Colloqui di lavoro: tre domande stupide e le possibili risposte
Cosa succede quando il processo di selezione non è al passo con i tempi
Un paradosso
Per quale ragione, chiamando un idraulico non ci sogniamo di chiedere: “Qual è la sua più grande debolezza?”, mentre la domanda sembra lecita quando è inserita in un colloquio di lavoro? Se lo chiede Forbes che, attraverso uno dei suoi collaboratori, prende posizione sulle modalità con cui si svolgono alcuni colloqui di lavoro contemporanei. Quelli, cioè, che partono dal presupposto che l’impresa sia onnipotente e il candidato un signor nessuno che deve inginocchiarsi per ottenere un posto di lavoro. Se l’idraulico si sentisse rivolgere una domanda così surreale, fa notare la testata americana, non spenderebbe troppo tempo a rispondere a un potenziale cliente. Ecco, dunque, tre domande che ci si può sentire rivolgere durante un colloquio e le relative risposte, standard e non.
1 - Talenti
“Con tutti i candidati di talento, perché dovremmo scegliere proprio lei?”. La risposta standard è: “Perché sono preparato e non mi tiro indietro quando c’è da lavorare”.
Risposta non standard
“Credo che sia proprio questo il punto del nostro colloquio. Personalmente, però, non ho incontrato gli altri candidati e non posseggo l’esperienza e la cultura aziendale per valutare. In tutta onestà, dunque, non posso dire che dovreste scegliere me, non sarebbe responsabile da parte mia definirmi il migliore, ma se dovessimo lavorare insieme sono sicuro che scopriremo perché sono stato considerato il migliore”.
2 – Debolezze
“Qual è la sua più grande debolezza?”. Risposta standard: “Certe volte, sono un perfezionista e sono troppo critico nei miei confronti, inoltre non riesco a smettere di lavorare”.
Risposta non standard
“C’è stato un periodo in cui pensavo alle mie debolezze, nel senso che notavo cose che non facevo bene e che sentivo di dover migliorare. Con il tempo, però, mi sono accorto che le cose che faccio bene sono quelle su cui mi devo concentrare, perché non c’è alcun beneficio nel cercare di migliorare l’1-2% su cose che non mi interessano. Per questa ragione, dunque, scelgo di non dedicarmi ad attività che non mi vengono bene, per dare la precedenza a quelle in cui sono particolarmente bravo”.
3 – Futuro
“Dove si immagina fra cinque anni?”. Risposta standard: “A lavorare qui e, se sono fortunato, in un ruolo di maggiore responsabilità”.
Risposta non standard
“La vita è talmente veloce che è difficile dirlo. Personalmente, non faccio piani di lungo termine che potrebbero limitare le mie opzioni. Piuttosto, preferisco dedicarmi a ciò di cui sono appassionato e sono sicuro che sarà così anche fra cinque anni”.