Caltagirone-Del Vecchio, patto su Generali contro Mediobanca
Cosa c'è dietro la mossa che punta a minacciare il controllo storico di Mediobanca e sostituire Philippe Donnet alla guida dell'istituto
Una mossa che spariglia le carte e per la prima volta mette in discussione il ruolo centrale di Mediobanca in Assicurazioni Generali: è quella con cui ieri due "grandi vecchi" della finanza italiana, Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone, hanno annunciato la volontà di unire le forze siglando un
patto di consultazione sulle rispettive partecipazioni nel Leone di Trieste. Si tratta di un patto di sindacato "leggero", con obblighi di consultazione preventiva ma non di voto, a cui è stato conferito il 10,95% del capitale del Leone, di cui il 5% apportato da Delfin – la finanziaria del patron di Luxottica - e il restante 5,95% da 13 società dell'imprenditore romano. Il patto, a quanto si è appreso, è aperto a nuove adesioni da parte di altri azionisti che ne condividano gli intenti.
Del Vecchio e Caltagirone "hanno convenuto di consultarsi al fine di meglio ponderare i rispettivi autonomi interessi rispetto a una più profittevole ed efficace gestione di Assicurazioni Generali, improntata alla modernizzazione tecnologica dell'attività caratteristica, al posizionamento strategico dell'impresa, nonché alla sua crescita in una logica di mercato aperta, trasparente e contendibile". In sostanza, l'obiettivo del patto di consultazione è dare una spinta decisiva alla crescita della compagnia assicurativa.
Sarebbe da leggere in questo senso la frase sull'intento del patto di promuovere "una più profittevole ed efficace gestione", che confermerebbe l'insoddisfazione di Caltagirone e Del Vecchio per l'operato del ceo Philippe Donnet, nonostante il manager abbia conseguito i target del piano industriale. Generali capitalizza 27,5 miliardi di euro, meno della metà di due concorrenti europei come Axa (56 miliardi) e Zurich (59,7 miliardi) e circa un terzo di Allianz (80 miliardi).
La partita si gioca ora sul rinnovo del consiglio di amministrazione. Donnet ha dato la sua disponibilità a un nuovo mandato, ma una sua riconferma dividerebbe il cda, aprendo all'ipotesi che Del Vecchio e Caltagirone presentino una lista alternativa a quella del primo azionista, Mediobanca, che detiene il 12,9% di Generali. La mossa dei due azionisti ha messo in discussione il ruolo di primo piano a Trieste di Piazzetta Cuccia, nel cui capitale, peraltro, Del Vecchio e Caltagirone hanno accumulato quote importanti: Delfin detiene il 18,9% e Caltagirone il 3%, con opzioni per salire al 5%.
Per martedì è stata convocata una riunione dei consiglieri non esecutivi di Generali – a cui quindi il ceo Donnet non parteciperà – in cui si verificherà la possibilità di arrivare a una sintesi tra le varie posizioni, anche in vista del cda del 27 settembre. Se non si trovasse un accordo prenderebbe corpo l'ipotesi della doppia lista – una con il sostegno del primo azionista Mediobanca, l'altra supportata dai pattisti – e si dovrebbe andare alla conta dei voti in assemblea. Restano per ora alla finestra altri soci di peso della compagnia triestina, come la famiglia Benetton – che detiene il 4% - e Crt, con l'1,8%.