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Ansa
Economia

L’economia del Canada è a rischio

Il blocco del trasporto merci sta mettendo in pericolo la crescita, già sotto stress, del Paese e rischia di scatenare un effetto a catena su disoccupazione e prezzi al consumo

In Canada lo sciopero dei treni merci, iniziato giovedì scorso, manda in fumo 250 milioni di dollari al giorno. E se la protesta dovesse durate due settimane significherebbe una perdita di 3 miliardi di Pil e di 50mila posti di lavoro. La serrata delle due principali compagnie ferroviarie, Canadian National Railway e Canadian Pacific Kansas City, ha interrotto gran parte del traffico merci. A rischio l’export agroalimentare verso il Nord America e di diverse filiere produttive interne fondamentali. I sindacati da mesi sono al tavolo delle trattative. I lavoratori chiedono miglioramenti salariali e condizioni di lavoro più sicure e lamentano turni estenuanti che aumenterebbero il rischio di incidenti ferroviari. Le aziende, invece, sostengono di aver proposto un accordo che per aumentare la sicurezza e l'equilibrio tra vita privata e lavoro. Le posizioni restano distanti e così è scattato lo sciopero.

L’impatto economico immediato è stimato in una perdita di 250 milioni di dollari al giorno per un Paese che sta lottando contro una crescita debole (+1,7% nel primo trimestre 2024 e aspettative di crescita dell’1,2% sotto le previsioni fatte in primavera), un record di disoccupazione e un'inflazione elevata. I cittadini e le imprese hanno a che fare con alti tassi di interesse da anni, solo lo scorso giugno è arrivato il primo taglio da parte della Banca Centrale.
E ora uno sciopero prolungato del trasporto merci può essere il colpo di grazia. Una serrata di due settimane porterebbe a una perdita di 3miliardi di dollari nel Pil nominale, quattro settimane ridurrebbero il Pil di 10 miliardi di dollari quest’anno.

Le conseguenze più significative sono sull’agricoltura. Lo stop di settimane al trasporto di grano, fertilizzanti e materie prime fermerebbe il settore. E a seguire l’onda di crisi coinvolgerebbe le fabbriche di trasformazione alimentare e le aziende chimiche. Il trasporto ferroviario canadese supera i 380 miliardi di dollari e la maggior parte del carico si muove con le due compagnie in sciopero. Una crisi del Canada trascinerebbe con sé anche gli Stati Uniti. Circa la metà delle esportazioni canadesi verso il Paese confinante, tra cui grano, prodotti chimici e componenti per l’industria automobilistica, avviene infatti tramite ferrovie. La mancanza di rifornimenti sarebbe un freno alle catene di approvvigionamento statunitensi, con ripercussioni sui prezzi e sulla disponibilità di beni essenziali anche oltre il confine canadese. Il blocco non coinvolge al momento il trasporto passeggeri in Canada, ma se continuasse ci sarebbero sicuramente ripercussioni anche per migliaia di persone in città come Montreal e Toronto.

Non è la prima volta che le compagnie ferroviarie e i sindacati canadesi si scontrano. Nel 2015 lo sciopero durò solo due giorni, grazie all’intervento del governo centrale. E sono in molti oggi ad appellarsi proprio a una mossa del primo ministro Justin Trudeau. Il tempo è cruciale: una rapida risoluzione limiterebbe i danni, ma ogni giorno in più senza intesa spinge il Canada più vicino alla recessione.

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Cristina Colli