Crisi cinese, cosa sta succedendo e cosa si prevede
Crescita del paese più lenta del previsto e svalutazione dello yuan gettano scompiglio sui mercati. I rischi di un contagio per l'economia mondiale
Altra seduta, altro tonfo. Non c'è pace per le borse cinesi di Shanghai e Shenzhen che ancheoggi, dopo un'estate rovente trascorsa tra ribassi e rimbalzi, hanno registrato dei cali da record, pari rispettivamente al 4,3 e al 5,4%. Come da copione, anche le piazze finanziarie europee oggi soffrono parecchio, seppur con ribassi inferiori in media all'1,5%, meno accentuati di quelli registrati invece dagli indici di Tokyo (-3% circa). A mettere al tappeto i listini cinesi sono stati i dati macroeconomici diffusi nella Repubblica Popolare e in particolare quelli dell'indice delle Pmi (le piccole e medie imprese) manifatturiere, la cui fiducia è scesa ai minimi degli ultimi sei anni, raggiungendo il livello di 47,1, corrispondente a 7 decimi di punto in meno, rispetto al mese precedente.
Come investire in azioni cinesi
Che accade dunque in Cina? Cos'è che fa andare in picchiata le borse? A preoccupare i mercati sono diversi fattori. Primo fra tutti, è appunto l'andamento dell'economia. Quest'anno, per la Repubblica Popolare, molti analisti si aspettavano una crescita attorno al 7%. Visti gli ultimi dati, però, è probabile che l'incremento del pil nazionale si avvicini più al 5-6%: un livello che noi ci sogniamo ma che, per un paese emergente la cui borsa è salita di oltre il 150% nell'ultimo anno e mezzo, equivale a una forte delusione. Di conseguenza, molti investitori del settore azionario oggi battono la ritirata, portando a casa i guadagni accumulati in passato e mettendosi al riparo dalle nubi che si addensano all'orizzonte. Di nubi, a ben guardare, ce ne sono davvero tante e riguardano anche e soprattutto il mercato valutario. Nel tentativo di dare una nuova spinta all'economia, infatti, la banca centrale cinese è intervenuta di prepotenza, svalutando la moneta nazionale: lo yuan (o renminbi). E nei prossimi mesi, secondo Hong Chen, responsabile investimenti di di Ubp Investment Management, dobbiamo aspettarci altri deprezzamenti della divisa cinese, nell'ordine di 5 punti percentuali entro la fine dell'anno.
Borse cinesi, cosa aspettarsi adesso
Quali saranno dunque le conseguenze di queste manovre sui mercati finanziari? Nei prossimi mesi, secondo quanto scritto in un recente report dagli analisti di Jci Capital, l'incertezza sarà altissima e le piazze finanziarie avranno probabilmente un andamento “erratico”. Il che significa, detto in parole povere, che i maggiori listini si muoveranno ancora sull'altalena per un bel po' di settimane. Discorso diverso invece per i prezzi delle materie prime, petrolio in testa, che hanno già perso parecchio terreno nelle ultime settimane e che, a detta degli esperti di Jci Capital, sembrano destinati a soffrire ancora parecchio, se la locomotiva cinese (grande importatrice di commodities) rallenterà. Ma non sono tanto le cronache finanziarie di breve termine a destare allarme. La vera incognita sono le conseguenze di medio e lungo termine che lo scoppio di una bolla speculativa cinese potrebbe lasciare nel contesto macroeconomico mondiale. La pensano così, per esempio, gli economisti Alessia Amighini e Andrea Goldstein che, già il mese scorso, nel sito de Lavoce.info, hanno dedicato un'interessante analisi alla crisi dei mercati della Repubblica Popolare.
La Cina svaluta lo yuan e i mercati ne risentono
“Il prevedibile scoppio della bolla cinese non avrà un effetto contagio sulle borse internazionali”, scrivono Amighini e Goldstein “ma, qualora dovesse contribuire all’instabilità politica ed economica del paese che più di tutti ha trainato la crescita mondiale, le conseguenze sarebbero devastanti”. I due economisti, infatti, rilevano che a gonfiare irragionevolmente le quotazioni delle borse di Shanghai e Shenzhen non sono state affatto le imprese ma soprattutto gli investitori privati a caccia di guadagni facili. Secondo alcune stime, per esempio, in tutta la Repubblica Popolare vi sono ben 90 milioni di trader privati che comprano e vendono prodotti finanziari quasi ogni giorno, un numero pari a una volta e mezzo gli abitanti dell'Italia intera. Cosa accadrebbe alla ricchezza dei risparmiatori cinesi, dunque, se le borse del loro paese continuassero a crollare? E quali sarebbero, di rimando, i contraccolpi di questa bolla speculativa sulla fiducia dei consumatori, sui prezzi delle case e sull'intera economia nazionale e di tutti i cinque continenti? Per i due editorialisti de Lavoce, il rischio di avere conseguenze devastanti è purtroppo dietro l'angolo.