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(Ansa)
Economia

Benzina sempre più cara

La Rubrica - Come Eravamo

Da Panorama del 18 agosto 1999, di Alvaro Ranzoni

Sale il dollaro, aumenta la benzina. Cala il dollaro, come in questi giorni, e la benzina continua ad aumentare: oltre 2 mila lire, la super, nelle autostrade. Perché? Agli inizi di luglio il ministro dell'Industria, il ds Pierluigi Bersani, aveva puntato l'indice sui petrolieri. "Il prezzo dei carburanti in Italia è superiore di 65-75 lire rispetto a quello medio degli altri paesi europei. Vi terrò sotto controllo tutte le settimane" aveva detto, quasi a confermare i sospetti sull' esistenza di un cartello delle compagnie, mentre, al contrario, ci si aspettava una vera concorrenza dalla liberalizzazione del prezzo dei carburanti introdotta nel 1994. Ma oltre un mese è passato, dei controlli settimanali del ministro Bersani non si è saputo più nulla e il prezzo ha continuato a salire. Adesso il sottosegretario all'Industria, Umberto Carpi, anche lui diessino, preoccupato per i riflessi sull'inflazione, convoca nuovamente i petrolieri per una seconda tirata di orecchi. Antonio Di Pietro non si lascia sfuggire l'occasione di intervenire su un tema molto popolare e vuol denunciare i petrolieri all'Antitrust.

Intanto, gli italiani sono partiti per le vacanze con il pieno mediamente più caro di 6 mila lire rispetto all' anno scorso. Che quasi certamente diverranno 7 od 8 mila quando torneranno a casa. Tutti prevedono infatti che a fine agosto sarà raggiunto il tetto delle 2.050 lire per la super. L'Unione petrolifera, naturalmente, respinge ogni accusa circa il famigerato cartello. "Da noi la benzina è un po' più cara per il sistema di distribuzione arcaico che ci ritroviamo" afferma il direttore generale dell' Upi, Pietro De Simone. Mentre il presidente Pasquale De Vita, quasi a voler scongiurare guai politici, invita alla prudenza: "Un aumento di 50 lire? Non è scontato". Vedremo. Di certo i petrolieri sfrutteranno la situazione per riproporre un problema che sta loro molto a cuore: la chiusura di altri 5 mila distributori (specie sulle autostrade) oltre ai 2 mila già messi fuori servizio. "Nel resto d'Europa" aggiunge De Simone "il 95 per cento delle colonnine sono self-service, mentre da noi il 70 per cento sono servite da dipendenti. Il che porta già un aggravio di circa 50 lire al litro". Fosse solo questo. Il problema principale, oltre al rincaro del dollaro del 20 per cento sull'euro dall'inizio dell'anno (ma il fenomeno sembra essersi attenuato in questi giorni) e alla "carbon tax" introdotta dal governo (32 lire a litro), è invece che l'Opec, l'organizzazione tra 11 dei principali paesi produttori di petrolio, è riuscita a invertire la corsa al ribasso del prezzo del greggio. Attorno al Natale scorso un barile di petrolio era sceso ad appena 10 dollari. E la benzina nei distributori era al punto più basso dal 1968, quando costava 130 lire, corrispondenti a 1.800 attuali. Non poteva durare.

A marzo l'Opec ha deciso di ridurre di circa 2 milioni di barili al giorno la produzione complessiva spingendo all' insù il prezzo del greggio: che infatti ha toccato in questi giorni quota 21 dollari. Altre volte l'Opec aveva tentato la stessa strada, ma sempre l' anarchia produttiva di alcuni suoi membri l' aveva rapidamente vanificata. Stavolta l'accordo tiene da cinque mesi e gli esperti prevedono che continuerà a tenere almeno fino a poco oltre i 21 dollari, che è il prezzo ritenuto "più equilibrato" nell'interesse dei paesi produttori e di quelli consumatori. Ma non basta ancora.

Ci si aspetta un forte calo di disponibilità del petrolio russo almeno fino all' autunno. I petrolieri russi, che avevano lasciato quasi a secco il poco remunerativo mercato interno per vendere il greggio a prezzi più alti al resto del mondo sul mercato spot, hanno ricevuto in questi giorni l'altolà da un Boris Eltsin determinatissimo: da agosto fino a novembre, in coincidenza con l'avvicinarsi delle elezioni parlamentari, dovranno essere serviti prima i distributori di casa. E in autunno la domanda di greggio continuerà a salire per i serbatoi degli impianti di riscaldamento che verranno riempiti. Senza contare la sindrome da "millennium bug" che potrebbe indurre molta gente a largheggiare nelle provviste di carburanti. Insomma, quasi inevitabile rassegnarsi: la benzina diventerà più cara. E non basteranno le tirate d'orecchi del ministero dell'Industria a invertire la tendenza.

E PER LA SUPER ANCORA TRE ANNI DI VITA

Se l Europa concederà una proroga, chi non ha l'auto catalizzata potrà stare tranquillo Gli 11 milioni di italiani con auto non catalizzate possono tirare un sospiro di sollievo: ancora per tre anni la super non sparirà dai distributori di benzina. Il governo, infatti, ha chiesto all'Unione Europea una proroga alla direttiva che impone la scomparsa della "rossa" in tutta l'Unione a partire dall'1 gennaio 2000. Se la richiesta verrà accolta da Bruxelles, gli italiani avranno tre anni di tempo per smaltire le auto vecchie. Secondo un'indagine di Auto Oggi, sono circa 1 milione e mezzo le vetture che non funzionano con benzina verde, mentre altre 3,8 milioni sarebbero costrette a usare additivi o a interventi sul motore. Le altre auto non catalizzate, costruite dopo il 1988, funzionano anche con la verde: peccato però che inquinino di più.

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Andrea Soglio