Come sarà la ripresa post emergenza Covid-19
L'esperienza del passato ci dice che sarà ad «U» (lenta e con stagnazione). Ma con gli interventi giusti dei Governi potrebbe essere a «V» (a ripresa immediata)
Quanto sarà lunga la recessione che ci aspetta? E in quanto tempo l'economia riguadagnerà il terreno perduto a causa dell'emergenza Coronavirus? Domande che tutti si pongono e alle quali, naturalmente, è difficile rispondere: non sappiamo neppure quando l'emergenza cesserà. Sappiamo però che in Cina le vendite di auto sono crollate del 92 per cento e che la produzione industriale nei primi due mesi dell'anno ha subito una contrazione del 13,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Una bella botta.
Per quanto riguarda il nostro Paese l'agenzia di rating Moody's scrive che "l'economia italiana è probabilmente in recessione" e prevede una probabile contrazione del Pil nel 2020 dello 0,5%. Nello scenario peggiore, che prevede un impatto più prolungato del coronavirus, la stima per l'economia italiana arriva a -0,7%. Ma c'è chi vede più nero. Come la Commissione europea, che si aspetta per l'anno in corso una contrazione dell'1%.
Tutte stime, però, scritte sulla sabbia, visto che non abbiamo ancora visto il picco dell'epidemia.
L'unico esercizio che si può fare è andare a vedere che cosa è successo nelle ultime due recessioni pesanti che hanno colpito l'Italia: come ricorda sul sito lavoce.infoFrancesco Daveri, docente di Macroeconomic Practice alla School of Management dell'Università Bocconi, l'Italia ha attraversato di recente due gravi recessioni, una nel 2008-2009 (quella dei mutui subprime americani e della Lehman) e l'altra nel 2011-2013 (debito europeo e Grecia). La prima ha avuto un andamento a V, cioè con una ripresa immediata, la seconda a U, cioè con una fase di stagnazione.
Durante la prima recessione, «il Pil scese del 7,3 per cento in cinque trimestri nel 2008 e nei primi mesi del 2009 e poi risalì del 3,3 per cento nei successivi sette trimestri». Quindi la ripresa ci fu immediatamente, ma più lenta rispetto alla caduta. Nel caso invece della seconda recessione, quella del 2011, «il calo del Pil durò sette trimestri, seguiti da otto trimestri di stagnazione e poi dalla ripresa iniziata nel 2015 e proseguita fino ai primi mesi del 2018». «Nel 2011-13» sottolinea Daveri «il calo del Pil è meno intenso e quantitativamente meno rilevante di quello osservato nel 2008-2009 (-23 miliardi in sette trimestri contro i 33 miliardi in cinque trimestri del 2008-2009). Ma c'è la stagnazione e una lenta ripresa, che però guadagna consistenza con il passare dei trimestri fino a compensare quasi del tutto la perdita subita durante la recessione». Quindi un andamento a U.
A quale di queste due recessioni assomiglierà quella provocata dal Coronavirus? Sotto molti aspetti dovrebbe essere più simile alla recessione del 2011, che colpì sia le imprese sia le famiglie, provocando un calo dei consumi (meno netto nel caso del 2008) e la paralisi dell'immobiliare. Tesi sostenuta per esempio dalla società di rating Standard & Poor's: «Le prospettive a breve termine dell'economia europea si sono deteriorate. Una contrazione del Pil è probabile per l'Eurozona nel primo trimestre dell'anno e sarà particolarmente pronunciato in Italia dove l'epidemia ha preso piede». Standard & Poor's si aspetta «una ripresa forma di U delle attività a partire dal secondo trimestre», ma teme che "sarà fragile".
Ma ci sono due speranze: la prima è che l'emergenza del coronavirus duri pochi mesi, la seconda è che i governi intervengano subito con decisione, avendo imparato (si spera) le lezioni delle passate recessioni. In quel caso si avrebbe una crisi a forma di V. Come vittoria.