Cordata italiana per Mps. Il Tesoro cede il 15% a Banco Bpm, Anima, Caltagirone e Delfin
Lo Stato incassa 1,1 miliardi e riduce la sua quota di partecipazione al 11,7%, ma mette Monte dei Paschi di Siena al riparo dalle mire estere. Il ritorno di Caltagirone dopo dodici anni.
L’italianità del progetto Mps è blindata. Il Tesoro ha venduto il 15% di Monte Paschi Siena a una cordata italiana, uscendo ancora un po’ così (come chiesto da Bruxelles), ma mettendo allo stesso tempo al riparo dal mercato (Francia in primis) l’istituto. Il 5% va Banco Bpm, il 3% ad Anima (che ha già l’1%), Caltagirone e Delfin (gli eredi Del Vecchio) si dividono il restante 7% (3,5% ognuno). Insieme blindano Mps e il governo scende dal 26,7% all’11,7%, incassando 1,1 miliardi di euro. Risposta dei mercati? Stamattina rally a Piazza Affari con Mps a +10,8%.
Il Tesoro, guidato da Giancarlo Giorgetti, ha raddoppiato l’offerta iniziale per domande superiori alle attese e così invece del 7% previsto ha ceduto il 15%. Il governo si era impegnato con l’Europa per ridurre la partecipazione statale sotto il 20% entro il 2024. Fatto, ma mettendo in sicurezza Mps dalle mire straniere. Così il ministro dell’economia ha coinvolto i banchieri (come Giuseppe Castagna di Bpm) ma anche imprenditori, come Francesco Gaetano Caltagirone, che così torna a Siena e può lavorare al rafforzamento di una banca più vicina a Roma, suo vecchio obiettivo.
Ora Banco Bpm, Anima, Delfin e Caltagirone detengono un’importante fetta della banca. Il Banco Bpm ha acquisito il 5% di Mps, una mossa che si allinea con la recente Offerta Pubblica di Acquisto (Opa) su Anima, una società con cui Mps ha in essere un accordo di distribuzione strategico per i propri prodotti finanziari. A operazione conclusa, con l’integrazione di Anima, Banco Bpm arriverà a detenere una quota combinata del 9% di Mps, rafforzando la sua posizione e proteggendo gli accordi di distribuzione di Anima presso l’istituto senese.
Il restante 7% è stato acquisito equamente tra il gruppo Caltagirone e Delfin, cassaforte finanziaria della famiglia Del Vecchio, ciascuna delle quali ha investito per ottenere una quota del 3,5%. Per Francesco Gaetano Caltagirone si tratta di un ritorno in grande stile: l’imprenditore era stato vicepresidente di Mps fino al 2012, prima di allontanarsi per divergenze sulla gestione dell’istituto. Questa mossa potrebbe anche indicare una volontà di rafforzare le proprie posizioni in altre partecipazioni strategiche come Mediobanca e Generali. Anche Delfin conferma così il proprio interesse per il sistema bancario e assicurativo italiano, diventando uno degli attori di punta di un possibile nuovo risiko bancario in Italia.
La vendita porta al Tesoro un incasso da 1,1 miliardi che si aggiunge ai precedenti 1,6 miliardi raccolti nelle prime due tranche di vendita, portando a 2,7 miliardi i proventi complessivi per lo Stato dalla privatizzazione parziale dell’istituto. Un’operazione di “sovranismo economico” che rappresenta un segnale di continuità nella strategia di privatizzazione, ma al contempo una decisa tutela dell’interesse nazionale. Questo assetto proprietario italiano potrà fungere da deterrente contro acquisizioni estere e lascia presagire la costruzione di un terzo polo bancario nel Paese, dietro Intesa Sanpaolo e UniCredit.