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Clara Biondo/Getty Images
Economia

Borsalino, perché l'azienda è in difficoltà

Emblema del made in Italy italiano soffre ancora per le maxi perdite del suo ultimo azionista, Marco Marenco

Borsalino: 160 anni di storia e un successo internazionale senza precedenti. E un nome, legato in parte al passato, che ancora minaccia di sporcare la storia dell'azienda icona del made in Italy e della moda italiana. Il nome incriminato è quello di Marco Marenco, imprenditore astigiano, exlatitante, arrestato a Lugano, in Svizzera il 24 aprile scorso.

Marenco è accusato di aver gestito le sue aziende (circa 80 e attive soprattutto nel settore energetico) seguendo una linea irresponsabile e fraudolenta, che avrebbe finito col creare un buco di bilancio di almeno tre miliardi e mezzo di Euro. Marenco è l'ultimo azionista di maggioranza di Borsalino: il 50,45% gestito tramite la società Fisi (a sua volta controllata dalla quasi omonima Fisi Gmbh con sede in Germania) mentre un ulteriore 17,47% controllato tramite Finind, società da tempo commissariata per bancarotta. Le sue quote, tuttavia, sono finite sotto sequestro.

Il Consiglio di Amministrazione di Borsalino, già nel 2008 si era accorto dei pasticci di Marenco e per mettersi al riparo dalle conseguenze di una cattiva gestione durata già per troppo tempo aveva esautorato l'ex finanziatore di fiducia, ritrovandosi comunque a dover confermare, appena un paio di mesi fa, l'intenzione di chiedere al tribunale di Alessandria il concordato preventivo per procedere alla "ristrutturazione dei debiti e soddisfazione dei crediti", o addirittura a uno "scenario alternativo di natura liquidatoria".

Non a caso, proprio in relazione al recente arresto dell'imprenditore astigiano, l'amministratore delegato di Borsalino Marco Moccia ha inviato una diffida dall'associare il termine "Crac" a "Borsalino": "Crac è da riferirsi solo ed esclusivamente alla persona di Marco Marenco e non alla società Borsalino, all’interno della quale, dal 2008, il signor Marenco non ha più alcun ruolo decisionale", scrive.

La ristrutturazione

Quello che però è vero è che Moccia e il suo team stanno lavorando per il risanamento dell'azienda. Forte di un marchio che funziona. Il "Borsalino" che fu di Humphrey Bogart, Alain Delon, Jean-Paul Belmondo, Harrison Ford, ma anche di Roberto Benigni, Robert Redfort e Nicole Kidman, non ha mai perso il suo appeal sul fronte delle vendite. Anzi, spesso la produzione ha fatto fatica a rimanere al passo con la domanda. È stato il forte indebitamento a farlo precipitare in un vortice di profitti negativi: Borsalino ha chiuso il 2013 con perdite per 21 milioni di euro su 13 milioni di fatturato.

Nel 2014 Moccia aveva provato ad avvicinarsi a Lvmh, il colosso del lusso di Bernard Arnault che ha già acquisito diversi brand italiani, ma evidentemente il compromesso non è stato trovato. Oggi, il lavoro continua.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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