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(Ansa)
Economia

Credit Suisse andava salvata per evitare rischi al sistema bancario globale (malgrado gli sprechi)

La Svizzera divisa sulla scelta del governo di versare 100 mld per salvare una delle due banche paese, oggi di fatto riunite sotto la stessa bandiera (rosso-crociata)

Ieri sera alle 19.30, dopo giorni di incertezza e difficoltà sui mercati finanziari, la conferenza stampa del Consiglio Federale svizzero ha svelato quello che sarà il futuro del Credit Suisse (CS). L’Ubs ha acquisito Credit Suisse per l’equivalente di importo di tre miliardi di franchi. L’operazione è stata resa possibile dall’intervento diretto della Confederazione, dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, della Banca nazionale svizzera e il via libera da parte della Delegazione parlamentare. CS e Ubs possono ottenere un sostegno di liquidità sotto forma di prestito con privilegio nel fallimento per un massimo complessivo di 100 miliardi. Quindi tutto bene? No.

Stamattina l'avvio delle Borse europee è in netto ribasso, con le banche di nuovo in difficoltà. Male Ubs alla Borsa di Zurigo dopo l'accordo per il salvataggio di CS visto che cede l'8,8%, mentre CS sprofonda del 64%, che sconta la valutazione di 3 miliardi di franchi decisa per l’acquisizione da parte di Ubs. In Asia le azioni di Hong Kong, Giappone e Australia hanno virato in ribasso dopo che è emerso che i possessori di obbligazioni rischiose del Credit Suisse perderanno 17 miliardi, mentre le principali Banche centrali hanno steso una rete di liquidità rendendo quotidiane anziché settimanali le loro operazioni di prestiti in dollari. La borsa Tokyo ha chiuso in ribasso dell'1,4% mentre i futures sull'Europa e su Wall Street sono deboli e misti. La Borsa di Shanghai ha chiuso con una perdita dello 0,48% per terminare a 3.234,91 punti. L'indice di Shenzhen ha perso lo 0,27% per concludere la seduta a 11.247,13 punti. L'indice di riferimento Hang Seng di Hong Kong perde al momento il 3,19%, a causa dei timori degli investitori per il settore bancario; HSBC crolla del 7,06%.

Durissimi i commenti della stampa svizzera all’acquisizione del CS da parte di Ubs: Alcuni titoli parlano di «Spreco sociale»; «Schiaffo all'orgoglio»; «Scandalo storico»; mentre Neue Zürcher Zeitung scrive: «La Svizzera si è certamente sbarazzata di una banca zombie ma si risveglia oggi con una banca mostro. Mostro perché il bilancio totale di Ubs è ormai quasi due volte più importante delle prestazioni economiche raggiunte in Svizzera». Tante le incertezze anche per quanto riguarda i lavoratori tanto che Natalia Ferrara, condirettrice dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca, alla televisione svizzera ha dichiarato: «Le ultime ore sono state molto difficili e il prossimo periodo lo sarà ancora di più. Purtroppo non ci sono ancora indicazioni sul personale e questo non fa bene. È vero che bisogna preoccuparsi dei mercati, ma lunedì mattina le persone dovranno alzarsi per andare al lavoro. E mi chiedo con che spirito potranno farlo».

Timori più che giustificati visto che si parla di un taglio del personale pari a 10.000 unità, «è impossibile che le due banche integrandosi possano mantenere il personale che c’è oggi, parliamo di circa 40.000 persone in Svizzera (17.000 per il CS). Un’integrazione rapida, come è stata indicata, significa che bisognerà risparmiare molto di più. Purtroppo la voce maggiore di risparmio è quella del personale», ha concluso amaramente Natalia Ferrara.

Luca Soncini, docente di Banking Strategies presso l’Università della Svizzera italiana

Per Luca Soncini, docente di Banking Strategies presso l’Università della Svizzera italiana, «magari di alternative ce n'erano un paio, però cominciamo col dire l'obiettivo di tutta questa operazione era di mettere in sicurezza il sistema finanziario svizzero e anche internazionale visto che CS è comunque un istituto di importanza sistemica e non gestire un problema fino all'ipotesi di fallimento, di una crisi di liquidità o comunque di una messa in ginocchio di un pezzo di questo sistema rappresenta un rischio sistemico».

E l’ipotesi di privatizzare parte della Confederazione la banca?

«L’ipotesi è stata presa in considerazione, come piano B ma era più difficile visto il contesto normativo e politico come quello svizzero. Non è pensabile che si possa nazionalizzare una banca con leggerezza o in tempi ristretti, quindi la strada privilegiata è stata quella dell’acquisizione da parte di Ubs».

Ritiene che con questa decisione si possa guardare con serenità o ci saranno ancora a dei problemi?

«Io penso che ci siano le premesse per costruire questa nuova realtà e non è la prima volta che se ne parla. In un mondo caratterizzato da una forte e accelerato processo di concentrazione bancaria nel mondo in Svizzera sono sparite circa la metà delle banche negli ultimi vent'anni dovute alla concentrazione e non a fallimenti. E stato così anche negli Stati Uniti e in Europa. Questa è un'operazione che si inserisce in questo contesto e benché io creda che l’operazione avrà successo occorre una certa prudenza visto il momento geopolitico estremamente complesso, l'inflazione interna, le politiche monetarie e i prezzi delle materie prime ma soprattutto i tassi di interesse in aumento ovvero il costo del denaro che è quella materia prima che circola come il sangue in quel corpo chiamato Finanza. E lo abbiamo capito con le crisi di liquidità di questi giorni visto che il prezzo è triplicato nel giro di poco pochi mesi. Quindi è un contesto complesso che mette sotto pressione tutte le componenti del bilancio bancario; il bilancio della finanza negli attivi e nei passivi, mette sotto pressione i crediti, mette gli investimenti obbligazionari, i debitori che ci stanno dietro e quello della raccolta. Quindi è una situazione oggettivamente complessa difficile e non sarà certo una passeggiata. Tuttavia, se avranno qualche mese di tranquillità ci sono le premesse affinchè l’operazione possa riuscire con costi molti alti per i vari attori. Parlo dei contribuenti, i dipendenti, la reputazione del nostrio Paese e le altre banche. Si tratta di una scossa non indifferente per la Svizzera».

In ogni caso anche dopo l'acquisizione da parte di UBS, il Credit Suisse continuerà a pagare i bonus e lo stesso vale per i futuri aumenti salariali che dovrebbero arrivare come da programma e in alcuni paesi il bonus è già stato pagato. Credit Suisse prevede che i pagamenti dei bonus verranno effettuati come previsto anche negli altri paesi e Il prossimo bonus è previsto per il 24 marzo 2023.

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Stefano Piazza