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(Ansa)
Economia

La Bce sui tassi ha sbagliato tutto. E lo dice pure lei

Dopo aver massacrato famiglie ed aziende con l'aumento dei tassi di interesse Francoforte ammette che l'inflazione è causata da intoppi nella catena produttiva e che la sua strategia non funziona...

La Bce ci ripensa e ammette che forse si era sbagliata: ad alimentare la fiammata dei prezzi negli ultimi anni è stata solo in parte la bolletta energetica. La vera responsabilità è da attribuire ai famigerati colli di bottiglia lungo la filiera dell’offerta emersi dopo i lockdown. «Riteniamo che gli choc legati all’interruzione della catena di approvvigionamento e gli choc energetici abbiano svolto un ruolo chiave nel modellare l’inflazione ma i primi hanno contribuito maggiormente, anche perché sono piuttosto persistenti». È quanto emerge da uno studio Bce pubblicato sul suo sito. Un sostanziale riconoscimento che a Francoforte non hanno capito molto sulle cause dell’inflazione.

Non è nemmeno la prima volta. Un report di qualche mese fa sebbene in modo più velato spiegava che «l’inflazione nell’area euro è stata in gran parte guidata dagli choc dal lato dell’offerta nella ripresa post pandemia. In particolare, i colli di bottiglia sulla catena delle forniture e gli choc dei prezzi del gas e del petrolio hanno spinto nella stessa direzione, supportando una narrazione sfortunata per l’episodio di elevata inflazione». I colli di bottiglia e i rincari delle bollette hanno generato la greedflation, ovvero la cosiddetta avidità di profitti che ha spinto le aziende ad alzare i prezzi finali per mantenere o aumentare i margini. Una sorta di legittima difesa da parte delle imprese, soprattutto grandi, che si tutelano dai rincari che a loro volta subiscono riversando l’aumento dei costi sugli utenti. Secondo Maeva Cousin di Bloomberg economics, proprio i profitti aziendali sono stati un fattore trainante dell’aumento dei prezzi rispetto al costo del lavoro per un po’ di tempo, dall’inizio del 2021. L’analista calcola che l’aumento dei margini abbia generato più di due terzi dell’inflazione alla fine del 2022. Una corsa dei prezzi che la Bce non aveva visto, tanto che ha iniziato ad alzare i tassi solamente a luglio del 2022. Fino a quel momento aveva sostenuto che il rialzo dei prezzi era solo un fenomeno transitorio destinato a rientrare presto. Il comunicato emesso nella riunione del 9 giugno testualmente recita: «La moderazione dei costi dell’energia, l’attenuarsi delle turbative dell’offerta connesse alla pandemia e la normalizzazione della politica monetaria dovrebbero determinare un calo dell’inflazione». Sembrano parole pronunciate da marziani. Solo vivendo in un altro pianeta non si vedeva che l’aggressione russa all’Ucraina aveva sconvolto il mondo. L’inflazione a marzo 2022 era arrivata al 6,5%. Oltre tre volte e mezzo più alta del tetto del 2% fissato nello statuto della Bce. Ma a Francoforte vivevano in una bolla statistica.

«Molte aziende sono state in grado di aumentare i propri margini di profitto in settori caratterizzati da un’offerta limitata e da una domanda in ripresa», aveva detto ai suoi colleghi il capo economista Philip Lane, sostenendo che «negli ultimi due anni i salari hanno avuto solo un’influenza limitata sull’inflazione e che l’aumento dei profitti era stato significativamente più dinamico».
A luglio il principio di realtà impone le sue regole e la Bce inizia una forsennata corsa al rialzo dei tassi. Il costo del denaro arriva in un anno al 4,5% e non è ancora chiaro quando ci saranno i primi tagli ai tassi, considerando che l’inflazione complessiva è scesa al 2,9% con l’Italia addirittura allo 0,6%. Un mega ribasso nel giro di un anno scaturito dal crollo delle quotazioni del gas e dalla risoluzione della crisi lungo le catene di fornitura, rendendo dunque superfluo l’intervento massiccio della Banca centrale. La stretta ha prodotto però come risultato la crisi dell’industria continentale. Come dimostra un altro studio Bce gli choc di politica monetaria hanno un impatto sul manifatturiero quasi due volte più forte e circa due trimestri più veloce rispetto al loro impatto sui servizi.

Nel frattempo i tassi sui mutui volano al record dal 2008 e scendono i finanziamenti alle imprese. Calano gli investimenti e l’Europa finisce in recessione. L’inflazione, però, resta difficile da domare come dimostrano gli ultimi dati. La causa? Non aver capito per tempo le ragioni della fiammata inflazionistica. E infatti la cura è stata sbagliata.«Sbagliare è umano. Perseverare è diabolico». Sembra che sul retro dei biglietti da visita dei vertici della Bce sia stampato parola per parola il celebre motto latino. A meno di 24 ore di distanza la Banca centrale se ne esce con un report che smonta la scelta degli ultimi 18 mesi di alzare i tassi (ammette candidamente e nel silenzio dei media europei che il rialzo dei prezzi era dovuto alle tensioni della catena produttiva e alla guerra. Non a dinamiche inflattive) e subito dopo per bocca di Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della banca, e del vice presidente Luis de Guindos dice che è presto per abbassare i tassi e che bisogna fare di più.

(Continua su: laverita.info)

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Claudio Antonelli