Pronto il voto per Confindustria con l'incognita Marcegaglia
La lotta per la poltrona da Presidente degli industriali si gioca su campi di battaglia vecchi ed armi obsolete. Ma non si cambia mai
La battaglia per l’elezione del presidente di Confindustria sta per giungere al termine. Il 4 aprile ci sarà il Consiglio generale nazionale, ma prima di allora c’è un altro appuntamento da non perdere. Oggi si riuniranno Confindustria Udine, Brescia e Bergamo. In queste ultime 48 ore gli occhi sono infatti puntati su come orienteranno il voto coloro che non si sono ancora espressi o che avevano sostenuto Antonio Gozzi, il terzo candidato, escluso dalla corsa alla poltrona di Confindustria perché non avrebbe raggiunto il 20% di adesioni per essere candidato. Lo scontro finale è dunque tra Edoardo Garrone, presidente del gruppo editoriale Sole24Ore e sponsorizzato da Emma Marcegaglia, e Emanuele Orsini, vicepresidente uscente ed ex presidente di Federlegno. Il pallottoliere sembra a favore di Orsini visto che avrebbe dalla sua non solo le aziende pubbliche controllate dal Tesoro ma anche la territoriale Veneto Est e quella dell’Alto Adriatico. Con le votazioni di oggi si metterà dunque a segno un ulteriore importante punto per uno dei due candidati. L’incognita è però molto alta. Il voto odierno potrebbe infatti andare verso Orsini, la qual cosa chiuderebbe anzi tempo la partita. D’altra parte la candidatura di Garrone era nata in un’ottica anti-Gozzi ed è stata fortemente caldeggiata da Marcegaglia che non vorrebbe vedere minati i suoi progetti soprattutto ora che si sta avviando una fase decisa per il futuro dell’Ilva su cui avrebbe diversi progetti. Ricordiamo infatti che a febbraio il Gruppo Marcegaglia aveva annunciato la volontà di voler saldare anticipatamente alcune fatture dell’Ilva, in modo da consentire all’azienda di avere la liquidità necessaria per sostenere la produzione.
A fronte di queste valutazioni rimarrebbero i soliti giochi di potere, pressioni e manovre che vanno in scena tra i vari membri della Confederazione che fino ad oggi ha poco tutelato gli interessi degli industriali, senza dimenticare vecchie questioni come il caso Montante. Le stesse elezioni per eleggere il presidente sono all’insegna della burocrazia e della poca trasparenza. Partiamo dal fatto che non si può candidare chiunque. Per farlo ci si deve presentare con almeno il 20% dei consensi dei membri e questo molto spesso ha portato ai vertici persone che non avevano mai guidato un’impresa, o che hanno usato la presidenza di Confindustria come trampolino di lancio per poi ottenere altri incarichi. La chiave di volta molto spesso è dunque avere le giuste conoscenze, piuttosto che una solida preparazione. Un sistema che però continua a creare malumori e divisioni e che nel tempo ha indebolito la stessa Confederazione; nata sotto il nome di Confederazione generale dell’industria italiana nel 1919 e destinata, all’origine, a tutelare gli interessi delle aziende industriali. Il fatto che nel 2012 Sergio Marchionne,ex amministratore delegato Fiat, scrisse una lettera all’allora presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, comunicando l'uscita di Fiat dall'associazione la dice lunga su come era e viene ancora percepita Confindustria da chi fa veramente industria.