Colloquio di lavoro: come prepararsi al meglio
Come e quanto parlare, di cosa e in che modo quando ci si siede davanti al selezionatore delle risorse umane
Il nostro cv è impeccabile, e ci siamo costruiti una cover letter che fa invidia. Abbiamo selezionato l’azienda giusta per il nostro profilo, inviato un’accurata candidatura e, udite udite, il selezionatore ha ricevuto e letto i nostri materiali rimanendone tanto colpito da voler approfondire.
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Dopo che tutta la squadra ha faticato per portarci davanti alla porta, è quindi finalmente arrivato il momento di prepararsi al “tiro in porta”, cioè al colloquio. Il cui primo step è sempre indiretto, e spessissimo telefonico. Anche se a volte sembra solo un contatto mirato a prendere un semplice appuntamento, bastano 10/15 minuti del proprio tempo per far capire all’azienda se si è o meno quelli giusti.
Durante la chiamata, gli intervistatori raccolgono molte info preliminari rispetto a:
- capacità
- interessi
- potenzialità del candidato.
Ovviamente, si tratta di un passaggio assolutamente delicato. Ma allora come si affronta nel modo “giusto”? Anzitutto, dimostrando
- interesse
- apertura mentale
- disponibilità
- capacità di ascolto.
In genere le domande principali vertono su:
- studi
- esperienze di lavoro
- incarichi ricoperti
- ruolo attuale
È consigliabile:
- rispondere a tutte le domande senza problemi (se siamo in qualche modo disturbati, chiediamo educatamente di essere richiamati subito dopo, predisponendo nel frattempo condizioni migliori di ascolto!);
- parlare lentamente ed in maniera chiara;
- utilizzare frasi brevi e coincise, NON lapidarie;
- essere disponibili (ogni colloquio è programmato da selezionatori interni o esterni all’azienda che hanno un’agenda fitta e devono incastrare i vari appuntamenti - è dunque auspicabile andare loro incontro il più possibile. Se proprio non è possibile, suggerire un’alternativa a ridosso dello slot “indigesto”);
- NON strafare: esporre la propria specializzazione senza pretendere di apparire un super-eroe;
- segnare sempre puntualmente data, ora, luogo, nome e ruolo della persona che si incontrerà.
La telefonata si concluderà probabilmente con un “Le faremo sapere”: non demordiamo e non ci abbattiamo, si tratta semplicemente di una formula di rito (se son rose fioriranno…); ricordiamo piuttosto che se siamo stati contattati significa che il nostro cv ha colpito nel segno!
Cosa fare prima del colloquio? Lo abbiamo chiesto a Ilaria Maria Dalla Riva, Responsabile Direzione Risorse Umane, Organizzazione e Comunicazione di MPS.
"Punto primo: costruire sempre un “identikit” dell’azienda: cosa fa? In che settore opera? Qual è la sua filosofia? Quali i valori? Che progetti sta portando avanti? Secondo: prepararsi al colloquio ed organizzare le informazioni che si vogliono trasmettere, ma non eccessivamente poiché la spontaneità della relazione ha un suo perché. Terzo: arrivare, ovviamente, puntuali o comunicare per tempo eventuali inconvenienti".
George Barnard Shaw diceva che non c’è mai una seconda occasione per fare una prima buona impressione. Parole sante.
Ancora: "riflettere sulla propria motivazione al cambiamento e farla percepire poiché a volte una scintilla illumina l’universo" e non soffocare il pizzico di (giustissima) tensione.
Infine, lasciare spontaneità anche al proprio linguaggio non verbale se questo ci caratterizza. Ultimo, ma non ultimo, raccontare realisticamente il proprio percorso senza tralasciare eventuali esperienze (anche negative) dalle quali si è sicuramente imparato qualcosa. E non dimenticare i propri sogni che nel linguaggio professionale sono obiettivi ed aspettative per il futuro, in sintesi: essere comunque e sempre sé stessi, con sincerità ed onestà. Le aziende non cercano super-eroi, ma risorse giuste da far crescere. In bocca al lupo!