Bot e Btp, perché i rendimenti continuano a calare
Nonostante l'affermazione dei partiti anti-europei, i rendimenti dei titoli di Stato continuano a calare. L'Italia così potrà continuare a risparmiare sugli interessi per finanziare il taglio delle tasse
Il boom dei partiti euroscettici non spaventa gli investitori che continuano a fare man bassa di titoli di Stato dell'Eurozona, soprattutto dei paesi periferici come Spagna e Italia.
Il nostro paese, in particolare, continua a trarre beneficio dal calo del differenziale di rendimento tra Btp e Bund (benchmark dell’Eurozona), oggi sceso sotto i 160 punti base, a pochi giorni dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo, risparmiando così miliardi di euro in interessi che potranno andare a finanziare il taglio delle tasse.
I mercati, insomma, contrariamente a quanto pronosticavano i "gufi", non hanno rovinato la festa al premier Renzi forte di un Pd oltre il 40%.
Lo confermano le recenti aste sui titoli di Stato italiani che registrano la fiducia degli investitori sull'Italia nell'orizzonte di breve e medio periodo.
Qualche dato: all'asta odierna, mercoledì 28 maggio, grazie alla quale il Tesoro è riuscito a raccogliere 6,5 miliardi di euro, i rendimenti lordi dei Bot a 6 mesi sono scesi allo 0,49% dal precedente 0,59%, mentre a quella di ieri, martedì 27 maggio, il rendimento del Btp a quattro anni indicizzato all’inflazione è sceso allo 0,53% (1 miliardo collocato) e quello del Ctz a due anni si è mantenuto stabile allo 0,78% (3 miliardi).
Siamo ad anni luce dal picco toccato nel novembre 2011, quando il Bot semestrale, che ora viaggia sotto lo 0,5%, schizzò addirittura al 7%.
Allora si parlava di rottura dell'area euro, mentre oggi la tenuta della divisa comune è data quasi per certa. E, di conseguenza, un po’ tutta l'Eurozona è rasoterra: sull'MTS, il mercato all'ingosso dei titoli di Stato, solo il titolo decennale portoghese, sloveno e ungherese superano il 3%.
Non solo. I rendimenti dei titoli governativi del Vecchio Continente sono talmente bassi da mettere in difficoltà alcuni stati. A partire dalla Germania, dove il Bund ha registrato nel giro di pochi giorni un flop dietro l'altro alle aste di lungo termine.
Gli investitori, infatti, richiedono rendimenti più elevati e così parte dell’offerta è rimasta scoperta, costringendo la Bundesbank (la banca centrale tedesca) a comprare quasi 2 miliardi di euro in titoli a 10 e 30 anni per cercare di rivenderli sul mercato secondario.
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"Rispetto alle ultime elezioni, gli euroscettici hanno guadagnato rappresentanza, ma la loro influenza complessiva rimane poco chiara fino a quando si concluderà la formazione di coalizione" sottolinea Asoka Woehrmann, responsabile investimenti di Deutsche Asset & Wealth Management (gruppo Deutsche Bank), secondo cui gli spread della periferia dovrebbero continuare a diminuire nelle prossime settimane.
Il motivo è presto detto: per l'esperto del fondo di investimento tedesco, il risultato delle elezioni europee è sì importante, ma solo in un'ottica nazionale.
In particolare, per le politiche interne di tre paesi: nel Regno Unito, dove la vittoria di UKIP, partito euroscettico, potrebbe spingere il governo ad assumere posizioni più euroscettiche, mentre l'affermazione del Fronte Nazionale in Francia potrebbe portare a nuove elezioni e instabilità politica, come del resto la vittoria della sinistra radicale Syriza in Grecia.
In Italia, invece, come spiegano gli analisti della banca elvetica Credit Suisse, la decisa affermazione del Pd alle europee dà un forte mandato al primo ministro Renzi che potrà così proseguire sulla strada delle riforme che tanto piacciono ai mercati (privatizzazioni, lavoro, pubblica amministrazione ecc.).
Digerito in soli due giorni il voto europeo, insomma, gli investitori guardano ora a un evento ben più importante: la prossima riunione del board della Bce, il 5 giugno, guidata da Mario Draghi.
Si attende il taglio del tasso base e altre possibili misure non convenzionali di fronte a un'inflazione pari alla metà dell'obiettivo Bce (2%) e a una ripresa che stenta a ripartire, soprattutto in Italia, Francia e Olanda.