I conti non mentono; il superbonus ha fatto disastri nelle casse dello Stato
86 miliardi complessivi ed un peso sul debito dello stato da 40 e più miliardi. La manovra voluta e difesa dai grillini ha creato una voragine difficile da colmare
Il superbonus e il bonus facciate sono costati 86 miliardi di euro. Si tratta di una differenza del 100% rispetto alle stime fatte in precedenza, per l’orizzonte temporale 2020 -2035, che vedevano invece una spesa per le casse dello Stato di soli 41 miliardi di euro. Il direttore generale del dipartimento Finanze del ministero dell’Economia, Giovanni Spalletta, durante l’audizione di oggi in commissione Bilancio alla Camera ha spiegato come la spesa per il bonus facciate passa da una stima di 5,9 miliardi a 19 e quella del superbonus lievita da 35 a 76 miliardi. Si sono dunque sbagliate le previsioni, in passato, per circa 41 miliardi di euro. Stime sbagliate che sono andate ad intaccare anche i risultati positivi ottenuti: "Sembra di poter dire dai numeri che il costo della misura eccede di gran lunga il beneficio che abbiamo sulle entrate", afferma il direttore generale del Tesoro, Riccardo Barbieri, in audizione. Secondo le prime stime il superbonus e il bonus facciate, in due anni avrebbero portato circa 20 miliardi di Pil in più e 10 miliardi di maggiori entrate il primo anno, e, nel secondo, circa 42 miliardi di Pil in più e 19 miliardi di entrate. Effetti che però sono stati vanificate dall’enorme quantità di spese a carico delle casse dello Stato: "A nostro parere” spiega Barbieri “una volta stimato l'obiettivo devi riuscire a stimare qual è il costo dell'intervento, per poi valutare quante risorse fiscali si possono mettere” e infine "saper calcolare gli impatti".
Oltre alle errate previsioni la struttura del superbonus con la concessione di incentivi alti al 110%, la cessione del credito e lo sconto in fattura ha di fatto fagocitato tutte le altre agevolazioni edilizie. Secondo i dati del dipartimento delle Finanze del Mef si è registrato un aumento del 27,7% degli investimenti in costruzioni nel 2021 e del 11,6% nel 2022: “il 49% degli investimenti sono additivi e il resto sostitutivi”, spiega il Tesoro. In pratica nel 51% dei casi si è sfruttato il superbonus, per interventi che rientravano a pieno titolo in altri incentivi fiscali edilizi presenti, andando quindi ad appesantire le spese legate al superbonus.
Gli ultimi interventi del governo volti ad eliminare il 110%, passando al 90%, lo stop alla cessione e allo sconto in fattura stanno rallentando le spese, dato che secondo gli ultimi dati a fine aprile gli investimenti ammessi al superbonus ammontano a 74 miliardi, facendo registrare "un netto rallentamento rispetto al periodo precedente sia degli investimenti che dei lavori ultimati" e "il freno maggiore è venuto dal blocco dello sconto in fattura e della cessione del credito", sottolineano i rappresentanti dei dipartimenti del Tesoro, della Ragioneria generale dello Stato e delle Finanze del Mef in audizione, aggiungendo anche che si è osservata "una dinamica crescente delle spese del superbonus, con una forte accelerazione a partire dal 2021" sia per il superamento della crisi pandemica che per la rimozione di alcuni paletti "che hanno consentito un accesso più rilevante al beneficio". Oltre alle comunicazioni di cessione dell'Agenzia delle Entrate, il Mef ha inoltre anche ricordato i dati Enea dove risulta che "al 30 aprile 2023 erano in corso circa 407.000 interventi edilizi incentivati ai quali corrispondono 74,6 miliardi di investimenti ammessi a detrazione. A questi 74,6 miliardi corrisponde un effettivo beneficio fiscale pari a circa 82 miliardi di euro".
E infine la questione Eurostat su cui la Ragioneria di Stato non si è voluta esporre particolarmente sottolineando come l’ufficio statistico dell'Unione europea entro il 30 giugno dovrà valutare se il decreto 11, che ha bloccato la cessione dei crediti, potrà mai consentire il ritorno alla classificazione per cassa. "In questo momento sui conti c'è l'impatto per competenza", ricorda il ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, spiegando che l'impatto sui saldi delle misure superbonus e bonus facciate è variato nel tempo e "a marzo 2023 l'indebitamento netto della Pa è stato rivisto al rialzo di 0,2 punti percentuali di Pil nel 2020 e 1,8 punti nel 2021 rispetto alle stime di settembre 2022 quasi esclusivamente per effetto della revisione dei bonus", conclude la Ragioneria.