di reddito ancora da fissare e calcolata in base al quoziente familiare» .
Come si può pensare che queste incertezze possano dare serenità a chi deve mettere dei soldi in una operazione a rischio?
«Inoltre una delle principali ricchezze dell’Italia è costituita dal patrimonio immobiliare degli italiani; si parla quindi di ristrutturare e quindi ottenere una maggior tutela sul patrimonio creato dal lavoro e dal sudore di intere generazioni, questo aspetto è determinante per un Governo che dice di voler riportare l’interesse nazionale al centro del proprio impegno! Questo aspetto può rivelarsi un grandissimo rinnovamento strategico nel rapporto Governo-cittadini di cui Giorgia Meloni mi auspico diventi artefice e protagonista».
Quale linea di condotta dovrebbe seguire il governo Meloni?
«Secondo me il nostro Presidente può dimostrare agli italiani che ha le idee chiare per il futuro del patrimonio dei loro figli: questo atteggiamento sarebbe finalmente percepito come serietà da parte dell’esecutivo. Inoltre con l’edilizia, che è il segreto di pulcinella, Meloni riuscirebbe davvero a dare un forte impulso all’economia del paese. È inaccettabile sentire che un governo intende abbandonare un provvedimento valido perché non riesce a controllarne l’onestà d’azione, questo significa lanciare un messaggio di debolezza e insicurezza. Dobbiamo portare alla conclusione i progetti già avviati perché ci sono troppe esposizioni finanziare al riguardo, che coinvolgono l’intera penisola, e regolamentare meglio ma senza eccessivi lacci e vincoli quelli nuovi. Ricordiamoci che oltre all’economia, tema fondamentale per la nostra sopravvivenza, anche l’ambiente ed il clima, temi di così grande attualità, ne trarrebbero un indubbio vantaggio sul breve, medio e lungo periodo».
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