Il Bitcoin nuovo bene rifugio al pari dell’oro
I livelli raggiunti nelle ultime settimane sono chiare. Ma serve sempre prestare attenzione
Nel mese di marzo abbiamo assistito a un evento quasi storico con sia l’oro che il Bitcoin che hanno fatto segnare la quotazione massima mai raggiunta praticamente nello stesso istante: sopra i 2200 dollari / oncia per il metallo giallo e circa 70000 dollari per la criptovaluta più famosa. Del mai visto poiché l’oro ha sempre rappresentato il bene rifugio per eccellenza, adatto alle fasi più complesse di mercato, mentre il Bitcoin ha tendenzialmente fatto bene quando la propensione al rischio sui mercati finanziari è elevata e come ovvio le due cose non accadono contemporaneamente, come il grafico di Bloomberg sul passato decennio mostra bene:
Cosa sta succedendo ? Sull’oro, che ricordiamolo sempre, è un bene rifugio che esiste da migliaia di anni, che ha mostrato la sua capacità di investimento in grado di mantenere il potere d’acquisto durante guerre e fasi di inflazione elevata, stiamo assistendo a forti acquisti da parte delle banche centrali mondiali che ne stanno sostenendo il prezzo. Dopo decenni di vendite parziali dei loro stock o comunque di non presenza sul mercato, le banche centrali di molti paesi, soprattutto emergenti, stanno acquistando ingenti quantità di oro (1023 tonnellate totali nel 2023, fonte World Gold Council). Una logica c’è visto il ritorno su livello inflattivi mediamente più elevati, la situazione geopolitica molto tesa, il desiderio di alcuni paesi quali Cina e Russia di detenere assets in dollari americani ma che non siano titoli di stato made in USA. Ricordiamo che negli anni ’70 e ’80 la percentuale di oro detenuta in media dalle banche centrali sul totale delle loro riserve viaggiava fra il 40 e il 65%; dopo il calo degli anni ’90 e 2000 si è scesi fino a un minimo vicino al 10%. Oggi siamo risaliti verso un 15% con un teorico spazio di crescita ancora molto elevato come vedete dal grafico di Crescat Capital / Bloomberg. Solo per la cronaca un ipotetico ritorno a valori medi del 40% implicherebbe circa 3200 miliardi di dollari di acquisti, pari a circa 40000 tonnellate di oro che rappresentano quasi 10 anni di offerta totale del metallo giallo.
Lato Bitcoin invece stiamo osservando un forte aumento degli investimenti finanziari (raddoppiati negli ultimi 6 mesi) grazie principalmente a due fattori, uno appena accaduto e uno in arrivo questo mese. A gennaio l’ente regolatore americano SEC, la Consob locale, ha approvato la costituzione di ETF “fisici” sulla criptovaluta e cioè permesso a questi trackers acquistabili da qualunque risparmiatore di investire in Bitcoin direttamente e non tramite altri strumenti quali futures o derivati. Ciò ha provocato ingenti afflussi sui nuovi ETF che erano pronti all’uso essendo stati predisposti in attesa di approvazione da colossi del calibro di Blackrock o Fidelity. Il secondo elemento è il prossimo halving del Bitcoin, termine tecnico che indica il dimezzamento della quantità di Bitcoin che possono essere prodotti e che arriverà il 19 aprile. Le scorse volte che ciò è accaduto (il fenomeno avviene per “costituzione” della criptovaluta ogni 4 anni), il Bitcoin è poi salito molto. Anche qui utile fare ben presente che il Bitcoin è uno strumento molto più recente avendo poco più di un decennio di vita, molto più volatile dell’oro, che non ha un valore intrinseco e che varie volte nel passato ha fatto correzioni di prezzo dai massimi superiori all’80%.
Dove ci collocheremo quindi lato beni rifugio nel futuro ? Nessuno lo sa e quindi possiamo solo riportare i dati ufficiali a oggi che ci dicono che il conteggio è di circa 65 miliardi di dollari investiti in ETF/Trusts sul Bitcoin contro i circa 185 miliardi investiti sul metallo giallo. Oggi l’oro ha ancora un netto vantaggio pur in presenza di investimenti scesi da un massimo di 225 miliardi nel 2020, visto che il comportamento degli investitori privati è stato per ora opposto rispetto alle banche centrali. Questa è un’anomalia in presenza di prezzo dell’oro che sale come si evince dal grafico Bloomberg che mostra bene come le due variabili viaggino di solito a braccetto; non crediamo che l’anomalia durerà a lungo.
Stay tuned.