Bolkestein, ecco perché non dovrebbe applicarsi alle spiagge
Secondo lo stesso economista olandese che ha dato il nome alla direttiva, essa riguarda i servizi, e non i beni, come appunto i lidi balneari
Ci sono volute le parole dello stesso Frederik Bolkenstein, economista olandese che oggi ha 85 anni e che ha dato il nome all’omonima direttiva europea, per confermare che quest’ultima non dovrebbe applicarsi alle spiagge.
E le ragioni, sono presto spiegate: “Le concessioni balneari – ha affermato Bolkenstein - non sono servizi ma beni, e quindi la direttiva sulla libera circolazione dei servizi non va applicata agli stabilimenti balneari”.
L’occasione per questo importante chiarimento, è stato un convegno tenutosi presso i Gruppi Parlamentari a Montecitorio, davanti proprio a tanti titolari di concessioni balneari riuniti dall'associazione "Donnedamare" e dalla forzista Deborah Bergamini che, insieme a Mariasella Gelmini, ha ribadito l'impegno del suo partito a bloccare le gare.
Ma che cosa prevedeva la Bolkenstein e perché, proprio in Italia ha trovato così forti oppositori?
Libera circolazione dei servizi
Come già ricordato, la Direttiva Bolkenstein, emanata nel 2006 quando il suo promotore era commissario europeo per il mercato interno della Commissione guidata allora da Romano Prodi, mirava a semplificare le procedure per esercitare temporaneamente un’attività di servizio all’interno di un Paese dell’Ue, evitando discriminazioni basate sulla nazionalità.
In sostanza, si codifica la possibilità, ad esempio, per un ambulante, di trasferirsi in un altro Paese dell’Unione per poter liberamente continuare ad esercitare la propria attività. Una direttiva che nel nostro Paese ha scatenato le proteste soprattutto dei già citati venditori ambulanti, ma anche di tassisti e appunto dei gestori delle strutture balneari.
Ora però, come detto, per questi ultimi si apre un importante spiraglio di mediazione, con la possibilità realistica di essere esclusi dalle norme previste dalla Bolkenstein.
La possibile soluzione
Posto che dunque le spiagge non rientrerebbero in nessun modo tra le categorie da regolamentare con la Bolkestein e che quanto accaduto in Italia sarebbe frutto di una errata interpretazione della norma, per la quale lo stesso ex commissario olandese si è pubblicamente rammaricato, ora si cerca di trovare la soluzione per uscire da questa impasse.
Il percorso immaginato dai sostenitori di questa posizione prevederebbe allora due step, uno successivo all’altro. Innanzitutto, hanno sostenuto i tanti politici intervenuti all’appuntamento con Bolkenstein, in Parlamento ci sarebbero i numeri sufficiente per bloccare le gare per l’assegnazione degli stabilimenti balneari.
Un provvedimento di urgenza che, è bene ricordarlo, impatterebbe sul futuro di 30mila imprese che attualmente gestiscono tratti di spiagge, e che danno lavoro a 300mila persone.
In secondo luogo poi, come suggerito tra l’altro dallo stesso Bolkensteim, si potrebbe adottare anche in Italia, come già avvenuto ad esempio in Spagna, una norma che in pratica conceda una proroga di 75 anni sulle concessioni, in modo da escludere con certezza gli stabilimenti balneari dalla direttiva europea.
Una questione su cui certamente sarà chiamato a impegnarsi il prossimo governo. Staremo a vedere.
Per saperne di più
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