Bce. Mercato del credito in affanno dopo un anno di costo del denaro sempre più alto
I prestiti alle famiglie e alle imprese sono crollati di 40 miliardi di euro lo scorso anno, segnale di una difficoltà a gestire l'indebitamento finanziario. Ma nel 2024 i mercati azionari potrebbero vivere un anno con il segno positivo
Mentre i mercati scommettono su un taglio dei tassi entro la primavera e il credito italiano arranca sempre di più, i banchieri della Bce hanno occhi solo per le buste paga che sono mediamente aumentate del 5% l’anno. Lo ha detto la Presidente della Banca Centrale, Christine Lagarde, e lo ha ripetuto Isabel Schnabel, economista tedesca che da gennaio 2020 è un membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, che un allentamento dei tassi potrebbe innescare la ripresa dell'inflazione. Accanto a queste parole da falco il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, pensa che un’analisi più approfondita dei dati potrebbe attenuare le preoccupazioni sulla crescita nominale dei salari. Posizione che sottolinea la necessità di un taglio dei tassi, a partire da questa primavera, se si vogliono evitare altri disastri sul mercato del credito e più in generale sull’economia nazionale.
Un anno dopo… sempre peggio
Un'impresa ha stimato che nel corso del 2023 i prestiti bancari alle famiglie e alle imprese sono crollati di 40 miliardi di euro, ad un ritmo di 3 miliardi al mese, e le sofferenze degli istituti di credito di oltre il 16%. Segnale, quest’ultimo, sintomo di una difficoltà della clientela a gestire l’indebitamento finanziario quando i tassi sono in aumento. Entrando nel dettaglio dei dati, i prestiti destinati alle aziende sono passati dai 647,5 miliardi di dicembre 2022 ai 617,9 miliardi di dicembre scorso, con una diminuzione di 29,5 miliardi (-4,56%). Sono diminuiti sia i finanziamenti a breve termine (fino a 1 anno di durata), passati da 145,4 miliardi a 141,4 miliardi in calo di 3,9 miliardi (-2,72%), sia quelli di lungo periodo (con scadenza superiori a 5 anni), passati da 347,1 miliardi a 321,5 miliardi in discesa di 25,5 miliardi (-7,37%).
Sul fronte delle famiglie la situazione non migliora. La variabile più rilevante sono i prestiti. Questi fanno registrare un andamento negativo: -14,1 miliardi. Non bene neanche il mercato dei mutui, dato che lo stock è passato da 426,9 miliardi a 424,6 miliardi con una variazione negativa di 2,3 miliardi in 12 mesi (-0,54%). Cresce, invece, il credito al consumo, anche se a un ritmo nettamente inferiore rispetto agli scorsi anni: l’aumento registrato è di 6,2 miliardi (+5,44%).
Un nuovo equilibrio
La Bce deve fare i conti con un nuovo assetto. Non torneremo mai ai livelli del 2019 e da una parte va anche bene così. Molto probabilmente dovremmo iniziare a confrontarci con un’inflazione più volatile dato che “da una parte ci saranno le pressioni verso il basso (il calo dei costi energetici) ma dall’altra gli ingenti investimenti per la transizione energetica e le dinamiche demografiche spingeranno i prezzi verso l’alto”, spiega Carlo Benetti, Market Specialist di Gam (Italia) Sgr. L’economia europea sta attraversando una fase negativa, di rallentamento, eppure per i mercati azionari europei è possibile che il 2024 sia un altro anno positivo. “La volatilità rimarrà probabilmente elevata, continuerà a ballare la cumbia della noia al ritmo delle opposte tensioni tra banchieri centrali rigoristi e mercati che scommettono sul vicino allentamento della politica monetaria”, conclude Benedetti.