Grecia: cosa accade se fallisce
Con la fine dei negoziati tra Atene e Eurogruppo, torna lo spettro di un default della Grecia. Ecco gli scenari quando uno Stato va in bancarotta
Muro contro muro tra le parti e negoziati ormai saltati. Dunque è molto probabile che la Repubblica Ellenica rischi nuovamente di finire in default.
- LEGGI QUI TUTTO SU COME SONO FINITE LE TRATTATIVE
Sarebbe la seconda volta dopo il fallimento pilotato del triennio 2009-2012. Stavolta, però, c'è chi teme una bancarotta un po' più traumatica che potrebbe trascinare la Grecia fuori dall'euro. Ecco, di seguito, una panoramica sugli scenari che possono realizzarsi, quando uno stato sovrano fallisce (come l'Argentina nel 2001).
Pagamenti congelati
La conseguenza più grave del default di uno stato sovrano si ha quando il governo non dispone più dei soldi necessari per pagare gli stipendi pubblici o le mensilità delle pensioni in scadenza. I contraccolpi sociali di questo scenario sono facilmente immaginabili, visto che milioni di persone si trovano all'improvviso senza una fonte di reddito.
Leggi qui: La rottura tra Atene e Bruxelles
Fuga di capitali
Altra conseguenza temibile di un default sovrano è la fuga all'estero dei capitali e la corsa dei cittadini agli sportelli bancari, nel tentativo di ritirare i soldi in giacenza. Lo spettro di un fallimento dello stato sovrano porta infatti con sé anche la prospettiva di una mega-svalutazione della moneta nazionale (o di un ritorno alla Dracma, nel caso della Grecia). Temendo che i loro soldi vengano convertiti all'improvviso in una valuta fortemente deprezzata, parecchi risparmiatori cercherebbero subito di spostare Oltreconfine la loro ricchezza.
Blocco dei conti correnti
Nel tentativo di arginare la fuga dei capitali, il governo di uno stato in default introduce di solito delle forti limitazioni ai movimenti bancari e all'uso del contante. Ai tempi del default dell'Argentina del 2001, per esempio, fu stabilito il divieto di prelevare più di mille peso al mese in banca (l'equivalente di circa mille euro).
Ristrutturazione del debito
Per finanziare le proprie esigenze di liquidità nel breve termine, uno stato sovrano finito in default deve chiedere un sostegno temporaneo a qualche organismo “super partes” come il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), nato nel 1945 proprio con l'obiettivo di aiutare i paesi in difficoltà e promuovere la stabilità finanziaria. Dopo aver avuto un prestito-ponte dall'Fmi, uno stato sovrano procede di solito a una ristrutturazione del debito, proponendo ai creditori di svalutare fortemente i titoli di stato emessi in passato. E' stato così per l'Argentina nel 2001, che tagliò di circa il 70% il valore dei propri bond. Ed è stato così anche per la Grecia nel 2012, che fece un default pilotato, senza uscire dall'euro e con il sostegno del Fondo Salva-Stati.