Cos'è successo ai paesi che hanno usato il Mes
Male per la Grecia, molto meglio per Irlanda, Spagna e Portogallo. In Italia l'opposizione resta contraria
C'è qualcosa che non torna nella narrazione che viene fatta agli italiani sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità, la cui missione è di fornire assistenza finanziaria ai paesi dell'area dell'euro che si trovano o sono minacciati da gravi problemi di finanziamento. Ora che il Mes mette a disposizione il «Pandemic Crisis Support», una linea di credito a tassi particolarmente vantaggiosi che copre fino al 2% del Prodotto interno lordo del Paese in difficoltà (per l'Italia vuol dire quasi 37 miliardi), si sono levate in Italia molte voci contrarie. In particolare dall'opposizione. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, ha dichiarato, per esempio, che "non permetteremo a nessuno di banchettare sulla nostra Nazione come già successo in Grecia". Matteo Salvini della Lega ha definito il Mes "una drammatica ipoteca sul futuro, sul lavoro e sul risparmio dei nostri figli".
Il messaggio è chiaro: il Mes, finanziato anche con i soldi dell'Italia e creato con il voto del nostro Paese, è uno strumento pericoloso che mette a rischio la nostra indipendenza e ci impoverisce. Come è successo alla Grecia che nel 2010 ha dovuto chiedere aiuto all'Europa per salvarsi da una profonda crisi finanziaria. Per inciso andrebbe ricordato che la Grecia rappresenta un'eccezione in quanto la crisi greca è scoppiata quando non c'era ancora il Mes, né il suo precursore. E le sua condizioni erano molto diverse da quelle dell'Italia.
A parte questo nessuno cita mai gli altri quattro Paesi che hanno utilizzato il Mes: Cipro, Irlanda, Spagna e Portogallo. Paesi che pur avendo vissuto l'esperienza di un piano di sostegno targato Mes, ora sono a favore dell'istituzione della nuova linea di credito sanitaria per l'emergenza coronavirus.
Se affidarsi al Mes è così pericoloso, questi Paesi oggi dovrebbero starci lontano e trovarsi in condizioni peggiori dell'Italia. Vediamo se è davvero così.
Spagna
Iniziamo dalla Spagna: reduce da un boom immobiliare senza precedenti terminato con lo scoppio della bolla, il Paese ha visto salire il deficit di bilancio all'11% del Pil nel 2009. Nel 2011 la Spagna è entrata in una pesante recessione, le banche hanno perso la capacità di prendere in prestito denaro o di raccogliere capitali. Senza il sostegno, molte banche e in particolare le casse di risparmio, sarebbero fallite. Madrid, a differenza della Grecia, non ha mai perso l'accesso ai finanziamenti del mercato, ma la raccolta di denaro è diventata sempre più costosa. Nel tentativo di calmare l'incertezza e affrontare rapidamente le questioni bancarie, la Spagna ha chiesto assistenza al Mes nel luglio 2012. Il pacchetto di assistenza del Mes per la Spagna è stato utilizzato per un solo scopo: la ristrutturazione delle banche. Il programma è durato 18 mesi. Il Mes ha messo a disposizione della Spagna fino a 100 miliardi di euro di assistenza, anche se, alla fine, ha utilizzato solo 41,3 miliardi. Il paese è uscito dal programma nel dicembre 2013 e ha iniziato a rimborsare volontariamente i prestiti del prima del dovuto. Secondo il Mes, se la Spagna si fosse rivolta al mercato avrebbe speso in interessi 1,6 miliardi di euro in più. Il governo che si è affidato al Mes era quello guidato da Mariano Rajoy che è stato rieletto nel 2016.
Dal 2012 ad oggi la Spagna è cresciuta con un tasso medio annuo dell'1,4% e nel solo 2019 viaggiava a più 2%. La sua disoccupazione è ancora elevata (14,1%) ma ha imboccato una traettoria di forte diminuzione, riducendosi di ben 10,7 punti dal 2012. Il deficit è passato da meno 10,7% a meno 2,8% e la quota di popolazione a rischio povertà è al 26,1%.
(Eurostat)
E l'Italia? Dal 2012 ad oggi il suo Pil è cresciuto ad un tasso medio annuo dello 0,4% (meno della metà dei quello spagnolo), la disoccupazione è rimasta stabile intorno al 10%, le persone a rischio di povertà sono il 27,3% (più degli spagnoli). Il deficit pil è all'1,6%, unico dato realmente positivo.
Portogallo
Nel caso del Portogallo l'intervento del Mes si rese necessario perché il Paese, travolto dalla crisi dell'euro e fortemente indebitato, aveva perso la fiducia dei mercati e non riusciva più a finanziarsi. Nel 2011 Lisbona ha chiesto aiuto al fondo, all'Europa e all'Fmi. Ha ottenuto dal Mes 26 miliardi (con un risparmio di 1,5 miliardi in interessi) che ha utilizzato per risanare il bilancio pubblico e ristrutturare le banche. Il paese ha concordato anche una serie di misure per tranquillizzare i creditori e ammodernare l'economia. Il programma si è concluso nel 2014.
Il risultato è un'economia che dal 2012 cresce ad una velocità doppia rispetto all'Italia (con un +2,2% nel 2019 contro il nostro +0,3%), con un bilancio pubblico in attivo, meno disoccupati (6,5 contro 10%) e meno persone a rischio di finire in povertà (21,6 contro 27,3%).
Irlanda
Veniamo all'ultimo caso, l'Irlanda (Cipro, date le dimensioni minuscole, si può ignorare): i suoi problemi sono iniziati quando i prezzi degli immobili sono crollati nel 2007. Per anni, le banche hanno alimentato un boom fornendo mutui facili. I prezzi degli immobili erano quadruplicati rispetto al 1997. Gran parte dei prestiti erano stati concessi in modo sconsiderato, e le banche stavano già subendo gravi perdite quando la bolla è scoppiata. Per evitare il crollo delle banche, il governo le ha sostenute con il denaro dei contribuenti.
Il mercato internazionale del credito ha iniziato a temere che le perdite delle banche fossero troppo ingenti per essere finanziate dal governo. Gli investitori hanno iniziato a chiedere rendimenti più elevati, rendendo troppo costoso per l'Irlanda prendere in prestito denaro sui mercati finanziari. Nel 2010 l'Irlanda ha chiesto sostegno finanziario all'Ue e al Fmi.
Il sostegno totale dei creditori è stato di 67,5 miliardi di euro. Si è trattato del primo pacchetto di assistenza per l'Efsf, progenitore del Mes, che ha fornito 17,7 miliardi di euro. L'Irlanda ha ridotto il suo deficit, ha rifinanziato il sistema bancario e ha chiuso due istituti di credito. Il paese è uscito dal programma di sostegno tre anni dopo. Dal 2011 la sua economia è sempre cresciuta, la disoccupazione è la metà di quella italiana, il bilancio è in attivo e i cittadini a rischio di povertà sono il 21,1% contro il nostro 27,3%.
In conclusione, un Paese può legittimamente o orgogliosamente opporsi all'utilizzo di uno strumento come il Mes (le cui tanto temute condizioni in genere sono concordate con i governi e parlamenti dei paesi coinvolti), e fare da solo. Ma se il risultato è una crescita anemica e una totale avversione a ogni forma di riforma che ne modernizzi l'economia, forse c'è qualcosa che, appunto, non torna.