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Economia

Autostrade e concessioni: quanto costano, quanto si guadagna

Quante sono le concessioni, quanto pagano le 25 società e quanto (in miliardi) ci guadagnano

Mentre gli italiani rischiano la vita (dopo il Morandiora il crollo sull'A6 e la chiusura della A26) su una rete autostradale costruita senza tenere in considerazione i rischi idrogeologici di un Paese come il nostro, i 7.488 chilometri di autostrade sono una fonte di business per i 25 rapporti di concessione dati dallo Stato - proprietario della rete - a 24 società differenti.

Quanto guadagnano le società concessionarie

Un business enorme con poche spese e investimenti (nostro malgrado) ma molti utili. Parlando solo di pedaggi - per dirne una - nel 2017, secondo i dati di Aiscat, l'associazione delle concessionarie autostradali, le aziende hanno incassato 8.050 milioni di euro.

Per capire come funziona il business bisogna capire chi possiede cosa. L'intera rete autostradale italiana appartiene allo Stato che la controlla attraverso la società Anas spa.

Dei quasi 7.500 chilometri, però, solo una piccola parte è gestita direttamente da Anas, nello specifico 954 chilometri: gli unici dove non si paga il pedaggio (Salerno Reggio Calabria; Palermo Catania o grande raccordo anulare di Roma).

Tutto quel che non è gestito da Anas è dato in concessione a enti privati o gestito da Anas in collaborazione con regioni o province (come ad esempio la Bre.Be.Mi).

Cosa prevede il contratto tra lo Stato e le concessionarie

La concessione di un determinato tratto autostradale a società private comporta una serie di obblighi come quello di fare manutenzione, costruire eventiali nuovi tratti e riscuotere i pedaggi. Sia i lavori sia gli investimenti sono specificati nel contratto di concessione e i pedaggi sono concordati in accordo con Anas in base a calcoli che comprendono i dati di traffico, la redditività, parte dell’inflazione, la realizzazione degli investimenti, la qualità del servizio.

Nelle casse dello Stato, oltre all'Iva, finisce anche un canone per l'uso dell'infrastruttura.

Prendendo l'esempio degli 8.050 milioni del 2017 di questi 1.452 milioni sono andati direttamente allo Stato come Iva e altri 654 milioni come canone. Esistono poi altri cononi integrativi a seconda dell'utilizzo della tratta o di eventuali sub concessione (in questo caso i dati più recenti sono del 2016 e arrivano dal Ministero dei Trasporti). Al netto dell’Iva, nel 2016, lo Stato ha incassato 841,7 milioni dalle autostrade: 135,5 milioni dai canoni di concessione, 630 milioni dalle integrazioni, 19,9 milioni dai canoni di sub-concessione. 

Quanto incassano le concessionarie

Ma quello che le società concessionarie restituiscono allo Stato (e quindi agli italiani) è nulla rispetto al guadagno che mettono in tasca. Ancora nel 2016, rivelano i dati del Ministero dei Trasporti, solo di pedaggi netti sono stati incassati 5,7 miliardi di euro a fronte di 2,9 miliardi di euro di costi di produzione che includono gli stipendi (943 milioni) e le spese per la manutenzione (646 milioni nel 2016).

E proprio il tema "manutenzione" è una nota dolente. 

Tra il 2008 e il 2016, per dirne una, le concessionarie hanno investito 15 miliardi contro i 21,7 che erano stati promessi nei piani finanziari.

Soldi messi a budget, ma non spesi e quindi rimasti nei forzieri delle società a costo del rischio di crolli e mal funzionamenti delle autostrade.

Ponte Morandiper dirne una o il recente crollo del viadotto sulla Torino Savona. E sono decine i tratti della nostra rete autostradale che sono a rischio crollo e ignari automobilisti ogni giorno passano e ripassano su strade che potrebbero sgretolarsi sotto le loro ruote.

Il caso Atlantia

Ogni volta che qualcosa va storto e la concessionaria non onora l'impegno contrattuale lo Stato ha il diritto di revocare la concessione senza indennizzi. Solo che non lo fa. A oggi anche quando il Governo è a "un passo dalla revoca delle concessioni" - come nel caso del Morandi alla società Atlantia-  sul piatto della bilancia finiscono mille implicazioni che generano rimandi, proroghe e appelli di varia natura che causano un nulla di fatto: per fare un nome a caso per la questione Atlantia-Morandi: Alitalia.

Atlantia al momento controlla l’88% di Autostrade per l’Italia. Il 30,2% di Atlantia, però, è di Sintonia, finanziaria lussemburghese di Edizione, la holding della famiglia Benetton che controlla anche Autogrill oltre ai negozi di famiglia. 

Ansa ha ripreso i dati di bilancio 2013-2017 di Atlantia: in cinque anni l’azienda ha messo via 4,05 miliardi di utili, distribuendone il 93% (3,75 miliardi) agli azionisti.

Nello stesso periodo ha speso per la manutenzione solo 2,1 miliardi.

Se ai 3,7 miliardi di utili si sommano gli 1,1 miliardi di euro di riserve che la società ha trasferito ai soci, l’incasso per i proprietari sale a 4,8 miliardi di euro in cinque anni. 

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Barbara Massaro