Lo “strano” crollo dell’oro come bene rifugio
Nonostante crisi e inflazione, terreni ideali favorire la crescita delle quotazioni del metallo giallo, l’oro continua a perdere valore. E’ la fine di un’epoca?
E’ finita la “moda” dell’oro come bene rifugio? E’ quello che si chiedono gli analisti a fronte di un continuo e costante calo del valore del metallo giallo che da marzo sta perdendo quotazioni in una corsa al ribasso che sembra infinita. A oggi rispetto a marzo una oncia d’oro vale il 20 per cento in meno eppure le condizioni socio economiche per giustificare un simile tracollo non ci sono, anzi. Di solito crisi e inflazione sono il terreno migliore per l’aumento del prezzo dell’oro che, dai tempi dei tempi viene considerato il bene rifugio per antonomasia, quello da conservare anche quando va tutto male e le tempeste economiche mettono a rischio i mercati.
Perché l’oro sta perdendo valore
Gli analisti, quindi, si stanno interrogando su quali possano essere le ragioni alla base di questo discostamento dalle aspettative dei mercati. La prima e più ovvia motivazione è legata al rialzo dei tassi d’interesse attuato dalla Fed. La mossa aggressiva messa sullo scacchiere dai falchi della Federal Reserve per abbassare l’inflazione ha come effetto aggiuntivo quello di rendere molto più interessante il debito Usa e più forte il dollaro. Dato che il biglietto verde è, insieme all’oro, uno dei beni rifugio più solidi, l’apprezzamento della valuta americana ha portato a una virata degli interessi degli investitori verso il dollaro. Un dollaro troppo forte, infatti, scoraggia l’acquisto di oro perché il prezzo del metallo prezioso è ancorato al biglietto verde.
La crisi dell’industria di gioielli
C’è poi anche il fattore legato all’utilizzo stesso dell’oro nell’industria, in particolare in quella dei gioielli che rappresenta il 50% della richiesta di oro a livello globale.
Le attuali condizioni economiche avverse potrebbero raffreddarne sensibilmente la domanda; domanda che arriva in maniera predominante da Cina e India paesi dove lockdown e dazi sull’importazione rendono più complessa la ripresa di questa industria.
Serve denaro
La carta moneta, poi, ha una caratteristica fondamentale che l’oro non ha come spiega David Henry, responsabile degli investimenti di Quilter Cheviot. “L'oro non funziona – afferma l’analista - perché non genera reddito in un momento in cui i tassi di interesse stanno aumentando”.
In pratica gli investitori hanno bisogno di denaro sonante e di aumentare la reddività in un momento in cui la parola d’ordine dei trader è “vendere”. Gli investitori possono, quindi, ottenere un rendimento più elevato da obbligazioni e contanti di beni rifugio rivali.
La controtendenza dell’oro
E’ la prima volta che un simile fenomeno avviene sui mercati come spiega il gestore degli investimenti di Aegon Robert-Jan van der Mark sul portale britannico Express: “L'inflazione dilagante di quest'anno, le turbolenze geopolitiche, i timori di recessione e il sentimento del minimo avrebbero dovuto rappresentare l'ambiente ideale, ma non è stato così e gli investitori sono arrivati a mettere in discussione il ruolo storico dell’oro nei portafogli”.
“Il forte apprezzamento del dollaro americano è servito da vento contrario – ha dichiarato a Express van del Mark - Quando negli anni 70 l'inflazione imperversava all'inizio l'oro sottoperformò. Solo quando il dollaro ha iniziato a deprezzarsi, il prezzo dell'oro è aumentato".
Gli investitori, quindi, non si stupirebbero che il metallo giallo riprendesse di nuovo quota se e quando il biglietto verde venisse deprezzato. Il problema è che con ogni probabilità la Fed da qua alla prima metà del 2023 continuerà nella sua politica di rialzi e questo determinerà un continuo calo della valutazione dell’oro.
Lo stesso trader sottolinea che “Negli anni '70 sconvolti dall'inflazione, l'oro era la classe di attività con le migliori prestazioni, apprezzandosi più di 10 volte in termini di dollari, oggi la storia è cambiata”.
Una caduta lunga un anno
L’oro dunque è destinato a uscire dai portafogli sicuri degli investitori?
A giudicare dai numeri sembrerebbe di sì, almeno al momento. L’oro valeva 1.822 USD per oncia l’1 gennaio 2022, mentre oggi una oncia vale circa 1.673,77 USD. Le quotazioni a un mese vedono una perdita netta di valore del -5,17%, a tre mesi dell’ -8,91% e da inizio anno il territorio negativo quota -7,82%.
A guardare l’impatto a 12 mesi, infine, l’oro si è svalutato del -4,59%. Non L’oro valeva 1.822 USD per oncia l’1 gennaio 2022, mentre il prezzo dell’oro in tempo reale riporta che una oncia vale 1.673,77 USD (-0,12%). In effetti qualcosa non va se ad un mese l’oro perde il -5,17%, a tre mesi perde il -8,91% e da inizio anno perde il -7,82%. A 12 mesi, infine, l’oro si è svalutato del -4,59%.