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Economia

Estate sportiva: Il trampolino di lancio per i brand sportivi

Olimpiadi, Europei, Coppa America, Wimbledon sono solo alcuni degli eventi che hanno riportato nel mirino dei più attenti i marchi di abbigliamento sportivo che ora vivono una nuova primavera

Occhi puntati sui brand di abbigliamento sportivo nelle prossime settimane. Inizia l’estate delle Olimpiadi (e non solo) che sono da sempre un eccezionale trampolino per i marchi dello sportswear, anche in borsa. Nelle estati olimpiche del 2016 e del 2021 infatti i titoli di queste aziende (indagine eToro) sono aumentati del 12%, sovraperformando i principali indici di borsa.

È un’estate ricca di eventi sportivi. Europei, Coppa America, Wimbledon e soprattutto Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi. Un’occasione unica di visibilità per un settore che nei prossimi cinque anni supererà i 500 miliardi di dollari di giro d’affari globale. Tutti concordi: gli eventi sportivi (Olimpiadi in primis) non sono un motore commerciale immediato. Ma la visibilità fuori dalla norma dà una spinta alle vendite nel medio-lungo periodo e si gioca anche sui mercati finanziari.

E così i brand dell’abbigliamento sportivo, big compresi, sono fiduciosi che l’estate sportiva possa risollevare le performance dei loro titoli in borsa. Il settore, infatti, sui mercati non brilla. Tra i big solo Adidas e Asics segnano da inizio anno un rendimento positivo significativo: 24% la prima e 99% la seconda. Adidas ha chiuso il 2023 con vendite che si sono attestate sui 21,4 miliardi di euro, in calo del 5%, i primi nove mesi dell’anno fiscale di Nike (finito a febbraio) hanno registrato un timido +1% dei ricavi (35 miliardi di euro), mentre Pumaha toccato +1,6% a 8,6 miliardi di euro. Percentuali irrisorie rispetto alle stime di crescita del settore. E sui mercati finanziari il settore certo può fare di meglio.

I titoli del brand di abbigliamento sportivo, infatti, negli ultimi 5 anni hanno reso agli azionisti un 18% (analisi eToro) e l’andamento di dieci tra i maggiori marchi di abbigliamento sportivo a livello mondiale è migliorato (+11/12%) nelle estati olimpiche del 2016 e del 2021. Un incremento appetibile e auspicabile, dunque, per i brand coinvolti che si sono dovuti accontentare negli ultimi cinque anni di quel +18%, rispetto al 91% generato dall'S&P 500 nello stesso periodo. In più il 2024 non sta performando, con un calo dell'8% rispetto ai guadagni del 10% dell'S&P 500 e del 7% dell'FTSE 100.

Negli ultimi cinque anni il valore di Adidas è sceso dell’11% ed è caduto Under Armour, il marchio con sede a Baltimora, che ha perso più del 70% nello stesso periodo. “I prossimi mesi rappresentano un momento cruciale per questi marchi, ma ci sono segnali strutturali incoraggianti. L'inflazione continua a diminuire, dando ai consumatori una maggiore capacità di spesa, mentre i titoli sono scambiati a un range molto basso di 24 volte il rapporto prezzo/utili il che li rende effettivamente convenienti”, commenta Sam North, analista di eToro.

Ci sono poi marchi che vanno in controtendenza e che con la spinta olimpionica si giocano un’ulteriore rimonta sui mercati. Lulelemon ha quasi raddoppiato il prezzo delle sue azioni (85%) in cinque anni, la giapponese Asics ha registrato un'impennata addirittura del 620% e la multinazionale del golf Acushnet del 169%.

E ci sono i brand “minori” che useranno le Olimpiadi per allargarsi. Un esempio è Hoka del gruppo statunitense Deckers Outdoor Corporation. Una “piccola” visto i 4miliardi di dollari di giro d’affari (Nike sfiora i 39 miliardi di dollari), ma con una performance fortunata a Wall Street. Il titolo è passato dai 160 dollari del 2019 ai 1090 dollari di quest’anno. A giocarsela c’è anche On, multinazionale di origine svizzera, con un giro d’affari di 1,8 miliardi di euro che in borsa nell’ultimo anno è cresciuta di oltre il 48%.

Per tutti i marchi, dunque, è imperdibile il trampolino Olimpiadi. Lo dimostrano già i preparativi. Nike ha annunciato, senza dare cifre, di prevedere di spendere di più per queste Olimpiadi rispetto a quelle del passato. Non è certo un caso!

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Cristina Colli