Come e perché investire nel vino
L'indice delle 100 etichette più pregiate ha chiuso per 14 mesi in positivo. Si può investire anche con fondi specializzati
Al pari dell’arte, delle pietre preziose e dell’oro, anche i vini sono considerati un investimento alternativo al mattone e ai mercati finanziari. Che sia tornata la moda del bicchiere come forma d’impiego del proprio capitale, lo dimostra tra gli altri un recente articolo di Bloomberg che faceva notare alcuni giorni fa come i prezzi del vino pregiato siano tornati ai loro massimi dall’ottobre del 2011, quando la crisi del debito europeo raggiunse il picco, grazie anche all'import in Cina salito del 21 per cento a 1,66 miliardi di dollari nei primi nove mesi del 2016.
Insomma, il vino si conferma un bene rifugio, alla pari del metallo giallo, nei momenti di incertezza sui mercati finanziari: gli investori nelle prossime settimane temono effetti simili a quelli visti con la Brexit, se alle elezioni in Olanda e in Francia si imporrà il populismo anti euro di Wilders e Le Pen. Ma investire nei vini pregiati, non è cosa che possono permettersi tutti e i prodotti per puntarci sono destinati a una clientela con molto denaro.
Che siti e riviste consultare
Se l’intenzione è speculare, gli esperti consultano in genere Liv-EX con le quotazioni delle 100 etichette più forti e costose del mondo e Wine-searcher, una piattaforma dove è possibile comprare le migliori etichette al miglior prezzo. Una rivista da tenere in considerazione è l’americana Wine Spectator (per capire la sua influenza sul mondo del vino, andatevi a rivedere il documentario francese Mondovino del 2004).
Il Live-ex 100 Benchmark Fine Wine Index, l’indice di riferimento del settoreche da 14 mesi chiude in positivo e ha offerto un ritorno del 25 per cento l'anno scorso. Secondo gli esperti del settore, le condizioni macroeconomiche favorevoli, un'offerta limitata e una forte domanda continueranno a far crescere il mercato e a spingere il rally.
Tra i 100 migliori vini italiani, invece, ricordiamo Sassicaia, Ornellaia, Solaia e Tignanello: tre anni fa hanno realizzato le performance migliori in confronto a tutti i vini del resto del mondo, Francia compresa, come ricordava uno studio di Armando Branchini dell’Università Bocconi.
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I fondi specializzati
Si può investire indirettamente nei vini, con dei fondi specializzati. È il caso di Nobles Crus, uno dei primi fondi aperti che investe in vini dannata, o di VintHedge Italian Wine Growth Fund, sicav lussemburghese che investe nei migliori vini italiani.
Un altro modo è quello di investire nella filiera del vino: in questo caso non si comprano bottiglie, ma si comprano azioni di grandi case vinicole e produttori di vino e di società coinvolte in un modo o nell’altro nel settore. È quello che fanno i gestori di March Vini Catena, un fondo equity globale che offre un’esposizione alle aziende che partecipano alla catena di valore del vino (e quindi distribuzione, produzione, materiali) e alle aziende del settore distillati e alcolici.