Perché il Btp Italia è stato un successo annunciato
Recupero dell'inflazione, durata ragionevole e la voglia degli italiani di mettere al sicuro i propri risparmi: ecco la spiegazione dei 10 miliardi di euro prenotati nei primi giorni di collocamento
È stato un boom, non c’è niente da dire. Btp Italia, il titolo indicizzato all’inflazione, ha sfiorato in quattro giorni di collocamento i 10 miliardi (esattamente 9916 miliardi) di cui 8,5 dai piccoli risparmiatori. I risparmiatori retail (oltre 327mila) sono accorsi in massa. “C’è un abbondante liquidità sul mercato, un forte aumento dei depositi bancari, con tante somme parcheggiate in attesa di capire il quadro economico che è molto incerto. Se agli investitori offri qualcosa di certo, con una cedola minima garantita, la risposta c’è, ed è razionale che ci sia”, spiega Alessandro Santoro, professore di Scienze delle finanze all’Università degli Studi Milano Bicocca.
Btp Italia sono i titoli di Stato indicizzati all’inflazione italiana. Con scadenza a 5 anni (14 marzo 2023 - 14 marzo 2028) il Ministero dell’Economia ha ufficializzato che il tasso cedolare (reale) annuo definitivo è pari al 2%. Gli investitori saranno pagati con due cedole semestrali. La caratteristica (del successo) del titolo indicizzato all’inflazione è che ogni 6 mesi la cedola avrà anche il recupero dell’inflazione. Ogni semestre viene calcolata la variazione dell’indice dei prezzi (Indice Foi-senza tabacchi) in quell’arco di tempo e se essa è cresciuta quella variazione viene sommata sia alla cedola sia al capitale investito. “L’inflazione per gli investitori è il peggiore di tutti i mali. Genera reazioni a catena da parte delle banche centrali e delle borse. L’indicizzazione di questi Btp è intelligente. Offre una garanzia, in un momento di estrema incertezza, dettata proprio dall’inflazione. È uno strumento straordinario davanti a un’inflazione non strutturale, ma dettata dal momento”, continua Santaro.
Una sorta di “bonus” contro l’inflazione quindi, che potrebbe portare a rendimenti anche molto elevati. Con l’inflazione già acquisita dall’Indice generale dei prezzi (Nic) per il 2023 di 5,5% e un Indice Foi intorno al 5% significa che il rendimento annuo Btp Italia sarà tra il 7 e l’8%. Nel lungo periodo il rendimento potrebbe superare anche il 20% come è accaduto a Btp Italia dell’aprile 2015 (in scadenza aprile 2023). È il “bello” dei Btp Italia agganciati all’inflazione, rispetto ai Btp tradizionali, che torneranno ad essere convenienti quando l’inflazione tornerà sotto controllo (al 2%). “In questo momento di difficoltà a canalizzare la liquidità perché il rendimento reale degli investimenti è molto condizionato dall’inflazione e a ruota dalle scelte della Bce sui tassi e a seguire dall’andamento delle borse. In un quadro così incerto avere una garanzia di un tasso attira, soprattutto gli investitori che sono disposti a non cercare un rendimento più elevato per avere la certezza rendimento del tutto rispettabile”, continua Santoro
L’operazione Giorgetti sul Btp Italia permette recupero di risorse dal punto di vista economico e secondo alcuni analisti anche recupero di consenso politico, dopo lo stop al superbonus. Ma un tasso di interesse garantito al 2% e titoli indicizzati al tasso di inflazione possono essere un rischio per i conti futuri dello Stato? Un problema futuro per il debito italiano? “Il Tesoro ha dimostrato una notevole capacità di gestione del debito italiano. L’impatto di questo maggior rendimento è stato valutato in un contesto in cui l’incidenza reale del debito tende a ridursi proprio a causa di inflazione. L’inflazione è un vantaggio per il debitore che, in questo caso, sfrutta questo vantaggio per garantire un rendimento straordinario (il 2% ndr) e convincere i creditori con uno strumento straordinario, che dà garanzie.”, spiega Alessandro Santoro.