Bce e deflazione: 3 mosse che Draghi potrà fare per contrastarla
Il presidente ha annunciato nuove misure straordinarie per stimolare l'economia: può lavorare su liquidità, scadenze, tassi
“Non ci sono limiti a quanto possiamo fare, per riportare l'inflazione in Europa verso l'obiettivo del 2%” aveva detto il 21 gennaio scorso Mario Draghi, subito dopo la riunione dei vertici della Banca Centrale Europea, in una conferenza stampa che ha subito rinvigorito le borse internazionali. E oggi lo ha ribadito nella sede del Parlamento Europeo. Visto che rispetto alla riunione Bce dello scorso dicembre, quando sono state decise nuove misure quantitative, "le condizioni sono ancora una volta cambiate, alla nostra ultima riunione di gennaio abbiamo giudicato che sarà necessario rivedere e possibilmente riconsiderare la nostra posizione di politica monetaria alla prossima riunione di politica monetaria all'inizio di marzo, quando saranno a disposizioni le nuove proiezioni macroeconomiche".
Secondo Draghi, infatti, c'è bisogno di una nuova svolta nella politica monetaria perché le misure adottate finora, seppur efficaci per stimolare la ripresa del credito, non sono state sufficienti per scacciare lo spettro della deflazione, cioè di una discesa generalizzata dei prezzi che avrebbe effetti depressivi sull'economia.
Nell'Eurozona, l'inflazione oggi resta debole e presenta addirittura delle prospettive in discesa nei mesi a venire, mentre nell'economia mondiale si vedono segnali di rallentamento o di turbolenze. Da qui la necessità di nuove misure da parte della Bce. Ecco quali potrebbero essere
Iniezione di liquidità
L'ipotesi giudicata al momento più probabile è che Draghi potenzi il valore del quantitative easing, cioè il programma di acquisto di titoli di stato dell'Eurozona, da parte della Banca Centrale Europea. Attualmente, il volume di acquisti della Bce arriva sino a 60 miliardi di euro al mese.
Già a fine 2015, alcuni osservatori si aspettavano un innalzamento fino a 80 miliardi che, tuttavia, non è arrivato, deludendo non poco i mercati.
Questa ulteriore iniezione di liquidità potrebbe finalmente giungere proprio a marzo.
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Prolungamento delle scadenze
Un'altra ipotesi in campo, per ora abbastanza remota, è che il governatore della Bce decida un'ulteriore prolungamento di 6 mesi del termine del programma di quantitative easing.
Una proroga delle scadenze, dall'autunno del 2016 al marzo del 2017, è stata però già annunciata nei mesi scorsi da Draghi e non ha entusiasmato particolarmente i mercati che si aspettavano di più.
Oggi, una misura di questo tipo sarebbe considerata ugualmente ben poco incisiva.
Tassi
Sul fronte dei tassi d'interessi ormai la Banca Centrale Europea può fare ben poco, visto che il costo del denaro è inchiodato al minimo storico dello 0,05%.
Non va del tutto esclusa la possibilità di un ritocco dei tassi d’interesse sui depositi che le banche tengono presso la Bce.
Questi tassi sono già oggi sotto zero (- 0,3%) e potrebbero in teoria essere limati ancora con uno scopo ben preciso: indurre le banche a non tenere parcheggiati i soldi presso la Bce (visto che è una scelta poco conveniente), per impiegarli piuttosto in prestiti alle imprese e alle famiglie oppure in moneta estera, favorendo così una una svalutazione dell’euro.